Blue Origin rinvia il primo volo umano del New Shepard
È ormai una certezza: il 2019 non sarà testimone del primo volo umano del New Shepard. Blue Origin, che sperava di riuscire a far volare entro la fine del 2019 le prime persone a bordo del proprio vettore, ha recentemente dichiarato che la probabilità che ciò avvenga è molto bassa, anche perché nei programmi della società erano stati previsti ulteriori due voli senza equipaggio e non si vede come potranno essere effettuati 3 voli da qui a fine anno.
Il New Shepard è costituito da un razzo e da una capsula da sei posti, entrambi riutilizzabili. La capsula scende appesa ad un paracadute mentre il razzo ritorna sulla Terra per un propulsivo atterraggio verticale, proprio come il primo stadio del razzo orbitale Falcon 9 di SpaceX. I velivoli New Shepard hanno effettuato ad oggi 11 missioni di collaudo. Tutti i voli hanno registrato atterraggi di successo tranne il primo, effettuato nell’aprile 2015, quando il booster si era schiantato al suolo in fase di atterraggio. L’ultimo volo è avvenuto lo scorso 2 maggio, una missione che aveva portato in volo oltre tre dozzine di payload scientifici, inclusi nove esperimenti della NASA.
Blue Origin non ha ancora rivelato il costo di un volo sul New Shepard, ma la società ha riconosciuto che i biglietti, almeno inizialmente, saranno molto costosi. I primi voli costeranno alcune centinaia di migliaia di dollari a persona, ma si ritiene di riuscire nel tempo ad abbassare notevolmente tali costi fino a renderli accessibili alla classe media. Tale fascia di costo si allinea al prezzo praticato dal più grande concorrente di Blue Origin nel mercato del turismo spaziale suborbitale, Virgin Galactic. Un volo per due passeggeri a bordo del veicolo SpaceShip Two di Virgin attualmente ammonta a circa 250.000 $ ma nonostante ciò più di 600 persone hanno già versato un acconto per prenotare il proprio volo. Come Blue Origin, anche Virgin Galactic ritiene di essere in grado di abbassare notevolmente i prezzi dei biglietti in futuro.
L’ultimo SpaceShipTwo, noto come VSS Unity, ha raggiunto lo spazio suborbitale nel corso dei suoi due ultimi voli di collaudo, effettuati rispettivamente a dicembre 2018 e febbraio di quest’anno. Non è chiaro quando Virgin Galactic inizierà i voli operativi, ma il raggiungimento di questa pietra miliare appare imminente. La società ha recentemente presentato il suo nuovo edificio “Gateway to Space” costruito presso lo Spaceport America nel New Mexico, e VSS Unity verrà presto trasferito nella nuova sede, dopo che i suoi interni saranno stati aggiornati nello stabilimento di produzione Virgin nel sud della California.
Fonte: Space.com
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Non capisco perché Blue Origin faccia passare così tanto tempo tra un volo e l’altro: sia il vettore che la capsula sono riutilizzabili, almeno un volo al mese potrebbero farlo..
Difficile rispondere, perché Blue Origin è decisamente “riservata” rispetto ai suoi piani e ai risultati che sono stati conseguiti durante i voli precedenti.
A parte qualche laconico intervento dei suoi massimi dirigenti, nulla di ufficiale trapela prima e dopo i lanci di test.
Quindi sì, il sistema è riutilizzabile e sulla carta ha sempre performato bene. Quanto “bene” però non ci è dato sapere.
Infatti non apprezzo per niente la comunicazione di Blue Origin: basta vedere il loro profilo Twitter per rendersi conto di quanto gli aggiornamenti sono al lumicino.
Va bene che SpaceX ci ha abituati bene e Musk che mostra ogni singola cosa è un caso eccezionale, ma comunque anche le altre compagnie (penso a Virgin Galactic, Rocket Lab) danno molte più news. A momenti anche ULA e Co ne fanno di più… mah!
Penso che per far appassionare le persone bisogna renderle più partecipi, sennò non ti seguono più.