Starship stupisce, ma non sopravvive al primo test di volo

Il momento del decollo di Starship. Credits: SpaceX

Il tanto atteso primo volo del sistema di lancio Starship di SpaceX è finalmente avvenuto oggi, 20 aprile, quando alle 15:42 italiane l’imponente vettore si è sollevato dalla rampa di lancio del centro sperimentale di Boca Chica, in Texas. Si è trattato del secondo tentativo dopo quello dello scorso 17 aprile, rimandato a causa di una valvola di spurgo ghiacciata.

Starship ha concluso il suo volo con un’esplosione avvenuta a 4 minuti dal decollo, ponendo fine prematuramente una missione che, se nominale, avrebbe visto lo stadio superiore del razzo, Ship 24, inabissarsi nell’oceano a nord est delle isole Hawaii. Trattandosi tuttavia del primissimo volo del più potente razzo mai lanciato (record conquistato proprio oggi), e di un volo di test per sua natura, è difficile etichettare l’esordio di Starship come un completo fallimento.

Il lancio minuto per minuto

Il razzo è partito scatenando la potenza dei 33 motori Raptor di Booster 7 e dopo alcuni secondi di esitazione sulla rampa, probabilmente per attendere che tutti i criteri di commit della procedura di decollo fossero verificati.

Superata da poco la torre di lancio, Starship vola con 30 motori su 33. Credits: SpaceX

Che le cose non stessero procedendo in modo totalmente nominale è stato presto chiaro: già nei primi istanti di volo Starship ha dovuto rinunciare alla spinta di 3 motori, segnalati come spenti nella grafica fornita da SpaceX dopo una quindicina di secondi dall’accensione.

Evitata una disastrosa e temuta esplosione di tutto il razzo vicino alla complesso di lancio, la corsa verso l’alto del veicolo è continuata in modo abbastanza regolare, anche se a T+40 secondi si è spento un quarto motore Raptor v2.

Al quarantesimo secondo di funzionamento un quarto Raptor è stato spento. Credits: SpaceX

A T+01:20, alla quota di 9 km e alla velocità di 844 km/h, Starship ha passato il max q, un momento critico del volo nel quale le forze che agiscono sul vettore (accelerazioni e pressione atmosferica) lo sottopongono al massimo stress strutturale. È a questo punto che un quinto Raptor ha cessato di funzionare, come ottimamente mostrato dalle immagini della diretta, compromettendo ulteriormente la corretta direzionalità della traiettoria.

I “buchi” nella corona di propulsori corrispondenti ai Raptor spenti. Credits: SpaceX

Attorno a T+2 minuti si sono viste varie fiammate dal colore giallo acceso fuoriuscire dalla zona motori del Booster, e al contempo è iniziato un evidente movimento anomalo di rotazione principalmente attorno all’asse longitudinale trasmesso a terra dalla diretta delle immagini di bordo.

A quel punto è apparso piuttosto chiaro che il volo sarebbe terminato a breve. Il sistema di guida di Starship ha ingaggiato una dura lotta contro la perdita di assetto durata quasi due minuti, durante i quali sarebbero dovuti avvenire due passi fondamentali: lo spegnimento dei motori del booster e lo staging. Questi due eventi, pur chiamati nel commento in diretta e attesi attorno a T+02:50, non sono avvenuti.

È sembrato invece che il razzo sia stato lasciato al suo tentativo di riacquistare autonomamente un controllo dell’assetto sufficiente a consentire la separazione di Ship 24 e Booster 7. Si tratta solo di ipotesi, dedotte dalla differenza tra quanto visibile nella diretta e molto difficili da verificare in quanto non è noto se e quali capacità di intervenire avesse il controllo missione sulla situazione in corso.

Di fatto Starship ha continuato a volare a velocità crescente ma iniziando a perdere progressivamente quota, fino a quando a T+4 minuti è arrivata la fine, con una spettacolare esplosione alla quota di 30 km seguita da una pioggia di detriti. Non si sa, al momento, se la causa sia stata un cedimento strutturale, se sia stato attivato il sistema di sicurezza FTS, oppure se si sia tentato uno staging in extemis.

Il momento dell’esplosione del Booster di Starship. Credits: SpaceX

Dopo il botto iniziale è stato possibile distinguere una seconda esplosione a T+04:02, probabilmente dovuto alla distruzione di Ship 24. Va sottolineato che fino a quel momento il complesso Starship nelle sue due componenti ha dimostrato una solidità eccezionale, viste le numerose rotazioni non nominali della struttura e all’indefessa capacità di inviare a terra dati e immagini fino alla fine.

Quali erano gli obiettivi, cosa è stato fatto

Al di là delle speranze di addetti ai lavori e appassionati che hanno assistito a questo storico lancio, la commentatrice Kate Tice ci ha ricordato che, per questo primo volo, qualunque risultato raggiunto oltre al non esplodere troppo vicino alla rampa sarebbe stato un gradito extra.

Guardando agli obiettivi diffusi dalle PR di SpaceX, possiamo provare a trarre un primo e necessariamente parziale bilancio.

  1. ✅ Raccogliere dati di ogni fase del lancio
  2. ✅ Decollare senza distruggere la rampa di lancio
  3. Staging tra booster e ship.

Non erano dunque obiettivi di questa missione:

  • recuperare Booster 7, dato che sarebbe stato volutamente lasciato cadere nel Golfo del Messico, a prescindere dalle sue condizioni;
  • recuperare Ship 24, che avrebbe dovuto rientrare nelle vicinanze delle isole Hawaii, sempre a prescindere dalle sue condizioni.

Dati alla mano, possiamo dire che Starship abbia avuto un “fallimento di grande successo”. Il profilo completo di missione non è stato raggiunto, ma da un primo esame due terzi degli obiettivi lo sono stati.

Elon Musk al controllo missione. Credits: SpaceX

Nel corso dei prossimi giorni saranno sicuramente disponibili più informazioni, e probabilmente molti video ad alta definizioni delle crew di appassionati come NasaSpaceflight o Tim Dodd, che andranno ad arricchire gli elementi che SpaceX deciderà di fornire pubblicamente. Sarà interessante scoprire, per esempio, le cause e le modalità del fallimento dei 5 Raptor che si sono spenti, o se vi sono stati danni alla rampa che richiederanno lunghe riparazioni.

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Ecco, infine il video della diretta SpaceX, per rivivere le emozioni di questo pazzesco lancio.

Fonti: SpaceX

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Marco Zambianchi

Spacecraft Operations Engineer per EPS-SG presso EUMETSAT, ha fatto parte in precedenza dei Flight Control Team di INTEGRAL, XMM/Newton e Gaia. È fondatore di ForumAstronautico.it e co-fondatore di AstronautiCAST. Conferenziere di astronautica al Planetario di Lecco fino al 2012, scrive ora su AstronautiNEWS ed è co-fondatore e consigliere dell'associazione ISAA.