SpaceX prepara il secondo volo di un Falcon 9 usato
Dopo SES, protagonista lo scorso 30 marzo del primo storico volo di un Falcon 9 usato, SpaceX ha trovato un nuovo cliente disposto a mettere in orbita il proprio satellite mediante un lanciatore dotato di un primo stadio flight proven: si tratta di Bulgaria Sat – società affiliata a Bulsatcom, principale fornitore di pay-TV e servizi di comunicazione della Bulgaria – , che in giugno lancerà BulgariaSat-1.
Ne ha dato notizia lo stesso CEO di entrambe le società, Maxim Zayakov, che ha definito i razzi riutilizzabili una grande innovazione che faciliterà l’accesso allo spazio anche alle piccole nazioni e alle piccole imprese:
Elon Musk e il suo team di SpaceX – ha dichiarato non senza enfasi Zayakov – mi hanno convinto che persone come loro ci renderanno possibile una nuova qualità di vita, grazie all’accesso a tecnologie all’avanguardia. La Bulgaria ha l’opportunità di unirsi agli sforzi per sviluppare questi nuovi aspetti dell’industria spaziale.
I vantaggi dell’usato
Se non ha suscitato grande stupore il fatto che un colosso come SES, storico finanziatore di SpaceX, abbia corso il rischio di lanciare un suo costoso satellite per telecomunicazioni, SES-10, utilizzando un veicolo parzialmente usato, la scelta della compagnia bulgara sembra dimostrare che i risparmi connessi alla riusabilità potrebbero realmente attirare nuovi acquirenti.
Quali vantaggi avrà infatti Bulgaria Sat? In un’intervista a Florida Today, il CEO ha dichiarato che SpaceX ha concesso uno sconto – la cui entità non ha voluto rivelare – e che le condizioni assicurative sono migliorate dopo il successo della missione SES-10. Tutto sommato, secondo Zayakov, il risparmio sarebbe “significativo”.
È lo stesso aggettivo con cui l’ha qualificato Elon Musk durante la conferenza stampa postflight del 30 marzo scorso, dove ha però precisato che in un primo tempo la società californiana non potrà tagliare radicalmente i prezzi dei suoi lanciatori, dal momento che deve ancora recuperare le ingenti somme – almeno un miliardo di dollari – investite nello sviluppo delle tecnologie che rendono possibile il recupero e il riutilizzo dei primi stadi. La riduzione dei costi dei lanci di un fattore 100, strabiliante obiettivo che il fondatore di SpaceX nella stessa occasione ha tenuto a ribadire, resta ancora lontana.
Secondo altre fonti tra le agevolazioni offerte alla società bulgara ci sarebbe anche una collocazione anticipata della data del lancio nel folto programma di SpaceX. Considerato che i rinvii nella messa in orbita dei satelliti si traducono automaticamente in ritardi del momento in cui iniziano a produrre utili, la precedenza offerta a chi accetta di utilizzare lanciatori usati, potrebbe essere più interessante per gli operatori degli altri sconti.
BulgariaSat-1 dovrebbe partire dalla piattaforma 39A del Kennedy Space Center dopo il lancio di Inmarsat-5 F4 (in programma per il 15 maggio) e della missione di rifornimento alla Stazione Spaziale Internazionale Dragon CRS-11 (1° giugno). Se SpaceX riuscirà a mantenere il passo impegnativo che si è imposta di un liftoff ogni due settimane, il secondo volo di un lanciatore usato dovrebbe collocarsi intorno al 15 giugno.
Il primo satellite per comunicazioni bulgaro
BulgariaSat-1 è un satellite per comunicazioni di 4 tonnellate che sarà collocato in orbita geostazionaria, alla longitudine 2° Est, in modo da poter coprire con i suoi 32 transponder in banda Ku i Balcani e le regioni limitrofe, fornendo servizi televisivi ad alta definizione (BSS) ed altri servizi satellitari fissi (FSS). Il satellite, destinato ad essere operativo per un ventennio, è stato costruito da Space Systems/Loral sulla piattaforma SSL 1300. Il contratto tra Bulgaria Sat e SSL, siglato nel 2014, è stato finanziato dalla Export-Import Bank degli Stati Uniti e prevede che sia l’azienda americana ad occuparsi del lancio, inizialmente previsto per la fine del 2016 e poi rinviato a causa dell’anomalia del 1° settembre.
BulgariaSat-1 sarà il primo satellite commerciale della Bulgaria, ma non il suo primo satellite in assoluto. Ai tempi dell’Unione Sovietica, come altri stati del blocco comunista e non, il paese balcanico ha partecipato al programma di cooperazione internazionale Intercosmos, nel cui ambito nel 1981 ha lanciato il satellite scientifico Bulgaria-1300 e ha avuto la possibilità di far viaggiare su una Sojuz due cosmonauti: Georgi Ivanov nel 1979 e Aleksandr Aleksandrov, che è stato anche ospite della stazione MIR, nel 1988. Si tratta ormai di un passato piuttosto remoto: la storia della Bulgaria nello spazio nel XXI secolo è ancora tutta da scrivere.
I prossimi voli di SpaceX tra usato e nuovo
Il booster scelto per la missione BulgariaSat-1 sarà quello, identificato dal seriale 1029, che il 14 gennaio scorso ha lanciato da Vandenberg i 10 satelliti Iridium NEXT e che è stato il primo ad atterrare con successo sulla chiatta-drone Just Read the Instructions, operante nel Pacifico. Con questo volo SpaceX rivelerà anche quali siano, allo stato, i tempi necessari per ricondizionare un primo stadio. Nel caso di SES-10 è trascorso un anno intero tra il primo e secondo lancio, ma in tale intervallo si è inserita la pausa imposta dall’incidente del 1° settembre. Ora, la prima e la seconda missione potrebbero essere separate da soli cinque mesi.
I responsabili di SpaceX hanno ribadito, anche recentemente, di voler lanciare nel corso dell’anno almeno sei dei primi stadi recuperati; con la decisione relativa a BulgariaSat-1, tutti e sei risultano collocati. Oltre a SES-10, infatti, la compagnia lussemburghese ha deciso di affidare all’usato altri due satelliti (SES-16 e SES 14, che saranno lanciati nel corso del 2017 in quest’ordine), mentre i rimanenti due costituiranno i booster laterali del primo Falcon Heavy. Nella sua missione inaugurale, che lo stesso Musk ha definito “ad alto rischio”, solo il core centrale sarà nuovo. Le varie parti del veicolo si trovano attualmente presso la base di test che SpaceX possiede in Texas, a McGregor; il lancio è previsto per novembre.
Prima di BulgariaSat-1, come si è detto, saranno lanciati vettori nuovi, ma entrambe le missioni avranno qualche significativa particolarità. Inmarsat-5 F4 stabilirà il record del payload più pesante mai lanciato in GTO da un Falcon 9 (6,1 tonnellate) e non a caso non sarà previsto il recupero del primo stadio. Con CRS-11, invece, si riporterà nello spazio la Dragon che ha già raggiunto la ISS nel 2014, durante la missione CRS-4. Dimostrare la riusabilità del cargo, come dichiarato da uno dei manager di SpaceX nell’ottobre scorso, potrebbe consentire all’azienda californiana di chiudere la linea di produzione della versione 1 e di dedicare tutti gli sforzi a Dragon V. 2.0, in vista dell’avvio dei voli con equipaggio.
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I love Elon !!!!!!!!! The future is now !!!!!
Space X è avanti, mi viene in mente l’intervento del solito burocrate da 4 soldi, mi riferisco dal DG di ESA, “l’usato non è conveniente ed è rischioso”.
Ho cercato, ma non ho trovato questa dichiarazione di Jan Woerner.
Hai qualche link o hai deciso di insultarlo in base ad un vago ricordo?
mi sembra averlo letto o su questo blog, o sui news spazio, vedrò di cercarlo. me lo ricordo perché avvenne dopo l’incidente di falcon 9 a settembre 2016, mi colpì molto il tono di arroganza. Se non ci credi fai pure, ma sono sicuro di questa affermazione.
““L’esperienza dello space shuttle, molto costoso anche se riutilizzabile, ci ha fatto pensare che quella potrebbe non essere la sola strada per abbassare i costi.”
Dichiarazione briefing di inizio anno 2017 (https://www.astronautinews.it/2017/01/22/briefing-dinizio-anno-per-il-dg-esa-jan-woerner/)
Non mi sembra una frase arrogante, non quanto “burocrate da quattro soldi” almeno.
capisco, ma conosci il progetto skylon (inglese), perché quella è la strada, lo shuttle era riutilizzabile in teoria, guarda anche blue origin con il new glann.
Gentile Fabio, l’eterna discussione tra razzi “usa e getta” e riutilizzabili si riassume in una considerazione di tipo economico. Progettare e sviluppare un sistema riutilizzabile richiede un investimento notevolmente più alto di quello richiesto per produrre lanciatori usa e getta, e a questo si aggiungono i costi legati alla manutenzione da effettuare tra un volo e il successivo.
La storia dello space shuttle ci insegna che se da un lato il concetto di riutilizzabilità è tecnicamente forse la sfida ingegneristica più interessante, dall’altro se i costi ad esso legati non si mantengono i più bassi possibile e non vengono spalmati su un numero sufficiente di lanci, l’azienda che ha scelto quella strada sarà presto fuori mercato. Capire quale dei due approcci seguire è frutto di una squisita analisi di mercato. Se ci si aspetta un alto numero di lanci, allora il riutilizzabile diventa conveniente. Se invece (come ad esempio nel caso dell’SLS o di Ariane 6) si prevede che il mercato sia sostanzialmente stagnante in termini di numero di lanci, allora la serializzazione della produzione di lanciatori usa e getta diventa la via più conveniente.
E’ probabile che ESA abbia deciso seguendo questa precisa analisi di mercato, piuttosto che per la presunta impreparazione dei suoi dirigenti.
Un ultimo dato: Bezos sta investendo di tasca sua la bellezza di 1 miliardo di dollari ogni anno da circa 10 anni *solo* per sviluppare due lanciatori, New Shepard e New Glenn. Il bilancio totale di ESA per il 2017 è pari a 5,75 miliardi di Euro (e ci paga tutto).
Scusami, conosci il programma skylon?, io non sono d’accordo con la tua tesi, perché io credo che un giorno non tanto lontano ogni 10/15 giorni ci sarà un lancio in LEO almeno con razzi riutilizzabili almeno il primo stadio, persino Boeing ha progettato un sistema di recupero, questi fanno innovazione e cambieranno il mondo, mentre ESA, il cui bilancio è a carico nostro (vorrei vedere l’utile), finirà per adeguarsi con netto ritardo perché non fa innovazione.
Caro Fabio, prima c’era differenza tra ricerca (principalmente pubblica) e business (in mano a privati). SpaceX ha saputo conciliare le due attività, con ritardi, e dunque costi, sostenuti in parte anche dai propri clienti. Si ha così una azienda privata che investe in ricerca e sviluppo più di quanto facciano molte agenzie spaziali pubbliche nel mondo. Occorre ricordare che, caso quasi unico nel suo genere, le quote di controllo di SpaceX e Blue Origin sono nelle mani ancora dei rispettivi e ricchissimi fondatori che possono far prevalere la loro voce sopra le pressioni degli altri azionisti, i finanziatori ed il coro degli “esperti” del settore che solitamente pilotano le altre compagnie. Alla fine tutto ciò si traduce nello scegliere tra il rischio del tentare ed il rischio dello stare seduti a guardare. Per chi non parte da zero ed ha già investito su infrastrutture e metodologie collaudate, la seconda scelta è quasi obbligata. Attenzione però ad alzarsi prima che sia troppo tardi …
Grande SpaceX! Speriamo vada tutto bene!
Grande Musk! Sta portando un bel po’ di innovazione nel settore spaziale… speriamo che a breve introduca anche qualche innovazione nei sistemi propulsivi.
Ma per ora va anche bene così