La missione NS-29 di Blue Origin ha simulato la gravità lunare

Uno dei decolli di New Shepard Credits: Blue Origin
Uno dei decolli di New Shepard Credits: Blue Origin

Blue Origin ha effettuato qualche giorno fa con successo il lancio del proprio veicolo New Shepard. Il decollo è avvenuto, come tutti quelli che hanno preceduto questo volo, dal sito di lancio dell’azienda situato nel West Texas. Questa missione, denominata NS-29, ha portato in volo 30 diversi carichi utili ma nessuna presenza umana.

La principale peculiarità di questa missione, aldilà dell’assenza di persone a bordo, è stata l’adozione di un profilo di volo diverso da tutti i precedenti. Finora, il New Shepard era in grado di far provare diversi secondi di microgravità ai suoi occupanti giungendo all’apice della sua traiettoria suborbitale. Stavolta, invece, nel corso della missione NS-29 la capsula del New Shepard, tramite l’azione dei propulsori del controllo assetto, è stata fatta ruotare su sé stessa. Questa azione ha permesso alla capsula di ruotare alla velocità di circa 11 giri al minuto, sufficiente per simulare oltre due minuti di gravità lunare a cui sono state sottoposte le ricerche scientifiche collocate all’interno della capsula, ovvero una durata molto più lunga dei circa 20 secondi messi a disposizione dai tipici voli parabolici effettuati da aerei dedicati.

NS-29. Ritorno a Terra della capsula - Credits: Blue Origin webcast

La missione ha trasportato 29 carichi utili all’interno della capsula, 17 dei quali sono stati forniti dalla NASA attraverso il suo programma Flight Opportunities, mentre un 30° è stato posizionato all’esterno del booster per essere esposto all’ambiente spaziale. I 30 progetti di ricerca della missione NS-29 si possono raggruppare in sei macro categorie: utilizzo delle risorse in situ, mitigazione della polvere, sistemi abitativi avanzati, sensori e strumentazione, tecnologie per piccole astronavi e sistemi di discesa e atterraggio. La maggior parte di questi progetti, come detto, proviene dai centri NASA, ma molti altri da Honeybee Robotics, una divisione di tecnologia spaziale di Blue Origin.

I principali carichi utili di questa missione sono i seguenti progetti:

  • Electrostatic Dust Lofting (EDL), NASA Kennedy Space Center
    EDL è un progetto che studia come la polvere lunare si carica elettricamente e si solleva dal suolo quando esposta alla luce ultravioletta. Le intuizioni di questo studio aiuteranno le future missioni lunari ad affrontare i problemi legati alla presenza di polvere. Il progetto è stato creato dal Kennedy Space Center della NASA in Florida insieme all’Università della Florida Centrale e all’Università del Colorado, Boulder.
  • Fluidic Operations in Reduced Gravity Experiment (FORGE), NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL)
    FORGE collauderà le modalità di gestione di liquidi e gas nello spazio. Questa tecnologia sarà fondamentale per gli strumenti che dovranno monitorare la qualità dell’acqua per gli astronauti o cercare prove di vita sui mondi nel nostro sistema solare.
  • Honey Bubble Excitation Experiment (H-BEE), Honeybee Robotics
    H-BEE è uno strumento che valuta il comportamento delle bolle nei liquidi densi sulla Luna. Le intuizioni aiuteranno a prevedere meglio il comportamento delle bolle di ossigeno nella roccia lunare fusa durante un processo chiamato elettrolisi del regolite fuso.
  • Soil Properties Assessment Resistance and Thermal Analysis (SPARTA), JPL
    SPARTA è un toolkit progettato per effettuare test geomeccanici sotto la superficie lunare. Il test mira a comprendere come la gravità lunare ne influenza le prestazioni. SPARTA è stato creato da JPL nella California meridionale e sviluppato da Honeybee Robotics.
  • Lunar-g Combustion Investigation (LUCI), NASA Glenn Research Center
    LUCI è un esperimento per studiare come bruciano i materiali posti nella gravità della Luna rispetto a quella della Terra. I risultati aiuteranno la NASA e i suoi partner a creare habitat di vita e lavoro più sicuri per le persone sulla Luna. Questo progetto è sviluppato dal Glenn Research Center della NASA a Cleveland, Ohio, insieme a Voyager Technologies.
  • Sistema di micropropulsione a matrice sintonizzabile MEMS a evaporazione di film (FEMTA), Purdue University
    FEMTA è un sistema di micropropulsione a base d’acqua in fase di sviluppo da parte dei ricercatori della Purdue University. Questo piccolo propulsore aiuterà a controllare con precisione la direzione e il posizionamento di piccoli satelliti. Gli esperimenti stanno misurando quanto bene FEMTA e il suo sistema di distribuzione passiva del propellente funzionano in ambienti a bassa gravità. Questo è l’esperimento che è stato installato all’estero del New Shepard.
NS-29. Touch Down - Credits: Blue Origin webcast

Dave Limp, amministratore delegato di Blue Origin, in un post sui social media ha dichiarato che: «Questo profilo di volo rappresenta una nuova modalità, a costi decisamente più bassi, di mettere gravità lunare a disposizione di NASA ed altri fornitori». Questa modalità è in fase di sviluppo da diversi anni. L’Agenzia spaziale statunitense aveva annunciato a marzo 2021 un accordo di collaborazione con Blue Origin per sviluppare una capacità di generare artificialmente la gravità lunare con il New Shepard. La NASA aveva fornito finanziamenti e provveduto all’acquisto di spazi dedicati ai carichi utili sul New Shepard. I funzionari dell’azienda avevano parlato di effettuare voli a gravità parziale anche prima di quell’annuncio. In un webinar dell’agosto 2020, Erika Wagner di Blue Origin aveva dichiarato che l’azienda stava studiando la capacità di far ruotare la capsula per creare condizioni di gravità lunare. All’epoca, era stato affermato che la prima missione con questo profilo di volo sarebbe stata pianificata per il 2022.

Il New Shepard potrà essere utilizzato per simulare altri livelli di gravità parziale oltre a quella lunare. Blue Origin ritiene di poter adattare questa capacità di New Shepard per riprodurre in futuro la gravità di altri ambienti del sistema solare, come ad esempio quella del pianeta Marte.

Fonte: SpaceNews.com

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.