Doppio flyby di Venere per Solar Orbiter e BepiColombo

A 33 ore di distanza l’una dall’altra, e circa 190 milioni di chilometri dalla Terra, le sonde Solar Orbiter e BepiColombo hanno effettuato un passaggio ravvicinato di Venere, correggendo le rispettive rotte verso il Sole e Mercurio.

Solar Orbiter

La prima sonda a effettuare il flyby è stata Solar Orbiter, che alle 06:42 italiane dello scorso lunedì 9 agosto è passata a 7.994 km dal pianeta, sfruttandone il campo gravitazionale per perdere velocità e stringere sempre più l’orbita intorno al Sole. Quella appena effettuata è solamente la seconda manovra di fionda gravitazionale di una serie di 9 previste, di cui 8 con Venere (la prima è avvenuta a fine dicembre 2020) e una con la Terra prevista per fine novembre. In particolare gli incontri con Venere servono anche a inclinare l’orbita di Solar Orbiter rispetto al piano dell’equatore solare, permettendole nei prossimi anni di riprendere e studiare i poli del Sole.

Rappresentazione della sonda Solar Orbiter mentre si avvicina a Venere dal lato notturno. Credits: ESA.

Durante il passaggio a bordo della sonda erano attivi 6 strumenti su 10:

  • MAG: magnetometro per la misurazione del campo magnetico;
  • RPW: misuratore della variazione del campo magnetico ed elettrico;
  • EPD: rilevatore di particelle ad alta energia;
  • SWA: suite per la misurazione di densità, velocità, composizione e temperatura del vento solare;
  • STIX: spettroscopio a raggi X per rilevare le emissioni termiche;
  • SOLOHI: camera per l’acquisizione di immagini del vento solare.

A causa del fatto che Solar Orbiter deve sempre rimanere rivolta verso il Sole e che si è avvicinata a Venere dal lato notturno, non è stato possibile acquisire immagini del lato diurno di Venere durante il flyby. Solo la camera SOLOHI ha potuto riprendere il pianeta durante l’avvicinamento.

BepiColombo

Infine alle 15:51 italiane del giorno seguente è arrivata all’appuntamento con Venere anche l’altra importante sonda europea impegnata nel Sistema Solare interno: il “trenino spaziale” BepiColombo, realizzato in collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese JAXA. Passando a 552 km dal pianeta, molto più vicina rispetto agli oltre 10.000 km del suo primo gravity assist dello scorso ottobre, anche BepiColombo ha effettuato una leggera frenata che le consentirà di raggiungere Mercurio il prossimo ottobre per il primo di 6 flyby. Con questi numerosi passaggi ravvicinati la sonda rallenterà sempre più la sua corsa, fino al definitivo inserimento in orbita di Mercurio che avverrà nel dicembre 2025. Durante il passaggio dal lato notturno a quello diurno, data la relativa vicinanza al pianeta, gli strumenti di bordo hanno registrato un incremento di temperatura della sonda di circa 50 °C, dovuto alla luce solare riflessa da Venere.

Rappresentazione della sonda BepiColombo mentre passa in prossimità di Venere. Credits: ESA.

A bordo dei tre moduli che compongono BepiColombo erano attivi 13 strumenti su 19:

  • ISA: accelerometro ad alta sensibilità;
  • MERTIS: radiometro e spettrometro infrarosso;
  • MGNS: spettrometro per determinare gli elementi chimici della superficie;
  • MPO-MAG: magnetometro per la misurazione del campo magnetico;
  • PHEBUS: spettrometro ultravioletto;
  • SERENA: suite di rilevatori di particelle;
  • SIXS: spettrometro a raggi X;
  • M-CAM 2 e M-CAM 3: videocamere con risoluzione di 1024 x 1024 pixel;
  • MDM: rilevatore di particelle di polvere;
  • MMO-MGF: magnetometro per la misurazione della magnetosfera e del vento solare;
  • MPPE: suite per la misura di plasma e particelle ad alta energia;
  • PWI: suite di sensori di campo elettrico e magnetico.
La prima immagine inviata a Terra da BepiColombo, scattata 6 minuti dopo il punto di massimo avvicinamento a Venere mentre si trovava già a 1.573 km di distanza. Credit. ESA.

L’eccezionalità di questo fortuito evento produrrà un’immensa mole di dati che, uniti a quelli della sonda giapponese Akatsuki operativa in orbita venusiana dal 2015, dovranno essere analizzati e comparati, impegnando gli scienziati a Terra per molti mesi. Questi dati serviranno inoltre a pianificare meglio la missione della prossima sonda venusiana europea EnVision, recentemente selezionata e ufficializzata da ESA, che verrà lanciata all’inizio del prossimo decennio.

Fonte ESA.

  Questo articolo è © 2006-2024 dell'Associazione ISAA, ove non diversamente indicato. Vedi le condizioni di licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it

Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.