L’ISRO (Indian Space Research Organisation) ha iniziato il nuovo anno con il lancio del vettore PSLV-C58 che ha dato il via alla missione del suo carico principale XpoSat (X-ray Polarimeter Satellite).
L’India diventa così la seconda nazione a inviare nello spazio un osservatorio per studiare determinati oggetti astronomici come i buchi neri e le stelle di neutroni. Il primo satellite del genere, IXPE (Imaging X-ray Polarimetry Explorer) è stato lanciato dalla NASA, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, il 9 dicembre 2021.
Il lancio è avvenuto alle 04:40 italiane di lunedì 1º gennaio 2024 dalla prima rampa di lancio dello Satish Dhawan Space Centre (SDSC), situato sull’isola di Sriharikota, nello stato indiano dell’Andhra Pradesh, e 22 minuti più tardi XpoSat è entrato nella sua orbita alta 650 km e inclinata di 6° sull’equatore.
XpoSat
XpoSat è il primo satellite scientifico che l’ISRO ha dedicato alla ricerca nel campo delle misurazioni della polarizzazione delle emissioni di raggi-X da fonti celesti. Esso ha una massa al lancio di 469 kg mentre i suoi payload hanno una massa complessiva di 144 kg; la sua vita operativa è di 5 anni. Esso è dotato di due strumenti: POLIX e XSPECT.
Il payload principale, POLIX (Polarimeter Instrument in X-rays), misurerà i parametri polarimetrici (grado e angolo di polarizzazione) nel campo energetico X medio che è formato da fotoni di origine astronomica con energie che vanno dagli 8 ai 30 keV. Ad esempio, la luce visibile ha un’energia compresa tra 1,8 eV e 3,1 eV, mentre i raggi X hanno un’energia compresa tra 100 eV e 100 keV. La polarizzazione delle radiazione elettromagnetica è una caratteristica delle onde elettromagnetiche. Il payload XSPECT (X-ray Spectroscopy and Timing) fornirà dati spettroscopici nel range di energie che vanno dagli 0,8 ai 15 keV.
POLIX è stato sviluppato dal Raman Research Institute di Bangalore, mentre XSPECT è stato fornito dallo Space Astronomy Group of URSC sempre di Bangalore.
Altri 10 payload
Dopo il rilascio del carico principale, lo stadio PS4 (PSLV Stage 4), ovvero il quarto stadio del vettore, è stato riacceso per altre due volte in modo da ridurre la sua orbita rendendola circolare a una quota di 350 km. Quindi è stato attivato il suo sistema di stabilizzazione dell’assetto sui tre assi in modo tale da trasformarsi in una piattaforma orbitale (Orbital Platform – OP) denominata PSLV Orbital Experimental Module-3 (POEM-3), la quale ospita 10 esperimenti forniti da ISRO, start-up e dall’istituto IN-SPACe. POEM-3 oltre a essere stabilizzata sui tre assi, fornisce energia elettrica grazie ai suoi pannelli solari e alle sue batterie. Ha una vita operativa di circa un mese, dopo il quale rientrerà distruttivamente nell’atmosfera terrestre.
Essi sono:
- Radiation Shielding Experimental Module (RSEM) di TakeMe2Space
- Women Engineered Satellite (WESAT) del LBS Institute of Technology for Women
- BeliefSa-t0 Amateur Radio Satellite del K.J. Somaiya Institute of Technology
- Green Impulse TrAnsmitter (GITA) degli Inspecity Space Labs Private Limited
- Launching Expeditions for Aspiring Technologies – Technology Demonstrator (LEAP-TD) fornito da Dhruva Space Private Limited
- RUDRA 0.3 HPGP di Bellatrix Aerospace Private Limited
- ARKA-200 sempre di Bellatrix Aerospace Private Limited
- Dust Experiment (DEX) del Physical Research Laboratory (PRL)
- ISRO Fuel Cell Power System (FCPS) di VSSC (Vikram Sarabhai Space Centre)
- ISRO e Si-based High Energy Cell sempre di VSSC.
Celle a combustibile e stazione spaziale
Il 5 gennaio scorso l’agenzia spaziale indiana ha annunciato di aver testato con successo la cella a combustibile da 100 W, Polymer Electrolyte Membrane Fuel Cell Power System (FCPS), come già detto, installata sulla piattaforma orbitale POEM-3. Questa tipologia di celle a combustibile brucia l’idrogeno producendo acqua e calore, il quale viene poi convertito in energia elettrica.
L’obiettivo dell’esperimento era quello di verificare il funzionamento della cella e di raccogliere dati per facilitare il progetto di questo tipo di sistemi per le missioni del futuro, compresa la stazione spaziale che l’India intende lanciare fra qualche lustro. Nel corso del breve test orbitale sono stati generati 180 W grazie all’idrogeno e all’ossigeno contenuti nei serbatoi di bordo, inoltre è stata raccolta una grande quantità di dati che darà molto lavoro agli ingegneri indiani.
Dalla pagina della missione è possibile scaricare la brochure ufficiale.