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In orbita tredici satelliti della Space Development Agency

Patch della missione SDA Tranche 0B. Credits: SpaceX

Il 2 settembre 2023, alle 16:25 italiane, SpaceX ha lanciato con successo la seconda missione per conto della Space Development Agency (SDA), chiamata anche SDA Tranche 0B. Come riportato dall’astronomo e appassionato di astronautica Jonathan McDowell su X, a bordo del Falcon 9 decollato dallo Space Launch Complex 4E della Vandenberg Space Force Base in California, erano presenti 13 satelliti: in particolare il nono esemplare del sistema di trasmissione dati Checkmate della York Space Systems, il terzo e quarto satellite di tracciamento dei missili sviluppato da SpaceX e Leidoss BB e i primi 10 elementi del sistema di trasmissione dati di Lockheed Martin e Tyvak.

Il Falcon 9 B1063 utilizzato è uno dei più anziani dell’intera flotta a disposizione di SpaceX e prima del decollo aveva già svolto ben 13 voli: otto missioni Starlink (28, 4-11, 4-13, 3-1, 3-4, 4-31, 2-5 5-13), due per conto di NASA (Sentinel-6 Michael Freilich e DART) e due commerciali (Transporter 7 e la missione congiunta Iridium-9 con OneWeb). Il primo volo era stato 1015 giorni prima proprio da Vandenberg, con la missione Sentinel-6 partita il 21 novembre 2020, e l’ultimo appena 56 giorni prima, il 7 luglio 2023 con la missione Starlink Group 5-13.

Il booster, dopo essersi spinto assieme al secondo stadio e al carico pagante a una quota di 60 km, si è staccato ed è rientrato, a circa otto minuti dal decollo, sulla Landing Zone 4, a poche centinaia di metri da dove era partito.

Trattandosi di una missione militare, non è stata fornita alcuna diretta o telemetria del secondo stadio, con la diretta che si è concentrata quindi sulle oramai routinarie operazioni di rientro del primo stadio: boostback burn, la manovra che permette di annullare la componente orizzontale della velocità, entry burn, l’accensione di tre motori Merlin per rallentare il booster mentre attraversa strati sempre più densi dell’atmosfera, e landing burn, l’accensione del motore centrale per atterrare in sicurezza sulla piazzola.

Sebbene quindi non siano state diffuse informazioni esatte circa il momento del rilascio dei satelliti, la pubblicazione di un post di “missione compiuta” da parte di SpaceX permette di affermare con un ragionevole grado di sicurezza il buon esito del lancio. Nella notte tra sabato e domenica la Space Force ha poi individuato quattordici oggetti in orbita: secondo McDowell l’oggetto in più potrebbe essere un satellite non presente ufficialmente nei comunicati stampa, oppure il secondo stadio del Falcon 9. Quest’ultimo avrebbe dovuto effettuare un’accensione del proprio motore dopo aver rilasciato i satelliti, per abbassare notevolmente la propria orbita e disintegrarsi nell’atmosfera terrestre, riducendo il numero di oggetti passivi e non in orbita e conseguentemente il rischio di esplosioni o scontri. Il secondo stadio, comunque, potrebbe essere ancora in orbita in quanto il deorbit burn, così si chiama la manovra, potrebbe non essere ancora avvenuto.

Per SpaceX si è trattata della seconda missione militare per conto della SDA, dopo che la prima tranche di satelliti era stata immessa in orbita ad aprile 2023. Nel complesso è stata invece la 61ª missione: questo numero è significativo, dal momento che rappresentava tutte le missioni compiute nell’anno precedente. Se l’azienda dovesse mantenere questa cadenza di lancio (uno ogni quattro giorni), potrebbe svolgere altre 30/31 missioni, terminando l’anno con un complessivo di 90 missioni.

In merito al numero di voli della famiglia Falcon (includendo quindi sia i Falcon 9 che i Falcon Heavy), Elon Musk, fondatore di SpaceX, ha indicato su X in dieci ogni mese l’obiettivo posto per la fine del 2023 e in dodici per il 2024.

Musk si è anche espresso su quello che, a suo modo, è l’indicatore più rappresentativo, ovvero la percentuale di massa complessiva lanciata in orbita da uno specifico ente o azienda: nel 2023 SpaceX è stata responsabile del rilascio di circa l’80% di tutta la massa portata nello spazio. A seguire c’è la Cina, conteggiata includendo insieme aziende private e statali, con il 10%, mentre l’ultimo 10% con tutto il resto degli operatori.

Altri quattro satelliti della Tranche 0 si uniranno in orbita agli altri intorno alla fine di settembre, quando verranno lanciati nel corso della missione USSF-124. Una volta terminata, la costellazione della Tranche 0 sarà composta da 28 satelliti in orbita.

Intorno alla fine del 2025 dovrebbero invece iniziare i 12 lanci di un altro contratto che la Space Force ha firmato con SpaceX e United Launch Alliance (ULA). Le missioni sono divise equamente e saranno USSF-31T1TL-BT1TL-CT1TL-DT1TL-E e T1TR-C per la prima e NROL-64 1NROL-83GPS-III-08T1TR-BT1TR-D e USSF-114, dove T1 sta per Tranche 1, TL per Transportation Layer e TR per TRacking Layer.

Fonti: forumastronautico.it

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