Volo suborbitale riuscito per NS-26

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L'equipaggio di NS-26. Credits: Blue Origin

Nel pomeriggio italiano del 29 agosto, più precisamente alle 15:07, il razzo New Shepard di Blue Origin ha immesso in una traiettoria suborbitale la capsula RSS First Step, al cui interno erano accomodate sei persone. Il decollo è avvenuto presso il sito dell’azienda a Corn Ranch, in Texas, negli Stati Uniti d’America, e sia il vettore che la capsula sono stati recuperati con successo, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro.

Per la capsula si è trattato del decimo volo complessivo (NS-14, NS-15, NS-16, NS-18, NS-19, NS-20, NS-21, NS-22, NS-25 e NS-26), sempre propulsa da NS-4: il booster però ha effettuato un volo in più, durante la missione senza equipaggio NS-24 e svolta dalla capsula RSS H.G. Wells.

In merito ai numeri raggiunti dalla missione, Blue Origin ha comunicato che la missione è durata complessivamente 10 minuti e 8 secondi, e la massima velocità di ascesa è stata di 3.602 km/h: sia la capsula che il booster hanno raggiunto un apogeo di 105 km sul livello del mare, superando così la linea di Kármán, solitamente definita il confine tra lo spazio e l’atmosfera. Questo limite non è universalmente riconosciuto, nonostante la poca importanza ai fini pratici: per Virgin Galactic, l’altra azienda che fornisce voli suborbitali a clienti paganti, fissa il confine con lo spazio a 80 km di quota.

Assieme ai sei membri dell’equipaggio c’erano a bordo anche due esperimenti dell’agenzia spaziale statuntiense (NASA): uno riguardante come gli organismi inizino a rispondere ai cambiamenti nella gravità e uno su un nuovo materiale per gli scudi termici (thermal protection system, TPS).

Il primo dei due esperimenti citati ha anche rappresentato una novità nel panorama spaziale: Rob Ferl, che ha partecipato al volo e ha eseguito l’esperimento, è così diventato il primo ricercatore finanziato da NASA a effettuare un esperimento su un volo commerciale suborbitale. Per l’esperimento sono stati riempiti dei particolari tubi, chiamati Kennedy Space Center fixation tubes (KFT) con delle piante e un agente preservante. In quattro fasi diverse del volo, e quindi di peso, Ferl ha attivato i tubi per rilasciare l’agente: lo ha fatto prima del decollo, in condizioni standard di gravità, all’inizio e alla fine della fase di microgravità, e alla fine del volo. In seguito i tubi saranno sottoposti ad analisi trascrittomica, una tecnica che permette di studiare l’espressione genica di un determinato composto.

Un esperimento simile era stato effettuato per conto di Ferl e colleghi nel corso della missione Unity 22, la prima missione suborbitale con equipaggio effettuata da Virgin Galactic: all’epoca era stata Sirisha Bandla, vicepresidente degli affari governativi e delle operazioni di ricerca dell’azienda, ad attivare i tubi.

Il secondo esperimento finanziato da NASA invece non richiedeva l’intervento umano: due nuovi materiali per il sistema di protezione termico della capsula sono stati montati all’esterno del modulo di propulsione del New Shepard. Si tratta di un isolante fibroso annegato con degli opacizzanti cercamici, che rendono il materiale opaco e riducono il trasferimento radiativo del calore, e di un isolante flessibile rinforzato con un aerogel, progettato per minimizzare la conduzione del calore da parte dei gas. La particolarità di questi due materiali è di essere ripiegabili e quindi facilmente immagazinabili.

Nella capsula c’erano anche diverse cartoline a tema ispirazionale per una carriera negli ambiti scientifici: si tratta oramai di una costante nei voli di New Shepard, dal momento che la fondazione che si occupa di raccogliere le cartoline, Club for the Future, è stata fondata direttamente da Blue Origin.

Oltre agli esperimenti e alle cartoline, RSS First Step ha portato sei persone nello spazio – qualunque definizione di esso si prenda – e per tutti è stata la prima esperienza di volo spaziale.

Il sito di Blue Origin e il profilo X relativo hanno condiviso alcune brevi informazioni sulla vita di ognuno in occasione dell’annuncio dell’equipaggio, avvenuto il 24 luglio 2024. A differenza di SpaceX, dove anche per le missioni private come Polaris Dawn, Fram2 o le varie spedizioni di Axiom, esiste un comandante e pilota, nel caso di Blue Origin nessuno dei partecipanti ha compiti attivi nel controllo della capsula.

L’equipaggio di questa missione si può dividere a metà, in base al lavoro svolto: tre persone (Nicolina Elrick, Eugene Grin e Ephraim Rabin) sono legate al mondo dell’imprenditoria, mentre Robert Ferl, Eiman Jahangir e Karsen Kitchen sono impegnati nel mondo scientifico.

Elrick è una imprenditrice che nel corso degli anni ha fondato diverse aziende nel settore informatico e si è dedicata alla formazione di altri imprenditori. Grin, invece, è nato in Ucraina ed è emigrato negli Stati Uniti nel 1979, dove ha lavorato nella finanza e nel settore immobiliare. Rabin infine ha fondato Parchem Fine & Specialty Chemicals, un’azienda grossista di prodotti chimici.

Come già accennato in precedenza, Ferl è stato il primo ricercatore finanziato da NASA per effettuare un esperimento a bordo di un volo commerciale suborbitale. Ma oltre a questo è anche professore e direttore dell’Astraues Space Institute all’University of Florida e ha passato gran parte della sua vita a studiare come gli organismi viventi rispondano a condizioni estreme, specialmente nel caso della microgravità: assieme ai suoi colleghi ha lavorato a diversi esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), oltre a dimostrare la fattibilità della crescita delle piante nel suolo lunare portato a Terra dalle missioni Apollo.
Jahangir è invece un cardiologo e professore associato di medicina e radiologia al Vanderbilt University Medical Center, dove cura pazienti con problemi cardiaci. Ha raccontato di aver sempre avuto il sogno di andare nello spazio, e in attesa di quello ha partecipato ad alcune missioni analoghe.
Kitchen è invece diventata la donna più giovane ad attraversare la linea di Kármán: attualmente sta concludendo la laurea in Comunicazione e Astronomia, con l’intenzione di andare a lavorare nell’industria spaziale in futuro. Ha effettuato ricerche di radioastronomia presso il Green Bank Observatory in West Virginia e ha lavorato al Morehead Planetarium dell’University of North Carolina. Come Jegengeir ha effettuato in precedenza alcune sessioni di addestramento al volo spaziale, effettuando alcuni voli parabolici e sperimentando la centrifuga per simulare l’accelerazione subita durante il decollo verso l’orbita.

Le vite e i cognomi dei partecipanti al volo sono rappresentate all’interno della patch della missione: il verde e le piante sono per l’esperimento di Ferl, mentre le spirali, oltre a rappresentare la lenta rotazione della capsula dopo la separazione del booster, sono un simbolo per il ruolo di Rabin nella supply chain, per la passione di Grin per il viaggio e per il sogno di Jahangir di raggiungere lo spazio. Al medico è anche dedicato il cuore, a rappresentare il suo lavoro di cardiologo. I bambini in fondo rappresentano il sogno di Kitchen e Elrick di andare nello spazio quando erano piccole, oltre a essere un richiamo all’obiettivo di Club for the Future di ispirare le nuove generazione ad intraprendere carriere scientifiche.

Fonti: NASA, NASA Tech Report, Blue Origin.

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Matteo Deguidi

Studio Astrophysics and Cosmology a Padova e qui provo a raccontare quello che succede nel mondo dell'astronautica mondiale, concentrandomi su missioni scientifiche in corso o in fase di sviluppo, con qualche spruzzata di astronomia.