La Cygnus Kalpana Chawla lascia l’ISS
Lo scorso 6 gennaio la capsula cargo disabitata Cygnus NG-14 si è staccata con successo dalla Stazione Spaziale Internazionale per dare inizio alla seconda parte della sua missione, dedicata a dei test sulle comunicazioni 5G e sul comportamento del fuoco in orbita.
La partenza dalla Stazione è avvenuta quando in Italia erano le 16:10, dopo che i controllori a terra hanno rilasciato la Cygnus dal braccio robotico Canadarm2, mentre l’astronauta della NASA Kate Rubins monitorava i sistemi della Cygnus durante l’operazione, dalla sua postazione all’interno della ISS.
La Northrop Grumman aveva lanciato il cargo il 3 ottobre 2020, per inviare in orbita circa 3.500 kg di equipaggiamenti scientifici, rifornimenti, hardware, vestiario e altro materiale, inclusa una toilette spaziale. Dopo averlo svuotato, gli astronauti hanno riempito il veicolo spaziale con i rifiuti di bordo, i quali bruceranno nell’atmosfera quando esso effettuerà il suo rientro distruttivo previsto per il 26 gennaio.
Prima di rientrare però, il cargo, intitolato all’astronauta statunitense di origine indiana Kalpana Chawla, perita nella tragedia del Columbia nel 2003, eseguirà in maniera autonoma alcuni esperimenti scientifici e tecnologici, i quali includono l’esperimento scientifico Saffire-V e l’esperimento sulla tecnologia 5G SharkSat.
Quest’ultimo, sviluppato internamente dalla Northrop Grumman, raccoglierà delle misurazioni e dell’altra telemetria dalla Cygnus e le invierà sulla Terra, con l’intento di aiutare gli ingegneri a sviluppare ulteriormente il software per le comunicazioni radio in banda Ka. La banda Ka è una porzione dello spettro elettromagnetico poco affollata, rispetto alle altre bande comunemente in uso per le telecomunicazioni spaziali, secondo quanto dichiarato dalla NASA. La ricerca verrà attuata su circuiti integrati, sistemi a multiprocessore e ricevitori digitali.
L’esperimento Saffire-V, come indica il nome, è la quinta sessione della ricerca denominata Spacecraft Fire Safety (Saffire). Come è noto, il comportamento del fuoco nello spazio, oltre a essere molto differente da quello sulla Terra, è anche tuttora poco compreso, e gli scienziati intendono sapere di più sui meccanismi di diffusione delle fiamme e su come monitorare ed estinguere gli incendi, al fine di migliorare la sicurezza dei voli spaziali del futuro.
Secondo quanto spiegato dall’agenzia spaziale statunitense, questa quinta sessione di test intende studiare la crescita del fuoco all’interno di un’ampia gamma di pressioni e di concentrazioni di ossigeno, tipiche dei voli spaziali del futuro. I test hanno l’obiettivo di dimostrare le tecniche di rilevamento degli incendi, il monitoraggio dei prodotti della combustione e i sistemi di pulizia a incendio spento tramite del materiale simile a quello previsto essere presente nei veicoli spaziali di futura concezione.
Al termine delle due settimane di lavoro autonomo in orbita, il 26 gennaio i controllori del volo della Northrop Grumman di Dulles, Virginia, invieranno alla Cygnus i comandi per il rientro atmosferico controllato, portandola a bruciare nell’atmosfera al di sopra di una zona remota dell’Oceano Pacifico Meridionale.
Fonte: Space.com; NASA; Wikipedia
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