L’intesa per un astronauta pakistano sulla Stazione spaziale cinese

La Stazione spaziale cinese è mossa dai principi di uso pacifico, uguaglianza, beneficio reciproco e sviluppo comune, poiché lo spazio è una risorsa di inestimabile valore e di cui godono equamente tutte le nazioni della Terra. Benché nasca come una piattaforma nazionale di ricerca d’avanguardia, la Cina ha esortato a più riprese agenzie spaziali, istituzioni e organizzazioni internazionali a partecipare al progetto, perché crede che insieme si acceleri il progresso tecnologico e scientifico. L’invito è un’occasione per gli Stati con una forte tradizione spaziale a esplorare nuovi orizzonti, rappresentando contemporaneamente un’opportunità di crescita per quelli in via di sviluppo, che non hanno un accesso diretto allo spazio. Infatti grazie ad accordi bilaterali di scambio con la Cina, ciò consentirebbe loro di acquisire nuove conoscenze e valorizzare i propri punti di forza.
Lo scorso 28 febbraio le agenzie spaziali di Cina e Pakistan, CNSA e SUPARCO, hanno annunciato un nuovo capitolo della loro collaborazione in ambito aerospaziale, onorando una promessa fatta sei anni fa: un giorno degli astronauti pakistani sarebbero stati accolti a bordo della nuova Stazione spaziale cinese. Risale infatti al 27 aprile 2019, due anni prima che Tianhe (il primo modulo dell’avamposto) venisse lanciato, la firma dell’accordo di cooperazione per i voli con equipaggio tra i due paesi, dove si sono definiti i termini della sinergia con l’obiettivo da fungere da modello per altre nazioni. Sul tavolo delle trattative ci furono non solo programmi riguardanti un futuro con astronauti, ma si discusse anche dell’organizzazione di studi di ricerca multidisciplinari in orbita, oltre a istituire un comitato per valutare le prospettive di un coinvolgimento del Pakistan in altri progetti al fianco della Cina. Oggi sappiamo dire quali e nominando i più importanti: l’adesione al programma International Lunar Research Station (ILRS) per una base scientifica abitata sulla Luna, la realizzazione del CubeSat sino-pakistano ICUBE-QAMAR immesso in orbita lunare dalla sonda Chang’e 6 e lo sviluppo di un piccolo rover che atterrerà nel polo sud del nostro satellite insieme alla missione robotica Chang’e 8.
All’epoca il Pakistan fu tra le prime nazioni a sposare la causa e osservare i progressi e i successi ottenuti negli anni dalla Cina con la capsula Shenzhou, i laboratori monomodulari Tiangong e nell’esplorazione del cosmo. Una fiducia riposta non soltanto sulla base dei risultati raggiunti dal paese, ma anche delle positive esperienze di collaborazione passata. Nel 1990 un vettore Lunga Marcia mise infatti in orbita Badr-1, famoso per essere stato il primo satellite costruito in Pakistan e del Pakistan. Il sodalizio si ricostituì nel 2008 con SUPARCO, che si rivolse alle imprese specializzate dell’Agenzia spaziale cinese per la commessa di alcuni satelliti o per i servizi di lancio. Una partnership che si è cementata negli anni fino ad assumere i contorni odierni, soprattutto dopo l’istituzione del Corridoio economico Cina-Pakistan.
Come già detto, da tempo la Cina ha espresso il desiderio di voler condividere il suo avamposto. Un sentimento giustificato dalle proficue collaborazioni avute nei programmi robotici di esplorazione dello spazio con sonde e rover, ai quali paesi esteri hanno contribuito fornendo strumentazioni scientifiche o carichi utili secondari. Tuttavia l’impegno non si è esteso, per vari motivi, anche alle missioni con equipaggio nonostante dei colloqui preliminari. Ad esempio, l’Agenzia spaziale europea (ESA) e CNSA organizzarono nel biennio 2016-17 delle sessioni di addestramento in Italia e in Cina nell’ambito di un accordo di scambio tra le due agenzie, senza però andare oltre.
La data dell’annuncio dell’intesa tra CMSA e SUPARCO, il 28 febbraio 2025, cade invece in un momento propizio sotto diversi aspetti tra di loro collegati. Il primo riguarda la Stazione spaziale cinese: opera a pieno regime ormai da fine 2022, da quando si è conclusa la fase di costruzione e collaudo con la connessione dei laboratori Wentian e Mengtian al modulo base Tianhe. I tre astronauti di Shenzhou 15 furono i primi a poter beneficiare dell’avamposto al suo massimo splendore e finora quattro equipaggi si sono dati il cambio in orbita con regolarità, assicurando al contempo una condizione di stabilità. Ciò, unito alla presenza fissa di persone a bordo, ha influito positivamente sul ritorno scientifico: il numero cospicuo di studi elaborati fino a questo momento (180-200), l’eterogeneità dei campi di applicazione dei progetti di ricerca e l’utilità di eseguire indagini nel lungo periodo in microgravità. Non da meno, la gestione di un avamposto spaziale, e le sfide che quotidianamente esso propone, è un’ottima vetrina delle capacità acquisite.
Il secondo aspetto è la percezione globale della maturità ingegneristica della Cina agli occhi del mondo, la quale influenza la reputazione del paese all’estero. Soprattutto in un argomento delicato come le missioni con equipaggio, l’imperativo categorico è dar prova di affidabilità, sicurezza e resilienza dei propri mezzi (veicoli, equipaggiamenti, procedure, fattore umano, …). Tre prerogative che riassumono, ma non in modo esaustivo, le tante qualità che nell’insieme contribuiscono alla riuscita della missione, assumendo come obiettivo primario l’incolumità degli astronauti. Ancora adesso, nonostante i passi da gigante della tecnologia, le fasi dinamiche di lancio e rientro atmosferico restano le più temute per i rischi, i pericoli e le incognite che celano.
Di sé per sé è un obbligo morale mettere a disposizione dell’equipaggio un veicolo adeguatamente sicuro. Una missione condivisa accentua questo senso di responsabilità per l’ente governativo che organizza il volo, affinché si svolga secondo i migliori propositi, perché è fondamentale proteggere non solo i propri astronauti ma in particolar modo quelli dell’organizzazione invitata. È il peso della fiducia riposta dai partner, un atto di stima reciproca che può essere ripagato solamente da un successo.

Rassicurata dalle competenze chiave acquisite dopo ciascuna missione, l’Agenzia spaziale cinese si sente adesso pronta per la prossima pietra miliare del programma per i voli con equipaggio: addestrare e ospitare per la prima volta astronauti internazionali di enti partner nel suo avamposto. Un passo che, come detto, la Cina intraprenderà insieme al Pakistan. La precisazione è d’obbligo: dalla recente selezione del 2022, CNSA ha incluso nel proprio gruppo astronauti due nativi di Hong Kong e Macao, due regioni amministrative speciali cinesi.
CNSA guiderà SUPARCO nell’individuare due candidati astronauti che si trasferiranno in Cina per l’addestramento: uno di loro sarà assegnato all’equipaggio principale che effettivamente andrà in orbita, l’altro invece verrà designato come riserva. Secondo i termini dell’accordo, la selezione durerà dodici mesi ed è aperta sia a persone civili che provenienti dal settore militare. Gli esaminatori terranno in conto il grado d’istruzione, sebbene le qualità psicofisiche degli individui avranno un peso maggiore per la scelta finale.
Giunti a Pechino, i due candidati astronauti pakistani riceveranno una formazione completa ed esaustiva per la qualifica di specialista del carico utile. Le prime lezioni vertono sull’apprendimento del mandarino, la lingua ufficiale parlata nell’avamposto e nella capsula Shenzhou, e delle conoscenze propedeutiche per il volo spaziale, sia teoriche che pratiche. Tra queste ci sono nozioni di materie nel campo dell’ingegneria e della medicina e i segreti dei gesti di vita quotidiana (bere, mangiare, dormire, igiene personale, …) in orbita.
Siccome il volo spaziale è sfidante sia per il corpo che per la mente, gli istruttori cureranno questi aspetti con esercizi per la preparazione atletica, la resistenza mentale allo stress e facilitare l’adattamento allo microgravità.
Le giornate ai simulatori assumeranno un ruolo chiave per familiarizzare con la stazione spaziale, la Shenzhou e i compagni di equipaggio. Lì, assieme a loro, si eserciteranno con le procedure da seguire nei diversi scenari del volo, dal giorno del lancio al rientro. La parte scientifica della missione, lo scopo principale del viaggio, non sarà trascurata: affiancati dal personale di supporto, gli astronauti pakistani studieranno come replicare negli ambienti di lavoro in orbita gli esperimenti selezionati. Inoltre è stato pattuito che i ricercatori del Pakistan abbiano la possibilità di eseguire in microgravità almeno un progetto di ricerca nazionale da loro predisposto. Non sarà l’unico studio a cui parteciperanno: il piano di volo ne prevedrà altri, probabilmente forniti da istituti cinesi come parte degli accordi di scambio sino-pakistani oppure frutto di nuove collaborazioni. Le aree d’interesse riguardano la biologia, la medicina, la meccanica dei fluidi, ecologia, scienza dei materiali e tante altre.
La domanda sorge spontanea: quando il primo ospite internazionale entrerà nella Stazione spaziale cinese? I portavoce dell’agenzia non si sono sbilanciati nel fornire una finestra temporale sia perché in questo momento è prematuro fare previsioni sia perché è consuetudine da parte dell’ente spaziale mantenere una certa riservatezza. Negli annunci pubblici si è detto che l’astronauta pakistano visiterà l’avamposto nel giro di qualche anno. È lecito comunque ipotizzare che la missione avrà luogo non prima del 2027, considerando che selezione e addestramento occuperanno il 2025 e gran parte, se non tutto, il 2026.
Non appena CNSA riterrà gli astronauti ospiti pronti inserirà la missione nell’agenda della stazione spaziale, così come l’eventuale implicazione con la rotazione degli equipaggi. A quel punto anche le riserve sull’effettiva durata del volo di breve durata del cittadino pakistano verranno sciolte, ma probabilmente non inferiore a una settimana. Ad oggi non sono stati rilasciati dichiarazioni ufficiali e non ci sono precedenti per un parallelismo.
Fonti: CNSA e Spacenews.com
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