Di astronauti “bloccati” e missioni di soccorso

82db6d22861b8afe248afb44e2e3ec1bfdec74ae.jpeg
Gli astronauti di Crew-10 a poche ore dalla partenza. Credits: NASA/Kim Shiflett

Dopo essere decollata alle 00:03 italiane del 15 marzo 2025 dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center in Florida (Stati Uniti), la Crew Dragon Endurance di SpaceX utilizzata per la missione Crew-10 ha attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) alle 05:04 di domenica 16 marzo, al termine di 29 ore di avvicinamento. Il lancio inizialmente era previsto per il 13 marzo alle 00:48 italiane: a mezz’ora dal decollo un problema allo strongback, la struttura che verticalizza il razzo Falcon 9, ha causato l’annullamento del lancio e il conseguente spostamento di 48 ore.

Al secondo tentativo non ci sono stati problemi di alcun tipo: il booster B1090, al terzo volo, è ritornato regolarmente presso la piazzola di atterraggio Landing Zone 1 (LZ-1) ed Endurance è stata rilasciata in orbita come da programma. Gli unici eventi da riportare sono stati la separazione di un grande pezzo di schiuma isolante del serbatoio del secondo stadio – che non ha comportato problemi di sicurezza – e il guasto della toilette della capsula.

Circa 90 minuti dopo l’attracco e al termine delle verifiche sulla tenuta del corridoio tra la navetta e la Stazione sono stati aperti i portelloni da entrambi i lati, permettendo l’ingresso del comandante Anne McClain (NASA), del pilota Nichole Ayers (NASA) e degli specialisti di missione Takuya Onishi (JAXA) e Kirill Peskov (Roscosmos). Ad attenderli a bordo c’era l’equipaggio di Expedition 72, composto da Aleksej Ovčinin, Ivan Vagner e Donald Pettit (Sojuz MS-26) e Nick Hague, Aleksandr Gorbunov, Sunita Williams e Barry Wilmore (Crew-9): Hague, in particolare, ha accolto i nuovi arrivati indossando una maschera di un alieno.

Frame dalla diretta dell’ingresso di Crew-10 nella ISS. Credits: The Launchpad/YouTube.

Crew-10, come suggerisce il nome stesso, è la decima missione operativa con astronauti gestita da SpaceX nell’ambito del Commercial Crew Program (CCP), il programma commerciale di trasporto degli equipaggi voluto dall’agenzia spaziale statunitense (NASA), e la quattordicesima verso la ISS: alle dieci missioni di lunga durata vanno aggiunte quella dimostrativa (Demo-2, maggio-agosto 2020) e le tre per conto di Axiom Space.

La capsula utilizzata per questa missione era al quarto volo, dopo le missioni Crew-3, Crew-5 e Crew-7.

La questione degli astronauti “bloccati”

La missione ha avuto una particolare eco anche sui giornali generalisti in quanto associata alla narrazione degli «astronauti bloccati nello Spazio», promossa soprattutto da Elon Musk e dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Con questa formulazione il riferimento è a Williams e Wilmore, arrivati a bordo della ISS a giugno 2024 con la capsula CST-100 Starliner di Boeing, l’altra vincitrice del programma CCP, per una missione di circa due settimane: lo scopo finale era la certificazione dell’intero sistema e l’entrata in servizio regolare della navetta.

Non si trattava comunque del primo volo in assoluto: gli accordi stretti tra NASA e Boeing (e similmente anche con SpaceX) prevedevano prima lo svolgimento di una missione di qualche giorno senza equipaggio. Al termine di questa, dopo un’attenta e rigorosa analisi dei dati ricevuti e del comportamento della capsula, si sarebbe svolta un’altra missione di collaudo con astronauti a bordo, della durata appunto di un paio di settimane.

Per CST-100 Starliner però i problemi sorsero fin dal primo test orbitale senza equipaggio, il 20 dicembre 2019: la capsula non raggiunse la ISS per via di un malfunzionamento dell’orologio interno e al conseguente utilizzo dei motori per l’innalzamento della quota in momenti errati. Il rientro avvenne in sicurezza, permettendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati, pur non effettuando l’attracco con la stazione spaziale. Boeing decise quindi di finanziare autonomamente un secondo volo orbitale: dopo due anni e mezzo, a causa di ritardi e ulteriori problemi, CST-100 Starliner riuscì finalmente a completare la missione dimostrativa senza equipaggio e permise di compiere ulteriori progressi verso quella con astronauti.

Si arrivò quindi al 5 giugno 2024, quando Williams e Wimore decollarono dallo Space Launch Complex 41 di Cape Canaveral, in Florida, diretti verso la Stazione Spaziale Internazionale per la missione di prova con equipaggio. Fin da subito furono riscontrate alcune perdite dell’elio – utilizzato per pressurizzare i serbatoi – in aggiunta a quelle già note a Terra. I problemi più significativi arrivarono però una volta attraccati alla ISS: legati ai propulsori nel modulo di servizio (una parte separata dalla capsula, che viene poi staccata e fatta rientrare in modo distruttivo in atmosfera), portarono ad allungare la permanenza in orbita dei due astronauti per permettere di svolgere tutte le verifiche e le analisi necessarie. Queste durarono diverse settimane, durante le quali NASA organizzò conferenze stampa di aggiornamento: in tutte veniva comunque ribadita la sicurezza della navetta e la possibilità di utilizzarla come mezzo di rientro in qualsiasi momento, in caso di emergenza.

Mentre le settimane scorrevano e i tecnici cercavano di capire le cause dei problemi ai motori, si avvicinava il cambio di equipaggio nel lato internazionale della ISS: a fine agosto la missione Crew-8 sarebbe ritornata a Terra, dopo una breve sovrapposizione con Crew-9, giunta qualche giorno prima. Con tutte le porte di attracco occupate da veicoli spaziali, NASA dovette prendere una decisione in merito a Starliner: l’opzione giudicata più sicura fu quella di un rientro senza equipaggio della navetta e il ritorno di Wilmore e Williams con la capsula Freedom di Crew-9. Benché la Crew Dragon sia stata concepita per il trasporto di sette astronauti, ma solo in particolari scenari, per il regolare servizio è configurata per ospitare quattro occupanti. Di conseguenza l’equipaggio della missione è stato ridotto a due componenti: rimasero Hague e Gorbunov, mentre Zena Cardman (NASA, comandante) e Stephanie Wilson (NASA, specialista di missione) vennero lasciate a Terra e riassegnate a missioni future.

Nel periodo tra la partenza di Calypso e l’attracco di Freedom furono allestiti due seggiolini temporanei a bordo di Endeavour, la capsula utilizzata da Crew-8. È stato fatto ciò per garantire a Wilmore e Williams la possibilità di tornare a Terra in sicurezza, nella remota eventualità in cui si renda necessario abbandonare l’avamposto in risposta allo scenario di emergenza di incendio, di improvvisa e rapida depressurizzazione e di rilascio in cabina di sostanze tossiche.

Riassumendo, i due astronauti in questione, Sunita Williams e Barry Wilmore, non sono mai rimasti «bloccati nello spazio», ma piuttosto hanno visto un cambio nella capsula con cui tornare a Terra (da CST-100 Starliner Calypso alla Crew Dragon Endurance) e un conseguente prolungamento della missione (da poche settimane a otto mesi circa). La scelta di Wimore e Williams per il volo di test di Calypso venne fatta anche considerando le loro carriere ed esperienze: entrambi sono al terzo volo ed entrambi sono piloti militari collaudatori.

  Questo articolo è copyright dell'Associazione ISAA 2006-2025, ove non diversamente indicato. - Consulta la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it

Matteo Deguidi

Studio Astrophysics and Cosmology a Padova e qui provo a raccontare quello che succede nel mondo dell'astronautica mondiale, concentrandomi su missioni scientifiche in corso o in fase di sviluppo, con qualche spruzzata di astronomia.