In funzione sull’ISS una stampante 3D
Lo scorso 17 novembre l’astronauta Barry Wilmore (nella foto NASA di apertura) ha completato l’installazione di una stampante 3D all’interno della “glovebox” per esperimenti in microgravità della stazione spaziale internazionale. Si tratta di un grosso passo avanti per NASA, che conta in un prossimo futuro di rendere questa tecnologia disponibile per missioni di lunga durata, in modo da ridurre il numero di ricambi e la dipendenza dalla Terra per i rifornimenti.
All’avvio, la stampante ha cominciato a produrre una serie di piccoli “francobolli” in plastica, che servono per la calibrazione. Seguirà la creazione di ulteriori pezzi di prova, sulla base di file già precaricati; questi verranno riportati a terra e comparati con campioni creati al suolo con la stessa stampante alcuni mesi fa, in modo da verificare che il procedimento di stampa additiva funzioni nello stesso modo sia al suolo che in condizioni di microgravità.
Solo successivamente si sposterà l’attenzione sul design ed utilizzo degli elementi da stampare. Una caratteristica interessante del sistema è che esso è concepito per essere governato quasi interamente da terra, ad opera degli ingegneri di Made in Space Inc., che ha realizzato la stampante; in questo modo si riduce il carico di lavoro per gli astronauti dell’ISS.
I risultati di queste esperienze verranno trasferiti in una nuova stampante, più avanzata, che dovrebbe arrivare sulla stazione il prossimo anno per essere a disposizione tanto di NASA che di utilizzatori commerciali.
È stato anche indetto un concorso (purtroppo riservato agli studenti americani) per la progettazione 3D di un attrezzo che potrebbe essere utile agli astronauti, e che verrà stampatoin remoto sull’ISS alla presenza del vincitore.
In questo video, Niki Werkheiser, project manager presso il Marshall Space Flight Center, spiega la calibrazione della stampante per NASA-TV.
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