🐟 Le due Voyager tornano verso la Terra per aggiornamenti
In un post pubblicato questa notte dalla Dottoressa April Pheesher, General Interstellar Probes Manager presso il NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL) in California, è diventata ufficiale la notizia che le due sonde Voyager stanno tornando verso il Sistema Solare interno.
Contattata dalla nostra redazione, la dott.ssa Pheesher ha confermato la notizia:
«Sì, confermo. È una decisione presa diversi mesi fa e attuata da qualche settimana. Abbiamo deciso di divulgarla solo ora in quanto, dal sito ufficiale delle sonde, era ormai evidente che la distanza con la Terra fosse in diminuzione».
Quello a cui fa riferimento Pheesher è lo status delle Voyager visualizzabile sul sito ufficiale della missione, in cui si notano i chilometri di distanza dalla Terra che stanno velocemente diminuendo.
Pheesher, senza rivelare nel dettaglio le modalità che hanno reso possibile tale manovra orbitale, ha aggiunto che per entrambe le sonde il consumo di propellente (idrazina) è stato minimo: entrambe sono infatti riuscite a sfruttare l’energia disponibile nell’eliopausa per invertire la rotta. Non si tratterà però di un viaggio breve: la destinazione finale, l’orbita marziana alta, non è previsto prima di 50 anni per Voyager 1 e 55 per Voyager 2.
«È stata una decisione sofferta: la scelta era tra continuare la missione nonostante molti degli strumenti di bordo di entrambe le sonde siano inutilizzabili e la disponibilità energetica dei due generatori termoelettrici a radioisotopi (Radioisotope Thermoelectric Generators – RTG) stia diminuendo di anno in anno, o sacrificare qualche decennio per recuperare le sonde, aggiornarle allo stato futuro dell’arte e rimetterle in viaggio. Abbiamo deciso per la seconda».
Come sappiamo bene, in ambito astronautico c’è sempre poco spazio per l’improvvisazione. NASA ha testato in segreto la manovra nel febbraio 2023. Ce ne eravamo accorti: le due sonde hanno effettivamente ridotto la loro distanza dalla Terra di alcuni milioni di chilometri per alcuni mesi, per poi però riprendere ad allontanarsi come previsto. Ingenuamente avevamo attribuito il fenomeno a una curiosità della meccanica orbitale.
La scelta di Marte è stata dettata dalla quantità di propellente rimasto a bordo dopo 46 anni di missione e confidando che, entro mezzo secolo, in orbita marziana opererà una stazione orbitante abitata con astronauti in grado di effettuare gli interventi richiesti sulle due sonde.
Riguardo a questo ultimi, attualmente, su 10 strumenti scientifici presenti a bordo, Voyager 1 ne ha solo quattro funzionanti, mentre Voyager 2 ne ha cinque. Inoltre verrà sostituito l’RTG a favore di un nuovissimo e più longevo reattore a fusione nucleare idoneo all’ambiente spaziale, verranno cambiati i sei obsoleti computer di bordo che anche di recente hanno dato problemi di gestione dei dati, verrà rivisto il sistema propulsivo per eliminare il problema dell’intasamento degli iniettori e infine verrà sostituito il sistema di comunicazioni con un avanzatissimo laser quantistico ad alta capacità ad effetto Fisher-Pond.
La notizia di questa sensazionale operazione di recupero sta creando fermento anche nel mondo accademico. Il noto astrofisico tedesco Johan Fischerfänger direttore del dipartimento di Cultura Fisica del Max Planck Fischereiinstitut, di Francoforte, in Germania, diretto a sua volta dal Dr. Wernher Von Trotta, si è detto pronto a contribuire all’aggiornamento della strumentazione scientifica per entrambe le Voyager, fornendo due strumentazioni di propria concezione. Lo scanner tetrapiloctomico, uno strumento per la ricerca delle elusive particelle petoatomiche, la cui esistenza è stata teorizzata dallo stesso professor Fischerfänger nel celebre tomo L’Universo dei borborigmi. Il secondo strumento, anch’esso ideato dal professore tedesco, è l’ovopilorilevatore, un potentissimo telescopio a cristalli miasmatici in grado di scrutare nei più lontani recessi cosmici alla ricerca misteriosa Materia Grigia.
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