La Cina lancia il suo primo satellite riutilizzabile
È avvenuto alle 12:30 italiane dello scorso venerdì 27 settembre, il lancio del primo satellite riusabile cinese, secondo quanto dichiarato dalla China National Space Administration (CNSA).
Il satellite Shijian 19 è stato collocato in orbita bassa terrestre dal suo lanciatore Lunga Marcia 2D che è decollato dal pad della Launch Area 4 (SLS-2/603) del Jiuquan Satellite Launch Center in Cina.
Sviluppato dalla China Academy of Space Technology (CASC), il satellite ha il compito di supportare i programmi spaziali di produzione di sementi basati sulle mutazioni, conducendo esperimenti al fine di accelerare il rinnovamento delle risorse germoplasmatiche. In aggiunta, verranno condotti anche esperimenti per le scienze della vita, oltre ad esperimenti tecnologici per la ricerca su nuovi materiali e su nuovi componenti elettronici sviluppati dai ricercatori cinesi.
Più precisamente, il satellite trasporta delle sementi selezionate da differenti regioni della Cina; i benefici della produzione di semi nello spazio includono una elevata efficienza delle mutazioni, dei cicli di germinazione abbreviati e delle pregevoli variazioni genetiche. Questo progresso scientifico supporta la ricerca della Cina di raggiungere l’autosufficienza tecnologica nello sviluppo delle sementi. Inoltre, Shijian 19 trasporta dei payload scientifici provenienti da cinque nazioni fra cui Thailandia e Pakistan.
Shijian 19 incorpora innovazioni nel campo della riutilizzabilità, nel supporto alle operazioni in microgravità e inoltre ha un’elevata capacità di carico. Queste innovazioni potenzieranno la tecnologia del rientro satellitare cinese, migliorando l’efficienza delle applicazioni e riducendo i costi operativi. Questo sviluppo supporta lo sforzo della Cina per il trasferimento delle nuove tecnologie dalla ricerca all’uso pratico.
La Cina ha lanciato il suo primo satellite recuperabile nel 1975, diventando così la terza nazione, dopo gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica, a riuscire nell’impresa. Da allora, il colosso asiatico ha lanciato quasi una trentina di missioni di questo genere, permettendo così ai suoi scienziati di effettuare centinaia di esperimenti e test in ambiente spaziale. Tuttavia, tutti i satelliti recuperabili che hanno volato fin qui non erano riutilizzabili, quindi venivano dismessi una volta rientrati sulla Terra e una volta smantellati i payload.
Com’è noto, le condizioni orbitali di microgravità permettono lo svolgimento di diversi esperimenti scientifici e tecnologici e i satelliti recuperabili sono la piattaforma ideale per essi. La ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali, di componenti elettronici e di biomedicine hanno beneficiato molto dagli esperimenti in microgravità svolti su questa tipologia di satelliti.
Il lancio di Shijian 19 dimostra che la Cina è ora in grado di rendere riutilizzabili i suoi satelliti recuperabili, e ciò ridurrà tremendamente i costi e migliorerà la loro efficienza.
Le imprese spaziali cinesi, specialmente i produttori di razzi, sono sempre stati in corsa l’uno contro l’altro per costruire veicoli spaziali riutilizzabili. Ad oggi, appaltatori statali e compagnie private hanno sviluppato diversi tipi di razzi riutilizzabili e hanno condotto test di volo di questi modelli.
La capsula Shijian 19 del peso complessivo di 3.550 kg, è stata progettata per essere riutilizzata 15 volte e può trasportare circa 500 kg di payload recuperabile e inoltre può trasportare 200 kg di carichi utili non recuperabili. Per missioni di breve durata (10–20 giorni), questo tipo di satellite viene alimentato da batterie, mentre per missioni di lunga durata l’energia può essere fornita da pannelli fotovoltaici.
Questo è stato il 537º lancio di un razzo della serie Lunga Marcia.
Fonti: China Daily; Gunter’s Space Page; Interstellar
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