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La Cina lancia i primi satelliti della sua megacostellazione G60

Il lancio del Long March 6A. Credit: CCTV/SciNews/YouTube

La Cina ha lanciato con successo, martedì 6 agosto, il primo gruppo di 18 satelliti della megacostellazione in orbita polare bassa per le comunicazioni denominata G60Qianfan Xingzuo (Thousand Sails – Mille Vele).

Il razzo Lunga Marcia 6A è decollato alle 08:42 italiane di martedì 6 agosto 2024, dal Launch Complex 9A del Taiyuan Satellite Launch Center in Cina. La China Aerospace Science and Technology Corporation (CASC), due ore dopo ha annunciato il successo del lancio.

In buona sostanza, la costellazione Quinfan Xingzuo, gestita dalla Shanghai Spacecom Satellite Technology (SSST), è la versione cinese della megacostellazione Starlink di SpaceX, la quale fornisce servizi internet ai propri clienti sparsi in tutto il mondo, attualmente tramite 6.200 satelliti.
Questo numero sta salendo con incedere impressionante, basti pensare che quest’anno sono già stati effettuati dalla compagnia di Elon Musk oltre 50 lanci di Falcon 9 dedicati al progetto Starlink, con molti altri lanci in programma, infatti SpaceX ha già ottenuto il permesso di lanciare altre 12.000 unità, sempre in orbita bassa, e ha già richiesto l’autorizzazione per lanciarne ulteriori 30.000. La costellazione Qianfan non avrà di certo queste dimensioni, ma sicuramente andrà a contribuire al traffico di satelliti attorno al nostro pianeta.

«I satelliti sono simili agli Starlink V1, con una morfologia a pannello piano e una massa di 300 kg ciascuno. La costellazione G60 sarà composta da 14.000 unità satellitari» questo è il commento su X fatto da Jonathan McDowell, dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, poco dopo il lancio. Sempre secondo McDowell, apparentemente la quota operativa dei satelliti cinesi è di circa 800 km, quindi più alta di quella della costellazione Starlink, che è di circa 550 km.

La megacostellazione G60 – Qianfan Xingzuo

I piani di SSST prevedono una prima fase in cui verranno lanciati 1.296 satelliti, di cui 648 dovranno essere messi in orbita entro la fine del 2025 per fornire un network di copertura regionale. Secondo le prime dichiarazioni fornite dall’organizzazione cinese, sono 108 le unità che dovranno essere collocate in orbita nell’arco del 2024, in due lanci rispettivamente di 36 e 54 satelliti.

La costellazione G60 – Qianfan intende fornire accesso globale a internet ed è una dei due sistemi che la Cina sta pianificando per contrastare i sistemi statunitensi, compreso quindi Starlink. Thousand Sails inoltre ha lo scopo di garantire slot orbitali, frequenze definite e di assicurare una copertura internet con relativa sicurezza dei dati a livello nazionale.

Anche l’esercito cinese ha mostrato interesse per le due costellazioni, riferendosi anche all’impiego dei satelliti nella difesa dell’Ucraina contro l’invasione della Russia.

La megacostellazione Guowang (SatNet)

Thousand Sails non è l’unico programma per la comunicazione internet via satellite cinese. Infatti verranno lanciate a breve anche le prime unità del sistema Guowang (SatNet) che conterà, una volta eseguiti tutti i lanci, 13.000 unità in orbita. Tuttavia al momento le informazioni su questa megacostellazione sono scarne.

Migliorare le capacità di lancio

Va da sé che, per lanciare queste megacostellazioni satellitari in tempi utili, la Cina deve far crescere enormemente le proprie capacità di lancio. Il colosso asiatico ha già iniziato a investire nel settore spaziale commerciale, che seppur ancora emergente, ha già mostrato grande intraprendenza, infatti gli esperti del comparto spaziale cinese si attendono già per il 2025 i primi lanci di vettori riutilizzabili di media capacità. I primi pad di lancio di uno spazioporto commerciale nei pressi di Wenchang, sull’isola di Hainan, sono stati completati e altri pad saranno necessari per sostenere il rateo di lanci richiesti per queste megacostellazioni.

Un lancio non del tutto perfetto

Nonostante il comunicato rilasciato dalla CASC poco dopo il decollo parlasse di completo successo, quasi contemporaneamente McDowell ha riferito in un post su X dell’ipotesi che l’upper stage del vettore Lunga Marcia 6A possa essere andato in pezzi dopo il rilascio dei satelliti. Questo vettore combina due stadi a propellente liquido (cherosene RP-1 e ossigeno liquido), con il primo stadio allungato e affiancato da quattro booster a propellente solido e con il secondo stadio dello stesso diametro del primo. Esso è in grado di portare 4.500 kg di carico in un’orbita eliosincrona di 700 km.

Due giorni dopo il lancio, l’azienda Slingshot Aerospace, specializzata nel tracciamento degli oggetti orbitali e nell’analisi dei relativi dati, ha dichiarato in un suo post su LinkedIn che il lancio cinese sembra abbia creato una striscia composta da una cinquantina di detriti lungo il suo percorso orbitale. Secondo Slingshot, adesso questa cinquantina di detriti rappresenta un pericolo per le costellazioni satellitari che orbitano a quote più basse.

Anche l’U.S. Space Force ha confermato la disintegrazione dello stadio del Lunga Marcia 6A, la quale sembra essere occorsa alle 15:48 UTC del 7 agosto. Sempre secondo la Space Force, questi detriti non rappresentano un pericolo per il volo spaziale abitato.

L’U.S. Space Command ha confermato in un post su X datato 8 agosto la disgregazione di un razzo cinese Lunga Marcia 6A lanciato il 6 agosto 2024, che ha creato circa 300 detriti spaziali in orbita bassa e tracciabili da terra. Anche secondo lo Space Command non ci sono pericoli immediati ma comunque la situazione verrà continuamente monitorata tenendo sotto osservazione le possibili congiunzioni orbitali di satelliti con questa nuvola di detriti per garantire la sicurezza del dominio spaziale.

Tuttavia, i detriti spaziali a queste altitudini, dove l’attrito atmosferico è minimo, possono restare in orbita per decenni o più, in dipendenza essenzialmente dalla loro dimensione, dalla densità e da altre variabili. Qualsiasi impatto con un veicolo spaziale potrebbe causare seri danni e creare a sua volta ulteriori detriti che, come gli altri, viaggiano a una velocità di 7,5 km/s.

Anche nel lancio del 5 luglio scorso il vettore Lunga Marcia 6A ha manifestato la stessa anomalia relativa alla presenza di numerosi detriti nei pressi dell’upper stage dopo che esso aveva rilasciato il suo carico utile. Nel novembre del 2022 è stato il secondo stadio del Lunga Marcia 6A ad andare distrutto, creando una nuvola di centinaia di detriti.

Nell’improbabile ipotesi che si fosse trattato di semplici incidenti, e non di eventi fisiologici legati alle tecnologie costruttive del vettore, questa anomalia della formazione di detriti orbitali con i lanci del Lunga Marcia 6A è auspicabile che sia al più presto risolta, perché è impensabile che la Cina possa lanciare tutti i satelliti delle sue due megacostellazioni creando una nube di detriti a ciascun lancio. Eventi come questo evidenziano l’importanza di aderire alle linee guida sulla mitigazione dei detriti spaziali, peraltro già esistenti.

Oltre ai detriti orbitali, è stato avvistato anche un detrito precipitato sul suolo cinese, come è già accaduto in diversi lanci gestiti dal colosso asiatico. Il giornalista Andrew Jones segnala sempre su X, il ritrovamento in un campo, di un frammento della carenatura protettiva del payload.

Si è trattato del 35º lancio orbitale del 2024 per la Cina. A febbraio CASC aveva dichiarato che quest’anno la Cina intende effettuare 100 lanci, una trentina dei quali effettuati da operatori commerciali.

Il filmato della televisioni cinese
Il filmato di PointOrView

Fonti: SpaceNews 1; Space.com; SpaceNews 2

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