Completato in Italia un elemento chiave per la missione Mars Sample Return

Rappresentazione dell'Earth Return Orbiter che cattura il container con i campioni della superficie marziana. Credit: Airbus

Negli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space è stato completato l’Orbit Insertion Module, il modulo propulsivo dell’Earth Return Orbiter che, al termine della futura missione congiunta NASA – ESA Mars Sample Return (MSR), riporterà verso la Terra i campioni di suolo marziano già raccolti dal rover NASA Perseverance.

Nell’ottobre 2020 ESA stipulò un contratto da 491 milioni di euro con il colosso aerospaziale europeo Airbus per la realizzazione dell’Earth Return Orbiter (ERO), il maggior contributo europeo ma non l’unico, alla missione. Nello stesso mese Airbus affidò alla joint venture franco italiana Thales Alenia Space il compito di realizzare l’Orbit Insertion Module (OIM).

Dopo due anni di viaggio verso il pianeta rosso l’OIM fornirà all’ERO la spinta propulsiva necessaria all’inserimento in orbita marziana. Al completamento della manovra, con la sonda orbitante intorno al pianeta in modo stabile ad un’altitudine di 325 chilometri, l’OIM si separerà dalla stessa per alleggerirla in vista del viaggio di ritorno.

L’ERO negli stabilimenti di Torino. Credit: Thales Alenia Space

Thales Alenia Space ha definito il modello completato un Proto-Flight Model, un prototipo che inizialmente verrà sottoposto a vari test di resistenza e successivamente utilizzato come unità operativa di volo.

Parallelamente all’OIM, anche la struttura primaria dell’ERO è in corso di realizzazione presso gli stabilimenti Airbus di Tolosa in Francia e, sempre secondo l’azienda, è pronta per essere sottoposta al Qualification Static Test che ne validerà la resistenza meccanica ai carichi previsti dal progetto.
ERO, lanciato da un Ariane 6 di Arianespace, sarà la prima sonda interplanetaria a compiere il viaggio di andata e ritorno tra Terra e Marte, utilizzerà il più potente sistema di propulsione elettrico mai realizzato per una sonda, compirà la prima cattura di un oggetto in orbita a un altro pianeta e sarà la sonda di maggiori dimensioni in orbita marziana.
La massa complessiva di ERO è di 7 tonnellate, con il corpo principale che raggiunge 7,5 metri di altezza. I due moduli fotovoltaici, di 38 metri di apertura per un’area di 144 m², sono i più grandi mai realizzati per una sonda.

Le dimensioni dell’Earth Return Orbiter a confronto con Mars Reconnaissance Orbiter e Trace Gas Orbiter. Credit: ESA – K. Lochtenberg

Raggiunta l’orbita marziana, grazie a dispositivi ottici, ERO dovrà individuare il contenitore dei campioni, grande quanto un pallone da basket e già portato in orbita dal Mars Ascent Vehicle (MAV), compiere le manovre di avvicinamento e catturarlo.
Il contenitore verrà quindi sigillato all’interno della capsula Earth Entry System, realizzata dalla NASA, che due anni dopo dovrà resistere al rientro nell’atmosfera terrestre per atterrare dolcemente nel deserto dello Utah negli Stati Uniti.

Se per quanto riguarda l’impegno europeo i lavori proseguono secondo programma, purtroppo dal fronte NASA non arrivano notizie incoraggianti.
L’ultima architettura di missione ufficiale risale alla primavera 2023, abbandonata l’anno successivo per far fronte a una spesa prevista di 11 miliardi di dollari.
Nel giugno di quest’anno NASA ha annunciato che finanzierà sette proposte provenienti dal settore privato, oltre a tre interne, per ridurre i costi e velocizzare lo sviluppo della missione.
Attualmente il Mars Sample Return Strategy Review Team, la squadra di esperti della NASA incaricata al riesame della missione, è ancora al lavoro per effettuare la scelta definitiva tra le proposte presentate e l’annuncio è atteso prima della fine dell’anno. A gennaio ci sarà quindi l’insediamento della nuova Presidenza e con essa anche la nuova amministrazione NASA.

Se a livello politico non si dovesse trovare un accordo per rifinanziare la missione, per ESA sarebbe la seconda missione marziana rimasta in sospeso in pochi anni. Nel 2022 infatti, in accordo con le sanzioni alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, ESA ha terminato ogni collaborazione con l’Agenzia spaziale Roskosmos, il che tra le altre cose ha bloccato a Terra il rover Exomars Rosalind Franklin. Secondo gli accordi la Russia avrebbe dovuto fornire il lanciatore Proton e il modulo Kazačok per l’atterraggio controllato sulla superficie marziana.

Fonte: Thales Alenia Space

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.