Arianespace fa il punto sul nuovo Ariane 6
L’Ariane 6 farà il suo debutto nel 2020 e per tre anni affiancherà in servizio il predecessore Ariane 5. È questo quanto emerso dalle parole del Ceo di Arianespace Stephane Israel, in audizione la scorsa settimana presso la commissione economica del Senato della Repubblica francese. Rispetto all’Ariane 5, inoltre, il nuovo razzo garantirà costi di lancio più bassi: 120 milioni (60 milioni per ognuno dei due satelliti a bordo) per una missione con la versione con l’A64 (con 4 booster), e 90 milioni con la versione 62, con due booster, destinata essenzialmente al mercato istituzionale.
Attualmente l’Ariane 5 viene commercializzato a un prezzo di lancio compreso tra i 150 e i 170 milioni di euro, una cifra molto più alta rispetto al principale concorrente del razzo europeo nelle missioni in orbita geostazionaria: il Falcon 9 di SpaceX, accreditato a un costo che si aggira tra i 60 e i 70 milioni di dollari per ogni singolo lancio. Arianespace quindi, ha spiegato Israel, si sta impegnando per ridurre gli attuali costi dell’Ariane 5 di almeno il 5-6% entro il 2017.
Come deciso già a dicembre 2014, con l’ingresso in servizio del nuovo razzo l’ESA (e quindi gli Stati europei) cesserà di finanziare direttamente Arianespace tramite un sussidio di 100 milioni annui. In cambio, gli Stati si impegnano a garantire cinque missioni l’anno con l’Ariane e tre, sempre all’anno, con il Vega.
Rispetto alle precedenti famiglie di razzi, nel caso dell’Ariane 6 l’industria privata – soprattutto francese – sta giocando un ruolo molto attivo, che ha in parte eclissato le richieste di alcuni Stati. La capacità decisionale sta influendo anche sull’assetto azionario di Arianespace: alla fine del 2016 il prime contractor del razzo – la joint venture tra Airbus e Safran, Airbus Safran Launcher (ASL) – acquisirà il 34,7% delle quote che ora appartengono all’Agenzia spaziale francese, il CNES, divenendo così il principale azionista dell’azienda con il 62% delle azioni.
In ogni caso, Israel ha spiegato che alcuni dettagli del rapporto tra ESA, Arianespace e ASL devono essere ancora definiti. In particolare, il numero uno dell’azienda ha detto che «ancora non è del tutto chiaro» il ruolo dei diversi attori in caso di guasto o incidente.
Positivo il bilancio 2015
Nell’audizione di Parigi, Israel ha anche confermato la solidità economica di Arianespace, che si aspetta di finire il 2015 con ricavi oltre gli 1,4 miliardi di euro, grazie ai 12 lanci del 2015 (record per l’azienda).
Ad oggi il provider ha un backlog di lanci pari a circa 5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi prenotati solo quest’anno, che gli consentono di mantenere la quota di mercato intorno al 50%. Più in dettaglio, Arianespace ha già contratti per ventuno lanci con l’Ariane 5, ventuno con il Soyuz – tra cui la costellazione internet OneWeb – e dieci per il Vega, tra cui un ordine da Google per Skybox, la sua costellazione di satelliti per l’osservazione della Terra.
Uno sguardo ai competitor
Israel ha avuto modo di parlare anche dei principali competitor dell’azienda. In particolare il numero uno di Arianespace ha detto che la battaglia tra United Launch Alliance (ULA) e SpaceX nel campo dei lanci istituzionali è molto più «feroce» rispetto a quella per i commerciali. Questo perché, secondo Israel, i lanci per il Dipartimento della Difesa americano possono essere offerti ad un prezzo molto più elevato rispetto a quelli per i normali operatori satellitari e quindi, di fatto, generare più guadagni.
Riguardo al futuro lanciatore geostazionario indiano, i tempi di sviluppo sono ancora molto lunghi, quindi è piuttosto improbabile che GSLV-III posso mettere a rischio nel medio periodo le quote di mercato della famiglia Ariane.
Anche il nuovo razzo cinese Long March 5 non è visto come un concorrente: i vettori cinesi non possono lanciare i satelliti costruiti con componenti americane poiché vige il regime ITAR (International Traffic in Arms Regulations) che, ha spiegato Israel, di fatto taglia fuori dal mercato mondiale un concorrente potenzialmente «formidabile».
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Una risposta
[…] Secondo Brunet, la CE dovrebbe avere un ruolo più diretto nello sviluppo della prossima generazione di vettori e, in generale, nell’organizzazione del settore continentale dei lanciatori, considerando anche che non ha partecipato alle decisioni sul nuovo Ariane 6. […]