L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha selezionato il primo dei due CubeSat che voleranno con la missione, ancora in attesa di essere approvata, Rapid Apophis Mission for Space Safety (Ramses). Una volta confermata, la sonda effettuerà il rendezvous con l’asteroide 99942 Apophis, la cui dimensione principale stimata raggiunge i 375 metri, prima che esso passi eccezionalmente vicino al nostro pianeta, il 13 aprile 2029 ad una distanza prevista di 32.000 km.
Nei pressi dell’asteroide, Ramses rilascerà due piccoli CubeSat per massimizzare il ritorno scientifico di questo raro fenomeno naturale. Lo sviluppo di questo primo CubeSat sarà guidato dall’azienda torinese Tyvak International, sulla scorta della sua esperienza guadagnata con il CubeSat Milani, sviluppato per la missione Hera, predecessora di Ramses. Il finanziamento di questo progetto, dal valore di 4,7 milioni di euro, proviene dai fondi allocati nel luglio 2024 per la preparazione della missione Ramses.
L’eredità di Hera
La prima missione di difesa planetaria dell’ESA, Hera, è stata lanciata il 7 ottobre 2024 alla volta del sistema di asteroidi binario Dydimos, dove assieme ai suoi due passeggeri CubeSat Milani e Juventas, studierà le conseguenze del primo tentativo di deflessione asteroidale mai svolto dall’essere umano.
Per agevolare il suo rapido sviluppo, la missione Ramses pescherà in maniera considerevole dalle tecnologie sviluppate per Hera. Il suo primo CubeSat sarà un ibrido che combina la piattaforma e l’analizzatore delle polveri di Milani con il radar a bassa frequenza di Juventas. L’analizzatore esaminerà il materiale che potrebbe essere rilasciato dalla superficie di Apophis da fenomeni paragonabili alle frane, mentre il radar permetterà una dettagliata indagine sulla struttura interna dell’asteroide. Più precisamente, si ritiene che durante il flyby con la Terra, le forze mareali che si scateneranno su di esso e generate dalla forza gravitazionale del nostro pianeta, potrebbero in qualche modo “rimescolare” la sua superficie facendo affiorare i materiali posti al di sotto di essa. Va da sé che è fondamentale comprendere tutte queste proprietà, se vogliamo sperare di avere un giorno la capacità di riuscire a deviare un asteroide pericoloso, dalla sua rotta di collisione con la Terra.
Tuttavia sebbene Apophis non rappresenti un pericolo per la Terra, queste investigazioni potrebbero consentirci di mettere in pratica tecniche che potremmo usare per determinare la struttura di un asteroide pericoloso e valutare il modo migliore per evitarne la collisione con il nostro pianeta.
Come già detto, Tyvak International sfrutterà le competenze acquisite durante la supervisione dello sviluppo del CubeSat Milani di Hera, guidando un consorzio di società appartenenti ad alcuni stati membri dell’ESA.
«Utilizzando le tecnologie esistenti, questo CubeSat porterà a bordo di Ramses il frutto del lavoro di partner industriali e di ricerca europei fidati, i quali hanno dimostrato la propria abilità di realizzare componenti di elevata qualità rispettando delle strette tempistiche», ha spiegato Fabio Nichele, amministratore delegato di Tyvak International. «Il nostro impegno nell’intraprendere e superare le sfide di queste missioni spaziali avanzate e nel fornire in maniera altamente affidabile tecnologie miniaturizzate per i sistemi spaziali, sta spingendo i confini della difesa planetaria europea verso livelli di eccellenza impareggiabili. Siamo entusiasti di onorare la fiducia dell’Agenzia in questo storico e complesso viaggio», ha concluso poi Nichele.
Ramses ha già Apophis nel mirino
Il 17 ottobre 2024, il direttore generale dell’ESA Josef Aschbacher e il direttore di OHB Italia Roberto Aceti hanno firmato un contratto del valore di 63 milioni di euro, nell’occasione dell’International Astronautical Congress (IAC) di Milano, per dare l’avvio allo sviluppo della missione.
Al momento, il lavoro di preparazione del veicolo spaziale principale sta facendo buoni progressi, dimostrando la maturità del concept complessivo della missione, in attesa della decisione critica sul suo finanziamento, la quale verrà presa durante il Consiglio ministeriale dell’ESA che si terrà a novembre.
«La recente scoperta dell’asteroide 2024 YR4, ha sottolineato il fatto che una missione di ricognizione asteroidale potrebbe essere richiesta con un brevissimo preavviso, qualora dovessimo rilevare un significativo rischio di impatto. Con Ramses, non solo stiamo capitalizzando un’opportunità scientifica unica, ma stiamo anche dimostrando l’abilità dell’ESA di sviluppare una missione asteroidale con delle tempistiche ristrette che riflettono realisticamente il tempo che potremmo avere a disposizione per rispondere a questo tipo di pericoli in futuro». Questo è stato l’interessante commento di Richard Moissl, Capo dell’Ufficio di Difesa Planetaria dell’ESA.
Paolo Martino, manager del progetto Ramses ha aggiunto: «Con Ramses potremmo mettere l’Europa in prima fila: potremmo essere gli unici a riprendere immagini ravvicinate di Apophis e a guidare così gli sforzi globali per sfruttare questa opportunità davvero storica per l’esplorazione spaziale, la scienza degli asteroidi e per la difesa planetaria. Grazie al duro lavoro dei partner industriali ed istituzionali europei e giapponesi, la missione Ramses continua a superare i vari step ingegneristici della sua compressa programmazione che richiederebbe un lancio nel 2028 per poter incontrare Apophis prima che oltrepassi la Terra».
Atterrare su Apophis?
La tecnologia collaudata impiegata per lo sviluppo del primo CubeSat di Ramses, ha permesso al team ingegneristico di esplorare nuove ed entusiasmanti opportunità per il secondo CubeSat della missione europea. Infatti i progettisti in questo periodo stanno attentamente valutando l’opzione di rendere il secondo CubeSat un lander in grado quindi di adagiarsi sul suolo dell’asteroide. I suoi strumenti di superficie potrebbero schiudere una nuova dimensione scientifica a questa intrigante missione.
Al momento il lancio di Ramses è previsto non prima dell’aprile 2028, con un vettore giapponese H3, dal Tanegashima Space Center, in Giappone.
Fonte: ESA