Voyager 1 richiama casa!
La storica sonda della NASA, dopo i recenti problemi di comunicazione, riprende i contatti con i controllori del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA di Pasadena, California, utilizzando una radio che è rimasta inattiva per 43 anni.
Voyager 1 ha manifestato una breve interruzione nelle comunicazioni, dopo aver attivato il sistema di protezione dai guasti per proteggere i suoi sistemi e conservare energia. Questo evento è stato provocato da un comando inviato lo scorso 16 ottobre attraverso il Deep Space Network (DSN), che chiedeva alla sonda di accendere uno dei suoi riscaldatori.
Il team delle operazioni di volo ha rilevato l’anomalia solo il 18 ottobre, quando la sonda ha mancato di rispondere a quel comando. I controllori più tardi avevano scoperto che il longevo veicolo spaziale aveva disattivato il proprio trasmettitore radio principale in banda X, per passare al trasmettitore radio secondario in banda S che consuma meno energia elettrica, secondo quanto dichiarato dalla NASA nel suo comunicato ufficiale.
«La commutazione del trasmettitore secondario sembra essere stato causato dal sistema di protezione dai guasti della sonda stessa, il quale in maniera autonoma risponde ad una serie di guasti di bordo. – si legge nella nota dell’agenzia statunitense – Il team ingegneristico è attualmente al lavoro per raccogliere informazioni che saranno utili per capire cosa è successo in modo tale da riportare Voyager 1 alla normale operatività.»
Il sistema di protezione dai guasti della sonda può essere attivato da diverse cause, come ad esempio un eccessivo consumo energetico. Se ciò accade, il veicolo spaziale spegne tutti i sistemi non essenziali, per conservare energia e proseguire la sua missione.
I controllori, dopo aver inviato delle istruzioni di routine a Voyager 1 lo scorso 16 ottobre, si attendevano nell’arco di due giorni di ricevere dei dati ingegneristici da essa, visto che normalmente un segnale di comando impiega 23 ore per coprire i circa 24 miliardi di distanza fra la Terra e la sonda extrasolare, e ovviamente il segnale inviato da quest’ultima impiega altrettante ore per raggiungere le antenne terrestri.
Purtroppo, il 18 ottobre gli ingegneri del JPL non sono riusciti a rilevare il segnale di Voyager 1 sulla frequenza in banda X sulle quali erano in ascolto le antenne del DSN; ma c’è una spiegazione su questo imprevisto. Al fine di utilizzare meno energia, il sistema di protezione dai guasti del veicolo spaziale ha abbassato la velocità con cui la sua radiotrasmittente stava inviando i dati al DSN e nonostante ciò, il team di terra è riuscito ad individuare un segnale più tardi sempre quel giorno, anche se poi il 19 ottobre le comunicazioni con Voyager 1 si sono interrotte completamente quando il suo trasmettitore in banda X è stato spento.
A questo proposito, si ritiene che il sistema di protezione dai guasti si sia attivato altre due volte, prima spegnendo il trasmettitore in banda X come già detto, e causando alla fine lo spostamento delle comunicazioni con la Terra sul trasmettitore in banda S, il quale era stato usato per l’ultima volta nel 1981. Dato che da allora la sonda statunitense ha fatto parecchia strada inoltrandosi nello spazio interstellare, gli ingegneri della missione non erano sicuri che un segnale in banda S potesse venir rilevato dalle antenne di terra, specialmente se si tiene conto che si tratta di un segnale più debole e inviato con meno energia. Ciononostante, gli ingegneri del DSN sono stati in grado di rilevare il flebile segnale inviato dallo spazio profondo.
Pertanto, il team dei controllori della missione non ha voluto correre altri rischi inviando un altro segnale al trasmettitore in banda X e innescando un’altra volta l’intervento del sistema di protezione dai guasti. Quindi, il 22 ottobre è stato inviato un segnale alla trasmittente in banda S e due giorni dopo, il 24 ottobre, finalmente i controllori della NASA sono potuti tornare in contatto con Voyager 1.
Adesso però, l’attenzione degli ingegneri si sposterà sulla causa che ha portato alla prima attivazione del sistema di protezione dai guasti della navicella, dato che Voyager 1 avrebbe dovuto avere energia ampiamente sufficiente per azionare il riscaldatore. Tuttavia, sempre secondo il comunicato della NASA, potrebbe occorrere un periodo di diversi giorni fino ad alcune settimane prima che venga identificato il motivo che ha avviato questa catena di eventi.
Voyager 1 è stata lanciata nel 1977 ed è entrata nello spazio interstellare nel 2012, diventando così la prima navicella spaziale ad attraversare il confine del nostro Sistema Solare. Ovviamente tutto questo tempo trascorso nello spazio profondo, ha lasciato il segno su tutti i sistemi della storica sonda, che si sono manifestati in un numero sempre più crescente di problemi e guasti tecnici. All’inizio di quest’anno, i tecnici del JPL hanno dovuto risolvere un problema di comunicazione che costringeva la sonda a trasmettere dati incomprensibili.
Se da una parte l’età e la distanza dalla Terra della sonda possono rendere le operazioni scientifiche e di manutenzione e altamente sfidanti, dall’altra Voyager 1 continua ad inviarci dati vitali dell’ambiente spaziale extrasolare.
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