Apollo 16, Young e Duke sono sulla Luna
21 aprile 1972
Dal nostro inviato a Houston
Dopo il problema al propulsore SPS di ieri e un’attesa in orbita di oltre sei ore, finalmente oggi il comandante John Young e il pilota Charlie Duke hanno posato dolcemente il modulo lunare Orion sulla superficie lunare.
Se quelle di ieri sera qui a Houston sono state ore frenetiche in cui simulazioni, riunioni e discussioni hanno tenuto occupato tutto il personale del controllo missione, a quasi 400.000 km di distanza in orbita lunare, gli astronauti Young, Duke e Mattingly, hanno potuto solamente attendere pazientemente la decisione di procedere con la discesa sulla Luna o interrompere e tornare verso la Terra.
Finalmente stanotte, dopo un’ultima riunione, il Direttore del Manned Spacecraft Center (MSC) Chris Kraft ha confermato il GO per l’atterraggio e la notizia è stata quindi comunicata all’equipaggio in attesa.
«Ottima notizia. Ancora una volta i team di supporto si sono guadagnati la paga», ha affermato Mattingly dopo aver ricevuto il nulla osta ad accendere l’SPS e finalmente circolarizzare l’orbita del CSM Casper.
Partendo da 20 km di altitudine, la più alta registrata in queste 5 prime missioni, la discesa è iniziata alle 03:11 italiane con l’accensione del propulsore del modulo di discesa del LM.
In 12 minuti, con l’ormai classico scambio in cui il pilota informa costantemente il comandante sull’altitudine, velocità di discesa e velocità orizzontale, i due astronauti si sono posati sull’altopiano Descartes, proprio nella zona prefissata.
«Bene Houston, non dovremo camminare troppo per raccogliere rocce. Ci siamo in mezzo!», ha esclamato Young pochi attimi dopo lo spegnimento del propulsore.
E il suo compagno Duke ha aggiunto «Il vecchio Orion è finalmente qui, Houston. Fantastico!».
Visto il ritardo accumulato e su richiesta dell’equipaggio, il controllo missione ha approvato il rinvio della prima attività extraveicolare (EVA) a domani (questa sera in Italia), dopo il riposo. È la prima volta che questo avviene: infatti nelle precedenti quattro missioni, per garantire la raccolta di campioni di suolo nel caso di forzata ripartenza verso la Terra, la prima EVA è sempre stata effettuata subito dopo l’atterraggio.
Foto credits: NASA.
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