Spento un altro strumento scientifico a bordo di Voyager 2

Marzo 1977, ingegneri del JPL al lavoro su Voyager 2. Credit: NASA

Il controllo missione del NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL) ha comunicato di aver spento lo scorso 26 settembre un altro strumento scientifico della sonda interstellare Voyager 2 che, come la gemella Voyager 1, sta viaggiando al di fuori del SIstema Solare e dell’eliosfera.
La decisione è stata posticipata il più possibile, ma alla fine è stata inevitabile per risparmiare la sempre minore energia di bordo che si riduce di 4 W ogni anno.

Il Plasma Science Experiment realizzato dal Massachussets Institute of Technology. Credit: MIT News/MIT Museum

Lo strumento in questione è il Plasma Science Experiment (PLS), spettrometro per lo studio del plasma che ne determina velocità, densità e pressione e rileva inoltre urti di elettroni con un range energetico compreso tra 5 eV e 1 keV.
Lo strumento, realizzato negli anni ’70 presso il MIT dal team di Herbert Bridge (1919-1995) e Alan Lazarus (1931-2014), è l’evoluzione di un primo prototipo che volò a bordo del satellite statunitense Explorer 10 nel 1961.
La versione più recente del PLS è il Solar Wind Electrons Alphas and Protons (SWEAP), operativo a bordo della sonda NASA Parker Solar Probe.

Durante il passaggio di Voyager 2 vicino a Giove nel 1979, il PLS rese possibile la scoperta di un toroide (o ciambella) di plasma intorno al gigante gassoso, composta da ioni di zolfo e ossigeno provenienti dai vulcani della luna Io.
Due anni dopo, nei pressi di Saturno, il PLS scoprì che la magnetosfera del pianeta era ricca di acqua e ossigeno provenienti dalle sue lune ghiacciate.
Nei pressi di Urano e Nettuno, rispettivamente nel 1985 e 1989, registrò la drastica diminuzione del plasma nelle vicinanze dei due pianeti.

La posizione delle due Voyager rispetto al Sistema Solare e l’eliosfera. Credit: NASA/JPL

Nell’agosto del 2007 il PLS registrò il passaggio della sonda attraverso il termination shock, la regione turbolenta dell’eliosfera in cui il vento solare rallenta a causa della maggiore pressione del mezzo interstellare e ciò causa una compressione, riscaldamento e variazioni del campo magnetico.
Il termination shock non è un confine fisso, la sua distanza dal Sole è variabile e infatti Voyager 2 lo ha attraversato più volte prima di uscire definitivamente nello spazio esterno. Infatti nel novembre 2018 il PLS rivelò che il flusso di vento solare si era fermato, sancendo quindi l’ingresso della sonda nello spazio interstellare.

Ora che Voyager2 è da tempo oltre il termination shock i dati del PLS sono diventati relativamente meno importanti. Questo, unitamente al fatto che a causa dell’assetto della sonda, la rilevazione di dati scientifici avviene per poco tempo solo ogni tre mesi, quando la sonda fa una rotazione completa di 360 gradi esponendo i rilevatori verso il Sole, ha determinato la scelta di spegnere il PLS.
Lo stesso strumento a bordo della gemella Voyager 1 smise di funzionare correttamente nel 1980 e venne definitivamente spento nel 2007. Tale malfunzionamento rese problematico determinare la posizione del termination shock.

Attualmente, dopo 47 anni di viaggio, Voyager 2 si trova a 19 ore luce dalla Terra, equivalenti a circa 20,6 miliardi di chilometri, viaggia a oltre 15 km/s e ha ancora attivi 4 dei 10 strumenti scientifici di bordo: il magnetometro Triaxial Fluxgate, il Low Energy Charged Particle Instrument, il Cosmic Ray System e il Plasma Wave Subsystem.
Alimentata da un generatore RTG, la sonda avrà energia sufficiente per operare anche nel prossimo decennio, a scapito però di ulteriori strumenti che verranno all’esigenza spenti.

Fonte: NASA

  Questo articolo è © 2006-2024 dell'Associazione ISAA, ove non diversamente indicato. Vedi le condizioni di licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it

Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.