Durante una teleconferenza del 15 aprile 2024, l’amministratore dell’agenzia spaziale americana (NASA) Bill Nelson e il capo dello Science Mission Directorate Nicola “Nicky” Fox, hanno annunciato che l’attuale architettura di missione per il trasporto di campioni della superficie marziana a quella terrestre (Mars Sample Return, MSR), è stata accantonata in favore di altre soluzioni più economiche e veloci.
Il primo a parlare è stato Nelson, che con tono piuttosto franco ha ammesso che la missione, il cui costo è stimato intorno agli 11 miliardi di dollari, è «troppo costosa», e le tempistiche di ritorno dei campioni, non prima del 2040, «sono inaccettabilmente troppo lunghe». In merito ai costi, Nelson dice che nei documenti pubblicati dal Decadal Survey l’importo della missione non dovrebbe eccedere i 5–7 miliardi di dollari: in caso contrario la conseguenza sarebbe sottrarre ingenti risorse — Nelson ha usato il termine cannibalizzare, decisamente forte — ad altre missioni, come Dragonfly, NEO Surveyor, DAVINCI+ e VERITAS. In merito alle tempistiche le motivazioni sono più di natura logistica e logica: il decennio del 2040 è quello in cui si prospetta l’atterraggio dei primi esseri umani su Marte, una missione decisamente complessa sia per il viaggio interplanetario sia per la permanenza sulla superficie; quindi il ritorno dei campioni, che non richiede tutte queste attenzioni, deve avvenire prima.
NASA ha quindi rilasciato una Request of Information, un bando esplorativo rivolto a tutte le aziende commerciali, al Jet Propulsion Laboratory (JPL) e agli altri centri NASA, per sviluppare entro l’autunno un’architettura di missione alternativa, più economica e più veloce e in grado di rispettare i parametri del Decadal Survey. I partecipanti al bando saranno liberi di scegliere il design che ritengono più efficiente, senza essere vincolati da alcun progetto precedente. Le proposte verranno valutate verso la fine dell’inverno, quindi fra poco meno di un anno avremo probabilmente maggiori informazioni.
Per l’anno fiscale 2025 il budget richiesto da Fox è di circa 200 milioni di dollari, che permetteranno ai vari centri NASA e alle Università con cui collaborano di continuare a mantenere le proprie missioni e progetti.
L’agenzia ha anche pubblicato la propria risposta al report dell’Independent Review Board di settembre 2023, che includeva un’architettura di missione rivista a favore di una minore complessità, miglior resilienza, profilo di rischio e coordinazione sul lato economico. Il costo complessivo oscillava comunque tra gli 8 e gli 11 miliardi di dollari.
A seguito dell’intervento dei due dirigenti di NASA sono state poste alcune domande. Gina Sunseri di ABC News, un network americano, ha chiesto se la nuova architettura avrà significative innovazioni tecnologiche. Fox ha risposto che si cercherà di favorire la missione che non necessiti di sviluppi delle tecnologie importanti, preferendo concept già maturi e testati per contenere costi e tempi di sviluppo.
Una domanda interessante è poi giunta da Jonathan Amos, riguardante la collaborazione internazionale della missione e un possibile allargamento di essa per trovare altre idee e approcci. Mars Sample Return è infatti frutto di una collaborazione tra NASA e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che contribuisce all’Earth Return Orbiter (ERO), una sonda inviata appositamente verso Marte con lo scopo di catturare e riportare a Terra la capsula con i campioni decollata dalla superficie. Fox ha detto che allo stato attuale non si è entrati nella fase di negoziazione con alcuna agenzia spaziale straniera e che con ESA ci saranno discussioni per ottimizzare la finestra di lancio di ERO e integrarlo al meglio all’interno della nuova architettura di missione.
Un altro spunto interessante è giunto da Kenneth Chang, del New York Times: Chang citando a Nelson il report dell’Independent Board Review che affermava che non ci sono soluzioni semplici per mantere i costi contenuti, ha chiesto all’amministratore cosa succederebbe nel caso in cui in autunno, alla scadenza della RFI, non ci saranno proposte convincenti o addirittura nessuna proposta. Nelson ha riposto elogiando i membri dei vari centri NASA e dei contractor che saranno ascoltati, confidando nel fatto che, collaborando, possano giungere a una soluzione che prima l’agenzia non era riuscita a trovare. Rimane comunque l’interrogativo sul fatto che, come evidenziato da Chang, se in tutti questi anni non è mai stata trovata un’architettura più semplice, si riesca a trovarne una in così poco tempo.
Tra le varie domande che si sono susseguite, una molto specifica è stata posta da Kate Tobin, di PBS Newshour. La giornalista ha chiesto a Fox quali fossero gli obiettivi di raccolta dei campioni, almeno in termini numerici, e quali sarebbero stati i criteri di selezione nel caso in cui la nuova missione preveda un numero inferiore rispetto ai 30 della versione originale. Fox ha detto che in questo caso sarà l’occasione per una vivace discussione all’interno del team, che dovrà selezionare i campioni con cura: quelli raccolti da Perseverance non sono infatti campionamenti di rocce casualmente incontrate, ma seguono una precisa logica, supportata da ipotesi e dati scientifici.
L’ultima domanda rilevante è stata posta da una giornalista di Gizmodo, che ha chiesto se con più budget la missione sarebbe proseguita con la stessa architettura. Fox ha risposto che la missione avrebbe comunque ricevuto un’interruzione, proprio per le motivazioni di costo. Nelson ha aggiunto che la situazione in cui NASA si trova è diretta responsabilità del Congresso, l’ente da cui NASA dipende direttamente.