Presentati i risultati della prima missione USV CIRA
Il CIRA presenta i risultati della sua prima missione USV ed offre ad università ed altri enti di ricerca internazionali la possibilità di compiere esperimenti e studi sul proprio veicolo spaziale senza pilota. Dopo la prima missione lo scorso 24 febbraio dall’aeroporto di Tortolì in Sardegna ed il rovinoso impatto col mare del prototipo a causa del cattivo funzionamento del sistema di frenata, c’era grande attesa sui risultati sperimentali del volo che, al di là dell’ inconveniente finale, rappresentano comunque un patrimonio unico in termini di conoscenze aerodinamiche e strutturali per progettare e validare le future navette spaziali. «La prima missione è stata in ogni caso un successo ed ha consentito di raggiungere l’ 80% degli obbiettivi prefissati» è stato il commento principale degli uomini del CIRA alla prima missione che prevedeva lo sgancio da un pallone stratosferico ad una quota di 20mila metri del velivolo spaziale senza pilota, in pratica un laboratorio volante in grado, grazie ad oltre 500 sensori ed alle trasmissioni telemetriche, di fornire dati sperimentali sulle fasi di rientro in atmosfera di un ipotetico veicolo spaziale. Durante la discesa, della durata complessiva di 70 secondi, ad una quota compresa tra i 16 e i 10 km, era prevista la fase sperimentale con un manovra di richiamata transonica gestita in maniera completamente autonoma dal computer di bordo. L’obbiettivo era l’acquisizione di molti dati scientifici di carattere aerodinamico e aerostrutturale che oggi sono stati presentati ad un workshop di ricercatori. Risultati di prima mano che il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali di Capua mette a disposizione della comunità scientifica. Il CIRA ha bandito una concorso internazionale aperto alle università, agli enti di ricerca ed anche alle scuole superiori per impiegare i dati raccolti da "Castore", la prima navetta USV (Umanned Space Vehicle) andata distrutta nell’impatto con l’ acqua, ma anche impiegare con esperimenti e laboratori volanti, i 50 chilogrammi di carico pagante appositamente lasciati su "Polluce" , la seconda navetta in fase di integrazione che si prepara al lancio programmato tra la fine del 2007 ed i primi mesi del prossimo anno, con un secondo lancio, il terzo del programma, previsto a fine 2008.
«Il primo volo dell’ USV è stato un successo scientifico – ha commentato durante la presentazione dei dati il presidente del CIRA Sergio Vetrella, e dimostra come i finanziamenti di ricerca, se opportunamente finalizzati, consentono all’ Italia di raggiungere livelli di eccellenza. L’impegno di ricercatrici e ricercatori del CIRA ha aperto la strada al miglioramento delle conoscenze per lo sviluppo del volo ipersonico». Sui problemi che hanno caratterizzato la prima missione, con la distruzione del prototipo, ma con i dati salvi grazie alle trasmissioni telemetriche, il presidente del CIRA ha spiegato che le immagini riprese nel corso della missione mostrano il cedimento del primo stadio del sistema di frenata. Le cause e le responsabilità del malfunzionamento del paracadute, fornito da un’azienda esterna, sono ancora oggetto di indagine, ma l’ inconveniente non ha mancato di suggerire miglioramenti per le prossime missini USV. «Per la prima missione avevamo immaginato un sistema complesso a tre stadi, in grado di frenare e far recuperare la macchina ad altissime velocità. – ha spiegato Vetrella – Dopo l’ esperienza del primo volo abbiamo immaginato una traiettoria di volo più complessa che comporti alla fine un rallentamento dell’ USV in caduta libera e l’ impiego di un paracadute convenzionale. Cosa che si traduce in una semplificazione, in un risparmio, ed in un ulteriore arricchimento del dato sperimentale ricavabile dal volo». La prossima missione dell’ USV, in programma sempre sull’ aeroporto di Tortolì in Sardegna, nei pressi del Poligono Interforze di Salto di Quirra, prevede uno sgancio del pallone stratosferico a 25 chilometri di quota con il raggiungimento di una velocità massima di Mach 1,2 (1500 Kmh), contro i Mach 1,07 del primo volo. La manovra finale di richiamata porterà la navicella ad una velocità di Mach 0,2 , circa 250 chilometri orari, prevista per l’ apertura del paracadute. Come sistema di frenata è stato scelto un paracadute commerciale BRS 183, lo stesso impiegato come sistema di emergenza su alcuni velivoli dell’ aviazione generale. Il CIRA si sta preoccupando di sviluppare i sistema di attivazione automatica del paracadute che nella versione commerciale, nascendo per velivoli manned, è a comando manuale. Intanto, mentre si pensa con i rimborsi assicurativi alla costruzione di un terzo prototipo col quale sostituire lo sfortunato "Castore" il programma USV del CIRA ha già tre ulteriori lanci in programma, mentre in una fase successiva, il programma prevede la realizzazione di altri prototipi, gli USVX, che saranno lanciati a 200 km con il razzo Vega dal poligono equatoriale francese di Kourou per poi effettuare un rientro in atmosfera. Per il futuro degli USV Vetrella ipotizza anche il possibile potenziamento dei sistemi di guida automatica, in grado di premettere un atterraggio autonomo e non l’ ammaraggio così come è come è attualmente. In tal senso i prossimi sistemi di guida potrebbero prevedere la possibilità di simulare "atterraggi" su piste virtuali in aria, in modo da sviluppare anche queste capacità della macchina, attingendo dalle conoscenze che il CIRA sta acquisendo con un altro suo programma, quello per l’UAV. Ma all’ ottimismo dei risultati e dei programmi da realizzare si affianca la preoccupazione per la riduzione dei fondi destinati al CIRA. «Abbiamo notizia di una riduzione di 2,5 miliardi del contributo annuo che riceviamo. spiega Vetrella – I fondi del nostro finanziamento iniziale risalgono al 1988, cosa che ci consente ancora un paio di anni di autonomia. Credo che sia necessario pensare ad un rifinanziamento del PRORA, il programma nazionale di ricerca aerospaziale». Il programma USV che è previsto fino al 2013 per ora ha solo una copertura finanziaria parziale di 86,7 milioni di euro, derivanti proprio al PRORA.
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