Apollo 16, prima EVA per Young e Duke
21 aprile 1972
Dal nostro inviato a Houston
Con l’attività extraveicolare di oggi, John Young e Charlie Duke sono diventati la nona e decima persona ad aver mai camminato sulla Luna.
«Eccoti, misterioso e inesplorato altopiano Descartes. Apollo 16 cambierà il tuo aspetto», sono state queste le parole del comandante Young mentre si staccava dalla scaletta del modulo lunare (LM) per muovere i primi passi sulla superficie.
Duke, che non vedeva l’ora di scendere, lo ha raggiunto immediatamente e nei primi minuti dedicati al prendere confidenza nel nuovo ambiente, i due astronauti hanno ispezionato la parte inferiore del LM e hanno dispiegato il Modular Equipment Storage Assembly (MESA) contenente attrezzi, equipaggiamenti, batterie di scorta e altro materiale.
Subito dopo è stata la volta del rover, l’auto elettrica ripiegata e agganciata sul lato destro del LM e del telescopio/spettroscopio a infrarossi per lo studio dell’alta atmosfera terrestre, vento solare e nubi di gas nel sistema solare.
Dopo aver dispiegato la bandiera statunitense e scattato le consuete foto di rito, da Houston è arrivata una notizia riguardante il futuro dei programmi NASA:
«[…] una buona notizia, ieri la Camera ha approvato il budget spaziale, 277 voti contro 60, che include anche il programma Shuttle».
Al che Young, forse profeticamente, ha risposto: «Meraviglioso […] il paese ha proprio bisogno dello Shuttle. Vedrete».
L’attività è quindi proseguita con il posizionamento dei vari strumenti scientifici che compongono l’Apollo Lunar Surface Experiments Package (ALSEP):
- Active Seismic Experiment (ASE), un sismometro attivo per rilevare le onde sismiche provocate da una serie di piccoli detonatori posizionati a distanze differenti e attivati manualmente dagli astronauti e quattro mortai esplosivi (attivati da Terra dopo la ripartenza degli astronauti);
- Heat Flow Experiment (HFE), per lo studio di come un flusso di calore scorre dal sottosuolo alla superficie;
- Lunar Surface Magnetometer (LSM), un magnetometro per la misurazione del campo magnetico a livello della superficie;
- Passive Seismic Experiment (PSE), un sismometro passivo.
Purtroppo l’HFE è stato subito reso inutilizzabile da Young che è involontariamente inciampato nel lungo cavo di alimentazione, staccandolo dalla scatola di derivazione senza nessuna possibilità di ripristino. A discolpa dell’astronauta possiamo confermare che, a causa della ridotta gravità, il cavo non aderiva completamente alla superficie, dall’interno della tuta spaziale è impossibile vedere le proprie gambe e tantomeno i piedi e comunque eventi di questa natura erano già successi nelle prove a Houston e segnalate dagli astronauti.
Un altro evento fuori dalla norma ha riguardato il piccolo generatore di corrente a radioisotopi che fornisce l’energia a tutto il pacchetto ALSEP. Durante il trasporto manuale verso la sua destinazione a circa 100 metri dal LM, l’RTG è caduto sulla superficie finendo, fortunatamente senza danni, in un piccolo cratere da cui è stato subito recuperato.
Di tutto questo un reporter del Washington Post ha addirittura scritto: «Quello che abbiamo visto succedere lassù non è scienza. Questi due imbranati, che si urtano tra loro incapaci di riparare quello che la loro goffaggine ha danneggiato, non sembrano scienziati o tecnici di laboratorio ma una coppia male assortita di esibizionisti militari».
A quasi 4 ore dall’inizio della EVA è finalmente giunto il momento di salire a bordo del rover e iniziare l’esplorazione lungo un percorso pianificato verso ovest rispetto al LM, raggiungendo una distanza massima di 1,4 km. Durante il viaggio gli astronauti hanno raccolto e documentato diversi campioni di rocce e suolo.
Tra i campioni raccolti spicca il Big Muley, una breccia di 11,7 kg e dimensioni fuori standard, che Duke ha dovuto raccogliere su suggerimento dei geologi a Houston.
Tornati in prossimità del LM Young ha effettuato una dimostrazione di manovrabilità del rover, chiamata simpaticamente Grand Prix, mentre Duke filmava il tutto con una videocamera.
Con il rientro nel LM la prima attività di superficie si è quindi conclusa dopo 7 ore e 6 minuti, quando in Italia era quasi l’una di notte.
Foto credits: NASA.
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