Una tuta spaziale è molto più di un insieme di vestiti che gli astronauti indossano nel corso delle loro missioni. Una tuta spaziale completamente equipaggiata è in realtà essa stessa equiparabile a un veicolo spaziale. Sostanzialmente esistono due tipologie di tute spaziali; le tute per le attività extraveicolari (EVA) e quelle per le attività intraveicolari (IVA). Le tute IVA sono utilizzate all’interno dei veicoli in particolari momenti della missione come ad esempio durante le fasi di lancio.
Le tute EVA proteggono l’astronauta dai pericoli derivanti dalla esposizione allo spazio aperto, dall’estremo caldo e freddo, offrono protezione in caso di impatto con minuscoli detriti spaziali e schermatura dalle radiazioni elettromagnetiche, inoltre sono dotate di speciali visiere rivestite in oro per proteggere gli occhi dalla intensità della luce solare.
Una tuta spaziale è composta da più parti. Una parte copre il petto dell’astronauta, un’altra parte copre le braccia e si collega ai guanti. Il casco protegge la testa. L’ultima parte copre le gambe e i piedi degli astronauti. Alcune parti sono costituite da molti strati di materiale, ciascuno con un compito ben specifico. Alcuni mantengono l’ossigeno nella tuta mentre altri proteggono gli astronauti dalla polvere spaziale. Sotto la tuta, gli astronauti indossano un altro capo di abbigliamento che copre tutto il loro corpo tranne la testa, le mani e i piedi.
La NASA sviluppò le prime tute spaziali per il programma Mercury. Le missioni Mercury sono state il primo programma che ha permesso agli astronauti della NASA di volare nello spazio. Queste semplici tute erano sostanzialmente una evoluzione delle tute pressurizzate indossate dai piloti degli aerei della Marina statunitense. In quel periodo non erano ancora state effettuate le prime passeggiate spaziali e le tute delle missioni Mercury erano state progettate per essere utilizzate esclusivamente all’interno di un veicolo spaziale.
Le prime passeggiate spaziali della NASA hanno avuto luogo con il programma Gemini. Le tute usate dagli astronauti delle missioni Gemini erano decisamente più avanzate di quelle delle missioni Mercury, tuttavia erano decisamente più semplici delle tute spaziali di oggi. Questi modelli non disponevano di un proprio supporto vitale ma erano collegate ai sistemi delle navicelle Gemini con quello che era stato definito essere una sorta di cordone ombelicale.
Le tute spaziali progettate per il programma Apollo dovettero essere in grado di fare cose mai effettuate prima di quella data: dovevano proteggere gli astronauti che avrebbero camminato sulla Luna. Le tute Apollo contenevano un sistema di supporto vitale, simile al sottosistema di supporto vitale portatile delle tute attuali, che ha permesso agli astronauti di effettuare esplorazioni allontanandosi dal lander lunare.
Oltre alle EMU, gli astronauti della NASA hanno indossato, e in alcuni casi indossano ancora oggi, anche altre tipologie di tute. L’Advanced Crew Escape Suit è la tuta di colore arancione che gli astronauti indossavano durante i lanci e gli atterraggi dello Space Shuttle, ma che non poteva essere indossata durante le passeggiate spaziali. Alle tute americane si affiancano oggi le tute russe come la Orlan, simile alla EMU americana, e la Sokol. Esattamente come l’Advanced Crew Escape Suit, la Sokol è stata progettata per essere utilizzata esclusivamente all’interno di un veicolo spaziale che, nel caso della Russia, erano e sono le Sojuz.
Questa brevissima premessa ci permette di introdurre la recente notizia secondo la quale anche l’Europa ha avviato la progettazione di proprie tute spaziali. L’agenzia spaziale francese CNES ha annunciato una partnership con Spartan Space, l’Istituto di medicina e fisiologia spaziale (MEDES) e il rivenditore di articoli sportivi Decathlon per sviluppare una tuta spaziale europea per attività intraveicolare (IVA).
La startup marsigliese Spartan Space è stata selezionata dal CNES come appaltatore principale del progetto. Le quattro organizzazioni hanno avviato le analisi di progetto nel dicembre 2023 presso il centro di ricerca e sviluppo della Decathlon a Lille. Lo sviluppo della tuta spaziale è attualmente in corso. La consegna di un primo prototipo è prevista già entro la fine del 2024. Il prototipo rappresenterà, secondo il CNES, «un’elegante sintesi di competenza e innovazione collettiva».
L’iniziativa per questo progetto ha origine nel programma Spaceship FR, avviato dalla CNES nel 2018. Con Spaceship FR si è desiderato dare corso allo sviluppo di tecnologie a supporto dell’esplorazione spaziale umana per progettare e gestire i futuri voli con equipaggio e robotizzati.
Spaceship FR intende fondare il volo spaziale umano su 7 principi tecnologici. Il programma si pone come fine ultimo quello di favorire lo sviluppo della tecnologia a sostegno delle future basi lunari e marziane.
Fonte: EuropeanSpaceFlight.com