Il contributo italiano alla Stazione Spaziale Internazionale
Cari amici lettori, ben ritrovati in questo terzo e ultimo episodio dedicato al ventesimo anniversario della presenza umana sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Se oggi l’Italia riveste un ruolo di primo piano nel panorama spaziale e della Stazione Spaziale Internazionale, questo è frutto di una serie di importanti accordi firmati nel corso degli anni, grazie ai quali ha usufruito delle risorse del laboratorio orbitante. Le attività svolte hanno rappresentato una prestigiosa vetrina per le eccellenze dell’industria e degli istituti di ricerca nazionali, ora riconosciute e apprezzate a livello internazionale, e grazie a ciò l’Italia sarà presente e coinvolta in progetti che vanno oltre l’orbita terrestre bassa.
Non bisogna dimenticare che il nostro paese, rispetto ad altri stati europei, gode di una posizione privilegiata – se non unica – non solo in quanto membro dell’Agenzia Spaziale Europea, di cui è il terzo maggior contribuente, ma soprattutto per via dell’accordo bilaterale diretto stipulato tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la NASA il 9 ottobre 1997. Con esso ASI si impegnava alla costruzione di 3 moduli logistici polifunzionali (Leonardo, Raffaello e Donatello), commissionati ad Alenia Spazio, successivamente integrata nel gruppo franco-italiano Thales Alenia Space, mentre la NASA concedeva ai nostri astronauti opportunità di volo per missioni sia di breve sia di lunga durata.
Questi non sono gli unici moduli del segmento statunitense usciti dalle officine di Torino. Dopo una successiva intesa tra ASI, ESA e NASA sono stati infatti realizzati e lanciati Harmony (il Nodo-2), Tranquility (il Nodo-3), il laboratorio europeo Columbus e la celebre finestra sul mondo Cupola. Complessivamente nel nostro paese sono stati costruiti 5 degli 11 moduli del segmento statunitense, corrispondenti a quasi il 50% del volume pressurizzato della sezione USOS (cioè la parte non russa della ISS).
Come ben si evince dai grafici realizzati da Paolo Baldo, i risultati dell’impegno italiano si vedono eccome! L’Italia, infatti, è la quarta nazione per tempo trascorso a bordo della Stazione, dietro solo a Stati Uniti, Russia e Giappone. Dal 2000 a oggi cinque astronauti italiani hanno visitato il laboratorio orbitante nell’ambito di 10 missioni totali (equamente divise tra breve e lunga durata): Paolo Nespoli, Luca Parmitano, Samantha Cristoforetti, Roberto Vittori e Umberto Guidoni. Proprio quest’ultimo è stato il primo ospite europeo della stazione orbitante, quando prese parte il 19 aprile 2001 alla missione STS-100 dello Space Shuttle Endeavour, che portò in orbita per la prima volta il modulo logistico Raffaello.
La reputazione e l’esperienza maturate con i moduli logistici polifunzionali sono state determinanti per stringere nuove collaborazioni internazionali, e così Northrop Grumman (Stati Uniti) e RKK Energija (Russia) si sono affidati ad Thales Alenia Space per la realizzazione dei moduli pressurizzati dei veicoli cargo non riutilizzabili Cygnus e ATV (Automated Transfer Vehicle), quest’ultimo sviluppato in Europa.
Tra i numerosi progetti di ricerca condotti sulla Stazione Spaziale Internazionale nella recente missione Beyond di Luca Parmitano, sei erano dell’Agenzia Spaziale Italiana. Tra di essi si annoverano un esperimento sulla rigenerazione dei tessuti nei girini, Xenogriss, ideato dagli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “Meucci” di Firenze, e il telescopio all’ultravioletto Mini-EUSO, nato dalla cooperazione tra l’ASI (ente finanziatore) e Roskosmos (l’agenzia spaziale russa) e sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Di questo esperimento ha parlato ampiamente Marco Casolino, uno dei ricercatori ad esso legato, ai microfoni di AstronautiCAST, il podcast fratello di AstronautiNEWS.
Un prodotto tipicamente italiano a bordo della Stazione è stato invece ISSpresso, la prima macchina per caffè espresso mai installata sull’avamposto spaziale. I progettisti di Argotec, che hanno ingegnerizzato ISSpresso, hanno applicato una seria ricerca sui meccanismi della fluidodinamica alla preparazione di bevande calde nello spazio, permettendo agli astronauti di godere di uno dei piaceri più tipici del bel paese per quanto riguarda i momenti di socialità.
In tutto ASI ha portato sul laboratorio orbitante 73 ricerche scientifiche, molte delle quali condotte congiuntamente con astronauti della NASA.
Un aspetto da non sottovalutare è che l’Italia ha sì colto le occasioni che le sono state concesse, ma è stata anche in grado di meritarsele grazie alla professionalità dei propri astronauti. Forse l’esempio più adatto è quello di Luca Parmitano che, nonostante un improvviso riversamento d’acqua nel suo casco mentre era impegnato in un’attività extraveicolare, mantenne la calma e la lucidità riuscendo a tornare in sicurezza all’interno della Stazione. Una volta tornato sulla Terra la sua esperienza è stata determinate per migliorare le procedure delle “passeggiate spaziali” e gli aspetti della vita a bordo, aiutando inoltre gli ingegneri a progettare gli utensili e la sequenza di operazioni necessari per riparare lo Spettrometro Magnetico Alfa (AMS-02). Questo lavoro è stato poi effettuato durante quattro EVA svolte nel corso della Expedition 61 condotte proprio da Luca Parmitano e Andrew Morgan.
Infine, come riconoscimento dei propri sforzi, a Luca Parmitano è spettato l’onore di rivestire il prestigioso ruolo di comandante dell’avamposto spaziale nell’ottobre del 2019.
Fonti e link utili: Forumastronautico.it, ESA, ASI
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