È decollato alle 08:18 italiane di oggi lunedì 8 gennaio, dallo Space Launch Complex 41 della Cape Canaveral Space Force Station in Florida, il nuovo vettore medio pesante Vulcan Centaur di United Launch Alliance (ULA) sviluppato per sostituire gli Atlas V e Delta IV Heavy.
Un lancio storico che ha dato il via al programma NASA Commercial Lunar Payload Services (CLPS) e che, oltre al vettore stesso, vede per la prima volta volare una coppia di nuovi propulsori BE-4 di Blue Origin, due booster GEM 63XL di Northrop Grumman, l’upper stage Centaur nella versione V e il lander commerciale lunare Peregrine, primo veicolo spaziale della compagnia Astrobotic.
Il Vulcan Centaur lanciato oggi, nella versione VC2S con 2 booster laterali e il fairing superiore nella versione standard di 15,5 metri, aveva un’altezza totale di 61,6 metri, diametro di 5,4 e massa complessiva di quasi 550 tonnellate.
Il primo stadio è di nuova realizzazione ed è propulso da una coppia di propulsori BE-4 alimentati a metano e ossigeno liquidi (MethaLox), gli stessi che Blue Origin utilizzerà sul proprio lanciatore pesante New Glenn in corso di sviluppo.
Affiancati al primo stadio erano presenti due booster a propellente solido GEM 63XL (Graphite Epoxy Motor) anch’essi al debutto spaziale e realizzati sulla base dei ben collaudati GEM dell’allora Orbital ATK in utilizzo dai tardi anni ’80.
Completava lo stack l’upper stage Centaur V alimentato a idrogeno e ossigeno liquidi, ultimo aggiornamento della storica famiglia Centaur sviluppata a partire dalla fine degli anni ’50 e utilizzati in oltre 270 lanci.
Il lancio è stato un successo per ULA e tutte le fasi del volo si sono susseguite secondo i tempi prestabiliti. Dopo aver completato il loro compito, a circa 2 minuti dal decollo, i due booster laterali hanno abbandonato il vettore per ricadere esausti nell’Oceano. Sotto la spinta dei propulsori BE-4 il Vulcan ha continuato la sua ascesa verso l’orbita per ulteriori 3 minuti, dopodiché l’upper stage Centaur V si è separato dallo stadio centrale e, dopo 15 secondi, ha compiuto una prima accensione di 30 secondi per affinare l’orbita. 30 minuti più tardi è avvenuta una seconda accensione di 4 minuti che ha correttamente immesso il Peregrine nella traiettoria translunare. Infine, il lander si è separato dal Centaur V dopo 50 minuti dal decollo per proseguire autonomamente il lungo viaggio verso la Luna.
Su Flickr è stata pubblicata la galleria fotografica ufficiale del lancio.
Nelle ore successive Peregrine, dopo aver stabilito le comunicazioni con il centro di controllo di Astrobotic utilizzando il NASA Deep Space Network, ha iniziato la sequenza di avvio di tutti i sistemi: avionica, gestione dei dati, controllo termico, controllo energetico e propulsione. Proprio alla fine dell’attivazione di quest’ultimo il lander ha comunicato di essere entrato in stato di sicurezza, causato da un’anomalia che impedisce il corretto orientamento verso il Sole per l’approvvigionamento energetico.
Durante tutto il pomeriggio Astrobotic, con una serie di comunicati ufficiali, si è dimostrata veramente tempestiva nel condividere le informazioni man mano che venivano raccolti e analizzati i dati provenienti dal lander.
Prima di un’interruzione pianificata delle comunicazioni, mentre le batterie di bordo si stavano esaurendo, i controllori di volo sono riusciti a sviluppare e inviare a Peregrine una patch software per eseguire una manovra non pianificata per orientare i moduli fotovoltaici verso il Sole.
Al ripristino delle comunicazioni, per effetto della manovra d’emergenza eseguita correttamente, i dati indicavano che le batterie si stavano ricaricando, mentre veniva individuata la causa dell’anomalia nel sistema propulsivo che stava perdendo carburante (ipergolico bipropellente).
Finalmente in serata, con un ultimo aggiornamento prima di concedere qualche ora di riposo al personale operativo da oltre 24 ore, Astrobotic ha condiviso un’immagine ripresa dal lander in cui si nota la copertura coibentante multistrato visibilmente deformata.
Il comunicato si chiude con la conferma dello stato di massima carica delle batterie e del fatto che tutta l’energia verrà utilizzata per eseguire quante più operazioni possibili tra quelle della sonda e dei payload presenti a bordo.
Fonte: Astrobotic