In un rapporto commissionato dall’Unione Europea, l’ex direttore della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha chiesto all’Agenzia spaziale europea di abbandonare la sua politica di “ritorno geografico”, al fine di garantire all’industria spaziale europea di rimanere competitiva nel mercato globale.
L’ESA agisce sulla base del principio del ritorno geografico, cioè investe in ogni Stato membro, attraverso contratti industriali di vario tipo per l’attuazione di programmi spaziali, un importo più o meno equivalente al contributo di ogni Paese.
Pubblicato lo scorso 9 settembre, il rapporto Il Futuro della Competitività Europea di Draghi offre un’analisi approfondita e delle raccomandazioni sul futuro delle industrie europee chiave, inclusa l’industria spaziale. Esso sottolinea il fatto che, mentre le vendite alle entità pubbliche europee sono aumentate, le vendite commerciali e soprattutto le esportazioni dell’industria spaziale hanno subito una notevole contrazione.
Il rapporto afferma che le vendite combinate del comparto negli ultimi anni sono diminuite dagli 8,6 miliardi di euro del 2021 agli 8,3 miliardi di euro del 2022. Analizzando i dati dal punto di vista del contesto storico, i risultati dell’Europa del 2022 rappresentano un valore che non veniva osservato dal 2009, e questo declino costante non veniva osservato dal 2017. Secondo il rapporto, la fonte principale delle perdite di fatturato deriva dai settori dei sistemi di lancio e delle applicazioni satellitari.
Riguardo al settore dei sistemi di lancio, il rapporto delinea un’industria “in crisi”, il cui potenziale per la competitività del futuro è permeato da un alone di incertezza. Una delle ragioni individuate da Draghi, per questa prospettiva è l’incapacità dell’Europa di adattarsi ai cambiamenti tecnologici del mercato.
«I lanciatori e i programmi per il trasporto spaziale promossi dall’ESA e dai suoi stati membri, hanno mancato la risposta a questa evoluzione tecnologica globale, a causa di processi decisionali complessi, di una struttura di governance caratterizzata dal principio del “ritorno geografico” e dall’assenza di un approccio di preferenza europea» scrive Draghi.
Un altro fattore significativo identificato nel rapporto, che limita la competitività potenziale futura dell’industria spaziale europea, sono i finanziamenti. Esso evidenzia l’insufficienza degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo e un accesso limitato ai finanziamenti pubblici e privati.
L’analisi dell’ex premier italiano fornisce infine una serie di dieci raccomandazioni, suddivise in tempistiche a breve, medio e lungo termine.
A breve termine, si raccomanda di lasciare perdere la politica di ritorno geografico da sempre attuata dall’ESA, stabilendo un mercato europeo singolo per lo spazio, con una comune intelaiatura legislativa, migliorando l’accesso ai finanziamenti per le startup e per le piccole e medie imprese, creando delle regole che veicolino le preferenze verso gli attori industriali europei, e definendo una struttura politica dell’Unione Europea per il settore dei lanciatori, per assicurare un accesso autonomo allo spazio.
Nel medio termine le raccomandazioni includono la riforma della governance spaziale europea al fine di ridurre le complessità e la frammentazione, la creazione di un fondo spaziale multiuso dell’Unione Europea, lo sfruttamento di sinergie fra le industrie spaziali e della difesa, e la promozione di un migliorato accesso ai mercati spaziali internazionali.
L’unica raccomandazione a lungo termine sottolineata da Draghi è la definizione delle priorità strategiche congiunte per la ricerca e l’innovazione, supportate da una migliore coordinazione e dagli adeguati finanziamenti.
Fonte: European Spaceflight