A poco più di un mese dall’ingresso in orbita lunare, avvenuto il 20 marzo 2023, e a quattro mesi e mezzo dal lancio, il lander Hakuto-R della compagnia giapponese ispace ha fallito l’atterraggio nel cratere Atlas, nel quadrante nordorientale della faccia a noi visibile della Luna. L’arrivo sulla superficie era previsto per le 18:40 italiane del 25 aprile.
A differenza di Lunar Flashlight, un CubeSat di NASA che aveva volato in rideshare con il lander e che aveva avuto importanti problemi ai propulsori, Hakuto-R non aveva segnalato alcuna difficoltà nel corso dei quattro mesi e mezzo di viaggio nello spazio. La partenza era stata alle 08:38 italiane dell’11 dicembre 2022 dallo Space Launch Complex 40 a Cape Canaveral, in Florida, a bordo del Falcon 9 seriale B1073.5 di SpaceX.
Nella diretta YouTube di ispace per seguire in diretta le fasi dell’arrivo sulla Luna tutto sembrava procedere correttamente. Pochi istanti prima dell’atterraggio, però, le comunicazioni con il lander si sono interrotte e da quel momento non sono più riprese. Il team del centro di controllo missione di Nihonbashi, a Tokyo, ha iniziato fin da subito le operazioni per ristabilire il contatto con la sonda. Nel frattempo la diretta è stata interrotta e più trascorreva il tempo senza che arrivassero annunci, tanto più cresceva la probabilità che il lander non fosse atterrato correttamente.
Sebbene dalla grafica in diretta non sia possibile dedurre informazioni definitive circa il reale stato della sonda in termini di velocità, assetto e rotazione, si può notare come il momento pianificato per l’atterraggio e quello simulato differissero di circa una decina di secondi: le motivazioni possono essere varie e non necessariamente indicano che la situazione non fosse nominale. Si può invece vedere come ci sia una perdita del segnale con la sonda, che ricomincia l’animazione dopo pochi istanti, un possibile indizio di problemi.
Nel corso della notte italiana è poi arrivato un comunicato dell’azienda: il lander non è riuscito a completare la nona milestone delle 10 previste: un modo formale di dire che la missione è fallita con un cosiddetto hard landing sulla superficie lunare. Tra i punti chiave completati da Hakuto-R e identificati dall’azienda figurano ovviamente un corretto sviluppo della sonda e una separazione di successo dal secondo stadio del vettore, ma anche l’esecuzione di manovre di mantenimento di assetto nello spazio profondo e di entrata in orbita lunare.
Il lander giapponese si va così ad aggiungere ai recenti fallimenti per l’atterraggio sulla superficie di Israele con Beresheet e India con Vikram. A queste due vanno aggiunti i tre successi della Cina, unica nazione negli ultimi dieci anni a tentare almeno una missione, con Chang’e 3 e Yutu, Chang’e-4 e Yutu-2 e Chang’e-5.
Nel futuro prossimo il traffico di robot verso la Luna aumenterà sensibilmente, soprattutto per merito del Commercial Lunar Payload Services, un programma NASA di trasporto di sonde costruite e lanciate da privati, che forniranno un aiuto al più ambizioso programma Artemis, che prevede il ritorno dell’umanità sulla superficie lunare. Anche la sopracitata Cina sarà parte di questo traffico, con le missioni Chang’e-6, Chang’e-7, Chang’e-8 e Queqiao-2. Più defilate, almeno per ora, l’Agenzia Spaziale Euorpea (ESA), che molto probabilmente collaborerà con NASA nel CLPS, e Roskosmos (Russia) che ha in previsione tre missioni Luna (25, 26 e 27) con la prima che dovrebbe partire non prima di luglio 2023.
Nello specifico, per il 2023 sono previste Peregrine (NET giugno, USA), IM-1 (NET giugno, USA), la appena menzionata Luna 25 (Russia), Chandrayaan-3 (NET giugno, India), SLIM (NET agosto, Giappone) e IM-2 (NET settembre, USA).
La missione che non si farà
Hakuto-R, come i successori, è pensato come un sistema di trasporto verso la Luna di altri payload: la prima evoluzione del lander ha una massa di 340 kg a vuoto e di circa 1.000 kg rifornita e con i carichi a bordo, che possono raggiungere complessivamente i 30 kg. Ha la forma di un prisma ottagonale, è alto 1,64 m e nel punto più largo ne misura altrettanti. Quando le zampe di atterraggio vengono estese raggiunge un’altezza di 2,3 metri. L’alimentazione viene fornita da pannelli fotovoltaici che ricaricano delle batterie al litio, da utilizzare nelle notti lunari. Le comunicazioni con la Terra sono garantite da un’antenna nella banda X.
I due payload più significativi a bordo erano due rover di due agenzie spaziali: Rashid, emiratino, SORA-Q, giapponese. La missione del primo sarebbe stata innanzitutto di dimostrare la capacità di progettare, costruire e operare un robot sulla superficie lunare, e successivamente di analizzare come diverse aree superficiali interagiscano con le particelle lunari. Anche per SORA-Q si trattava di una missione dimostrativa, soprattutto data la forma del rover, una palla di circa 8 cm di diametro che avrebbe acquisito immagini della Luna da inviare a Terra.
Fonte: Wikipedia, diretta YouTube di ispace, NASA NSSDCA.