Lo scorso 8 maggio, un veicolo spaziale cinese sperimentale è ritornato sulla Terra dopo essere rimasto in orbita per 276 giorni, concludendo una missione, definita dagli stessi cinesi, fondamentale per collaudare tecnologie spaziali riutilizzabili.
Secondo quanto riferito dai media statali, il rientro del veicolo senza equipaggio è avvenuto come previsto al Jiuquan Satellite Launch Centre, nel nord-ovest del Paese. Non sono stati forniti dettagli o foto che mostrassero le forme del veicolo spaziale, né alcun accenno alla tipologia delle tecnologie sottoposte a collaudo. Tutto quello che sappiamo è che il veicolo è stato lanciato a bordo del razzo Lunga Marcia 2F decollando dal deserto del Gobi nel mese di agosto dello scorso anno.
Xinhua, un’agenzia di stampa cinese, ha riferito che il test ha segnato una svolta importante nella ricerca cinese sulla tecnologia dei veicoli spaziali riutilizzabili che fornirà un modo più conveniente ed economico per sviluppare le future missioni spaziali.
Nel 2021, quello che potrebbe essere stato lo stesso veicolo spaziale, o uno simile, aveva effettuato un volo suborbitale per tornare sulla Terra il giorno stesso del lancio concludendo una missione che era stata tenuta in gran parte nascosta. Secondo alcune testimonianze, il veicolo era atterrato orizzontalmente, come un aereo.
Alcuni commenti apparsi sui social cinesi hanno ipotizzato che Pechino stia sviluppando un veicolo come l’X-37B dell’aeronautica americana, un aereo spaziale autonomo in grado di rimanere in orbita per lunghi periodi.
L’X-37B, veicolo spaziale riutilizzabile che vola senza equipaggio, ha concluso a novembre dello scorso anno la sua sesta missione, dopo essere rimasto in orbita per più di 900 giorni.
Fonte: Reuters