Site icon AstronautiNEWS

Ariane 6 completa la Wet Dress Rehearsal

Il primo Ariane 6 in attesa della WDR il 20 giugno 2024. Credit: ESA/ArianeGroup/Arianespace/CNES

L’Agenzia Spaziale Europea ha annunciato che giovedì 20 giugno, il primo razzo Ariane 6 che verrà lanciato nello spazio ha superato la Wet Dress Rehearsal presso lo Spazioporto Europeo nella Guyana Francese. Il test ha fornito un’eccitante anteprima di quello che accadrà il giorno del suo debutto, fino a qualche secondo prima dell’accensione dei motori e del conseguente decollo del nuovo vettore europeo.

La procedura è stata simile alle prove eseguite nel corso di diverse campagne di test svoltesi con un test rocket – ovvero una replica del razzo costruita appositamente per lo svolgimento di questi test combinati – eccetto per il fatto che questa volta il soggetto del test è stato proprio il modello di volo di Ariane 6, quello che decollerà, se tutto andrà bene, il prossimo 9 luglio. Nel test, che si è svolto sul pad di lancio, il razzo era completo dei suoi payload e le squadre a terra hanno eseguito tutte le operazioni delle fasi di lancio, dal pompaggio delle 180 tonnellate di propellente (ossigeno e idrogeno liquidi) nei serbatoi del vettore, al ritorno dell’hangar di servizio alla posizione di lancio per finire con l’esecuzione di tutto il software associato alle operazioni di lancio.

«La Wet Dress Rehearsal è l’ultima pietra miliare da superare prima del lancio» ha spiegato Guy Pilchen, responsabile del progetto di Ariane 6 per l’ESA, «e permetterà alle varie squadre coinvolte di mettere a punto tutte le delicate operazioni fino al decollo, utilizzando il software e l’hardware di volo del razzo per la prima volta».

Il lento rabbocco con il propellente super freddo

Una delle prime operazioni da svolgere è stata il ritorno del colossale hangar verticale alto 90 m, alla posizione di partenza, a 120 m dal pad di lancio. Questa è stata la prima volta in cui il razzo al completo è stato libero in rampa.

Il pompaggio del carburante nell’Ariane 6 è durato circa 3 ore e mezza; come prima cosa i tecnici hanno incominciato a raffreddare lentamente le tubazioni, le valvole, i serbatoi e i motori, partendo dai circa 30 °C della Guyana Francese per raggiungere le temperature super fredde prossime a quelle dei propellenti criogenici, che sono di −180 °C per l’ossigeno e di −230 °C per l’idrogeno. A queste temperature qualsiasi traccia di umidità presente nelle condutture ghiaccerebbe immediatamente rischiando di bloccare le valvole. Per evitare questo pericolo, qualsiasi traccia di aria o di umidità viene spurgata da un flusso di azoto gassoso prima che inizino le operazioni di pompaggio. Una volta riempiti i serbatoi del razzo, i controllori hanno continuato a rabboccare i propellenti criogenici per ripristinarne le quantità che costantemente evaporavano a causa della differenza fra la temperatura dell’interno dei serbatoi e quella tropicale presente al pad di lancio.

Countdown fino all’ultimo istante, o quasi

«Il razzo, la piattaforma di lancio e le squadre di ESA, CNES (l’agenzia spaziale francese) e ArianeGroup, hanno realizzato tutti delle ottime prestazioni e tutto è andato liscio; non potrei essere più orgoglioso» ha commentato Pier Domenico Resta dell’ESA, «dopo tutti questi anni di preparazione, siamo molto vicini al lancio».

I dati ottenuti durante la WDR sono attualmente in corso di analisi e i risultati dovrebbero arrivare per il 26 giugno; se saranno nella norma, si potrà confermare la data di lancio del volo di debutto di Ariane 6. Quel giorno, le squadre di terra eseguiranno daccapo le operazioni svolte nella WDR, ma questa volta completando l’intera procedura di lancio compresi i suoi ultimi secondi, quando avverrà finalmente l’accensione dei motori dell’Ariane 6 per il suo primo storico volo.

È stata fatta molta strada

Le prime parti dell’Ariane 6 hanno incominciato ad arrivare nella Guyana Francese dall’Europa continentale nel febbraio 2024 tramite la nuova nave Canopée a propulsione ibrida. Durante il mese di marzo sono stati assemblati lo stadio principale e lo stadio superiore, seguito dal trasferimento dei due booster a propellente solido P120C in aprile.

A maggio è stata la volta dei primi passeggeri di Ariane 6 di arrivare a Kourou. Una varia selezione di esperimenti, satelliti, dispositivi per il rilascio di satelliti e carichi destinati al rientro atmosferico che rappresenta il lavoro di migliaia fra studenti e attori del settore aerospaziale come NASA e ArianeGroup.

I payload sono stati integrati sulla piattaforma zavorrata alla fine di maggio, mentre pochi giorni fa essa è stata collocata in cima al razzo e quindi sono state montate le due semi ogive della carenatura.

La luce in fondo al tunnel?

«Ariane 6 è stato progettato e sviluppato per garantire all’Europa un accesso indipendente allo spazio» ha spiegato Toni Tolker-Nielsen, direttore dei trasporti spaziali dell’ESA. «Con la prima missione del nuovo lanciatore pesante, l’Europa ritorna nello spazio. Le attività spaziali stanno diventando una parte integrante di qualsiasi economia moderna; Ariane 6 farà in modo che l’Europa non resti più indietro e supporterà le sue missioni scientifiche ed esplorative».

Il nuovo lanciatore Ariane 6 è un progetto critico per l’ESA al fine di chiudere la fin troppo prolungata “crisi dei lanciatori”, che da qualche tempo sta privando l’Europa di un accesso indipendente allo spazio. Sono stati diversi i fattori che hanno concorso a questa crisi; prima di tutto i ritardi nello sviluppo dell’Ariane 6 che come conseguenza ne hanno spostato l’entrata in servizio ben oltre il lancio finale dell’Ariane 5 e che hanno aggravato il contraccolpo dovuto alla sospensione dal servizio del Vega C a causa del fallimento della sua seconda missione circa un anno e mezzo fa; infine la perdita dei servizi del vettore russo Sojuz dovuta alla guerra fra Russia e Ucraina che imperversa da oltre due anni.

Ariane 6 è stato progettato per essere modulare e agile; esso è dotato di un upper stage (stadio superiore) in grado di riaccendersi, permettendogli così di lanciare missioni multiple su differenti orbite in un singolo volo.

Fonti: ESA; SpaceNews

  Ove non diversamente indicato, questo articolo è © 2006-2024 Associazione ISAA - Leggi la licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it
Exit mobile version