A pochi giorni dal lancio di Paolo Nespoli, arriva un altro importante successo per lo Spazio italiano. Nella notte un VEGA ha portato in orbita il satellite OPTSAT-3000, del Ministero della Difesa italiano, e il Venµs, collaborazione franco-israeliana.
Per il lanciatore costruito per il 65% in Italia si è trattato della decima missione (VV10) dall’ingresso in servizio nel 2012 e della seconda del 2017 dopo lancio, a marzo, del Sentinel 2B, satellite della costellazione di osservazione della Terra europea Copernicus.
Finora VEGA ha avuto un ruolino di marcia impeccabile, raggiungendo sempre il pieno successo dei suoi voli, che lo hanno messo alla prova con missioni e obiettivi diversi. «VEGA ha raggiunto un traguardo di performance e affidabilità ineguagliato» ha commentato Giulio Ranzo, Amministratore Delegato di AVIO, prime contractor del progetto.
«Siamo orgogliosi di questo risultato, il primo ottenuto da VEGA dopo la quotazione in Borsa, che testimonia, oltre alla grande affidabilità dei nostri prodotti, l’efficacia della collaborazione con Arianespace e con i partner industriali europei», ha quindi aggiunto l’AD dell’azienda di Colleferro.
Il profilo di volo
Il motore a combustibile solido del primo stadio del VEGA – il P80 – si è accesso come previsto alle 03:58 italiane del 2 agosto, quando alla piattaforma di lancio ZLV del Guyana Space Center di Kourou, in Guyana Francese, erano ancora le 22:58 del giorno precedente.
Il propulsore del primo stadio ha letteralmente fatto schizzare VEGA nel cielo della notte di Kourou, con il vettore che ha iniziato a puntare verso nord, destinazione delle orbite eliosincrone polari. Il first stage ha esaurito le sue circa 80 tonnellate di propellente in un minuto e 57 secondi e si è quindi separato dal resto del veicolo. Il secondo stadio Zefiro 23 è rimasto accesso per circa due minuti, prima di lasciare la palla al terzo stadio Z9, che ha portato il VEGA ad una quota di 236 Km e una velocità di oltre 27mila Km/orari.
Completata l’ascesa con i tre stadi solidi, la fase orbitale della missione VV10 è stata presa in carico dall’AVUM, l’upper stage equipaggiato con propulsore liquido.
Dopo due accensioni del motore, che hanno innalzato la sua quota fino a 450 Km, l’AVUM ha rilasciato l’OPTSAT-3000 43 minuti dopo il decollo. Il satellite, in particolare, era alloggiato nella parte superiore del VESPA (VEGA Secondary Payloads Adapter), la struttura che permette al vettore di trasportare più di un satellite.
Nello slot inferiore era stato invece sistemato il Venµs, rilasciato dopo due ulteriori dell’AVUM ad una quota di 725 Km circa 55 minuti dopo l’OPTSAT-3000.
Messo correttamente in orbita anche il secondo payload, l’AVUM ha compiuto una quinta accensione, con cui l’upper stage ha effettuando la manovra di deorbiting per effettuare un rientro distruttivo in atmosfera ed evitare di diventare spazzatura spaziale.
Dieci volte VEGA
Nel corso del 2017, VEGA è atteso ad una terza missione, fissata per i primi di novembre. In un primo tempo era previsto che il razzo avrebbe dovuto portare in orbita il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Aeolus, ma alcuni problemi sullo spacecraft, destinato a studiare i venti, hanno rinviato il lancio a gennaio 2018.
Per questo, il terzo slot di lancio del 2017 è stato occupato da MN35-13, primo elemento della costellazione per l’osservazione della terra marocchina costruita da Airbus. Anche se ancora non ufficialmente confermata da Arianespace, la notizia del cambio di payload trova riscontro in diversi cataloghi on-line di solito molto attendibili.
Al momento la famiglia di vettori VEGA ha un backlog di nove lanci, di cui sette con la variante standard e due con il VEGA C, la nuova versione che debutterà nel 2019.
AVIO (sempre in collaborazione con l’ASI tramite la joint venture ELV) è in realtà già al lavoro sulle future evoluzioni del vettore, come il VEGA E, che secondo i piani debutterà nel 2024 e porterà a 3 tonnellate di carico la capacità totale, raddoppiando di fatto le prestazioni dell’attuale variante.
Un fairing nuovo di zecca
Nel corso della missione VV10 VEGA ha volato con un fairing – la carenatura che copre il payload – costruito con le tecnologie che poi verranno poi implementate, in più larga scala, sul VEGA C. In particolare, l’ogiva è stata realizzata dalla svizzera RUAG (azienda leader mondiale nel settore) con la tecnica nota come out of autoclave (OOA), che permette la realizzazione di componenti in materiale composito molto più resistenti.
La tecnologia era già stata sperimentata da RUAG sull’ultimo volo dell’Ariane 5 come test per i futuri lanci dell’Ariane 6.
La maglia di Totti in orbita
Come emerso qualche settimana fa dopo un simpatico siparietto sui social network, la decima missione del VEGA ha trasportato nello Spazio la maglia di uno dei numeri dieci per eccellenza, Francesco Totti.
«Occhi al cielo… magari si vede da quaggiù!», ha commentato l’ormai dirigente giallorosso sui suoi profili social.
https://twitter.com/OfficialASRoma/status/892670168022884352