Il percorso d’avvicinamento del Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Jan Woener alla prossima ministeriale ieri ha fatto tappa a Roma. In mattinata il numero uno dell’ESA ha incontrato il ministro della Ricerca Stefania Giannini e il Presidente della X Commissione (Attività Produttive e Commercio) della Camera Guglielmo Epifani, mentre nel pomeriggio ha tenuto un intervento alla conferenza “Perspectives of the european space programs in view of the next Esa ministerial”, svoltasi presso la facoltà di Ingegneria dell’Università la Sapienza di Roma.
Presenti sul palco dell’università romana anche il numero uno dell’Agenzia Spaziale italiana (ASI) Roberto Battiston, che ha aperto i lavori, e il Professor Marcello Onofri del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza.
La prossima ministeriale dell’ESA (incontro strategico tra i ministri e le agenzie spaziali dei Paesi membri) aprirà i lavori il 2 dicembre del 2016 e traccerà la rotta dell’Agenzia per i prossimi anni. È quindi fondamentale per Woerner, in carica dal luglio scorso, saggiare le intenzioni e le prospettive dei 22 Paesi membri dell’agenzia.
«L’Unione Europea sta vivendo un momento molto difficile […], non so se un giorno ci saranno gli Stati Uniti d’Europa, ma penso che come ESA possiamo costruire uno Spazio Unito per l’Europa», ha detto Woerner davanti alla platea della Sapienza. «È importante costruire ponti tra i diversi Paesi», ha detto, sottolineando la capacità del settore Spazio di unire nazioni politicamente distanti grazie alla cooperazione e alla collaborazione.
Anche perché l’Europa e il mondo hanno enormi sfide comuni a cui far fronte: dal cambiamento climatico, alle migrazioni, all’inquinamento.
Senza contare le sfide scientifiche, come la ricerca della materia oscura o l’esplorazione nel nostro sistema solare, dove da poco si è ipotizzata la presenza di un nuovo pianeta.
Perchè «lo Spazio non è solo un investimento economico – ha spiegato – ma è anche un modo per sviluppare la curiosità e risolvere problemi reali». E per questo è necessario capire i vantaggi generati dallo Spazio, che contemplano le telecomunicazioni (grazie anche alla nuova piattaforma satellitare Neosat sviluppata dall’ESA insieme ad Airbus e Thales Alenia Space), e i sistemi satellitari di posizionamento e di osservazione della Terra, come Galileo e Copernicus.
Per il futuro gli europei devono però «imparare a prendere dei rischi», ha aggiunto Woerner, citando al proposito il fondatore di SpaceX Elon Musk. «All’inizio tutti pensavano che ciò che Musk diceva era impossibile, ma questo ragazzo ha dimostrato, anche attraverso i fallimenti, che è possibile raggiungere i propri obiettivi», ha detto.
Passando a temi più strettamente spaziali, Woerner ha parlato dei nuovi vettori europei attualmente in fase di sviluppo, l’Ariane 6 e il VEGA-C. «I sistemi di lancio come l’Ariane 5 e il VEGA non fanno parte di una vera e propria famiglia, al contrario della nuova generazione, che condividerà i motori», ha ricordato. Il riferimento era ai nuovi propulsori P120 sviluppati dall’italiana AVIO, che saranno utilizzati sul VEGA-C come primo stadio e sull’Ariane 6 come booster laterali.
Woerner è tornato anche sul Moon Village, la sua proposta per una stazione spaziale lunare da costruire insieme ai partner internazionali. «Sulla Luna c’è a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno – ha detto – andremmo a estrarre i minerali per usarli in loco, e non per portarli sulla Terra». I diversi partner internazionali, siano essi pubblici o privati, potrebbero mettere insieme le loro capacità, «chi nel campo della robotica, chi nei lanciatori», e dal punto di vista scientifico si potrebbe costruire anche un grande telescopio sul satellite.
Il progetto di Woerner è stato finora criticato per essere troppo generico e poco preciso, ma per il numero uno dell’ESA «non si tratta di creare uno scenario, ma di creare delle opportunità da cogliere». «Marte è interessante – ha aggiunto – ma ci vorranno decenni prima di arrivarci e in questi anni dobbiamo preparaci. La Luna può essere un modo per imparare ad usare le tecnologie da utilizzare nel Journey to Mars».
Rispondendo alle domande del pubblico, Woerner ha parlato anche della nuova legge recentemente approvata in Lussemburgo, che sembra aprire la strada verso lo sfruttamento delle risorse minerarie degli asteroidi sulla scia di quanto già permesso a novembre dallo Space Act 2015 americano. «Capisco la scelta del Lussemburgo, dove esistono aziende legate a società spaziali americane. Per me però è molto più interessante andare sulla Luna e su Marte e utilizzare quello che viene estratto direttamente lì, per creare qualcosa, e non per portarla indietro sulla Terra», ha detto.
Sul tema della riusabilità dei vettori spaziali, che tanto ha colpito anche i funzionari dell’Unione Europea dopo il successo del Falcon 9 di SpaceX, Woerner ha detto di «non essere assolutamente spaventato» dalla competizione con l’azienda di Elon Musk. «Se la riusabilità è la soluzione a tutto – ha spiegato – perché ancora si comprano bottiglie nuove e bottiglie usate? Noi dobbiamo trovare una soluzione che sia nostra, e che oltre a essere in grado di mantenere bassi i costi sia anche sostenibile per l’industria europea».
Infine, Woerner ha parlato della proposta di prolungamento delle missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) fino al 2024. Per ora tutti i partner internazionali tranne l’Europa hanno dato parere favorevole all’idea. Gli europei, soprattutto francesi e tedeschi, sono preoccupati dei costi, che stanno diventando sempre più elevati. «Se gli Stati europei non mi daranno il mandato per rimanere sulla ISS fino al 2024 entro la fine dell’anno – ha detto Woerner – la nostra collaborazione terminerà entro il 2020, ma già entro il 2018 dovremmo ridurre le nostre attività. Sto parlando con i diversi Paesi e dall’Italia è arrivato un importante segnale per andare avanti. Ma certo servono i soldi per farlo». Anche perché la stazione «sta diventando vecchia». E le spese per la manutenzione aumentano di conseguenza. «Sto combattendo per arrivare fino al 2024», ha tenuto in ogni caso a precisare Woerner.
Sul tema è intervento anche il numero uno dell’ASI Roberto Battiston, che ha detto: «C’è l’idea con la NASA di dare una vocazione commerciale alla Stazione fino al 2024. E questo è possibile perché negli ultimi dieci anni la transizione tra lo Spazio istituzionale e quello commerciale è stata velocissima, soprattutto negli Stati Uniti, dove ci sono già idee per lanciare dei Nanosat direttamente dalla ISS. Stiamo mettendo insieme le idee, perché l’uso commerciale della ISS potrebbe aiutare a contenere i costi».