È di Astroscale la prima immagine ravvicinata al mondo di un detrito spaziale
Astroscale Japan Inc., una filiale di Astroscale Holdings Inc., ha svelato recentemente al pubblico l’immagine ravvicinata di un detrito spaziale raggiunto tramite operazioni di rendez-vous e prossimità (Rendezvous and Proximity Operations – RPO). Questa immagine è stata acquisita dal proprio satellite dimostrativo per l’ispezione dei detriti commerciali, Active Debris Removal by Astroscale-Japan (ADRAS-J), da una distanza di diverse centinaia di metri dietro il detrito che consisteva in uno stadio superiore di un razzo H-IIA delle dimensioni di 11 m × 4 m e del peso di 3 tonnellate, posto ad una quota di circa 600 km.
Astroscale Japan, nella sua nota stampa rilasciata lo scorso 26 aprile, ha voluto sottolineare l’assoluta originalità di questa immagine, la quale segna un cruciale passo verso la comprensione della problematica dei detriti spaziali e le modalità con cui affrontare le relative sfide, guidando il progresso verso un ambiente spaziale più sicuro e sostenibile.
Il veicolo spaziale ADRAS-J è stato selezionato dall’agenzia spaziale giapponese JAXA per la Fase I del suo programma Commercial Removal of Debris Demonstration (CRD2). Astroscale Japan è responsabile della progettazione, della realizzazione, della fase di test, del lancio e della gestione di ADRAS-J.
Quella di ADRAS-J, è una missione rivoluzionaria in quanto si tratta del primo tentativo al mondo, documentato con immagini, di approccio in sicurezza, caratterizzazione e sorveglianza di un grosso detrito tramite RPO. ADRAS-J è progettato per effettuare il rendez-vous con il relitto dello stadio superiore di un razzo H-IIA, per dimostrare le operazioni di prossimità incluso l’orbitare attorno allo stadio e per raccogliere immagini al fine di determinarne il movimento e le condizioni. La missione intende dimostrare alcune delle più sfidanti tecnologie RPO necessarie per i servizi in orbita.
Questa missione ha recentemente acquisito un risultato tecnico chiave: l’approccio controllato e in sicurezza a un detrito spaziale generico (nel senso che esso non era predisposto a questo tipo di operazioni di prossimità), a una distanza relativa di diverse centinaia di metri. In aggiunta, ADRAS-J ha dimostrato con successo la fattibilità di operazioni di avvicinamento e di prossimità utilizzando una tecnica di approccio a ellisse in sinergia a input relativi di navigazione, forniti dalla suite di sensori di navigazione del satellite nipponico.
Nella prossima fase della sua missione, ADRAS-J tenterà di catturare altre immagini dello stadio superiore, eseguendo diverse operazioni di approccio ravvicinato controllato. Si ritiene che le immagini e i dati così raccolti, possano rivelarsi cruciali per migliorare la comprensione del comportamento dei detriti orbitali e nel fornire informazioni critiche per le future missioni dedicate alla pulizia dai rifiuti spaziali.
Di seguito, l’elenco degli obiettivi principali raggiunti dalla missione:
- 18 febbraio: lancio e inizio delle operazioni orbitali;
- 22 febbraio: inizio della fase di rendez-vous;
- 9 aprile: inizio della manovra di avvicinamento Angles Only Navigation da una distanza di diverse centinaia di chilometri;
- 16 aprile: inizio della manovra Model Matching Navigation;
- 17 aprile: approccio al bersaglio entro una distanza di alcune centinaia di metri.
ADRAS-J dà il via ad una nuova era nelle missioni RPO, aprendo la strada ai servizi orbitali del futuro e ponendo le fondamenta per un ambiente spaziale sostenibile.
Astroscale Japan ha recentemente annunciato di essere stata selezionata per la Fase II del programma CRD2 della JAXA. La missione ADRAS-J2, che seguirà quella di ADRAS-J, tenterà allo stesso modo l’approccio al medesimo relitto di stadio superiore attraverso la modalità RPO, otterrà ulteriori sue immagini e quindi catturerà e rimuoverà dall’orbita il detrito usando le proprie tecnologie robotiche.
Ma allora Gemini 10?
Nella stesura del presente articolo, la fervente redazione di AstronautiNEWS non ha potuto fare a meno di interrogarsi sulla liceità del record che Astroscale reclama con la diffusione dell’immagine del relitto orbitale. È proprio la prima volta, nella storia dell’astronautica, in cui viene fotografato da vicino un relitto spaziale?
Scartabellando nei nostri banchi di memoria, in effetti è tornata in mente la missione Gemini 10 della NASA, che è decollata il 18 luglio 1966 ammarando nell’Atlantico, a est delle Bahamas il 21 luglio. L’equipaggio, composto da John W. Young e Michael Collins riuscì a raggiungere diversi obiettivi designati per la loro missione. Essi eseguirono le manovre di rendez-vous e aggancio con il veicolo bersaglio Agena (Agena Target Vehicle – ATV), utilizzarono il suo propulsore per raggiungere la quota di 763,8 km per fare delle misurazioni delle radiazioni. Di seguito fecero sganciare la loro Gemini dall’ATV per effettuare il rendez-vous con un secondo ATV, quello della missione abortita di Gemini 8. Questo veicolo Agena era in orbita dal 16 marzo 1966 e il fatto che avesse le batterie di bordo ormai scariche, lo rendeva giocoforza un rottame orbitale.
Dopo il rendez-vous, Collins effettuò la sua attività extraveicolare dirigendosi verso l’Agena dormiente di Gemini 8, restando agganciato a un cavo lungo 15 m e rendendolo così la prima persona a incontrare un altro veicolo spaziale in orbita. Collins quindi eseguì sull’ATV la serie di operazioni che aveva in programma e purtroppo concentrandosi su queste attività, non si accorse che la sua fotocamera Hasselblad stava fluttuando via lontano da lui e perdendosi nello spazio orbitale, impedendogli quindi di poter scattare delle fotografie del relitto dell’Agena.
A questo punto, dando per assodato che gli astronauti di Gemini 10 non riuscirono a scattare foto dell’ATV relitto di Gemini 8, il ragionamento diviene più sottile. L’equipaggio di Gemini 8 composto da Neil Armstrong e David Scott durante la loro travagliata missione aveva effettuato delle riprese del’ATV con le telecamere di bordo, quindi è stata forse questa la prima volta in cui è stato immortalato un detrito spaziale da un altro veicolo spaziale? Forse gli amici di Astroscale non ricordano questo fatto?
Come fanno spesso gli appassionati di statistiche spaziali, dobbiamo affidarci alle definizioni. Quando Armstrong e Scott effettuarono le loro riprese ravvicinate, il loro veicolo Agena era ancora pienamente funzionante e carico di propellenti, quindi per definizione, non era (ancora) un relitto. Al contrario, quando gli Young e Collins raggiunsero il detrito spaziale dell’Agena di Gemini 8, non fecero in tempo a fare delle fotografie. Infine, osservando le immagini ufficiali della missione Gemini 10, l’Agena immortalato è sempre quello proprio della missione (numero di serie 5005 come riportato dalla didascalia) e non quello di Gemini 8 (numero di serie 5003).
Pertanto, seppur non si abbia la certezza assoluta che Young e Collins non abbiano effettuato delle riprese dell’Agena di Gemini 8, è ragionevole pensare che le cose siano andate così, e che quindi la foto di Astroscale del relitto dello stadio superiore del razzo H-IIA sia prima foto di un rottame spaziale della soria dell’astronautica
Fonte: Astroscale; Press kit della missione ADRAS-J (Inglese); Wikipedia 1; Wikipedia 2; Wikipedia 3
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