Quando in Italia erano le 10:14 di venerdì 24 marzo è avvenuto con successo il lancio del vettore Electron della compagnia californiana Rocket Lab con a bordo due satelliti commerciali di seconda generazione per la rilevazione di immagini multispettrali della compagnia statunitense BlackSky. Il lancio era stato ritardato di 90 minuti a causa di un’improvvisa e potente tempesta geomagnetica che non era stata prevista dai meteorologi spaziali.
Quindi il lancio della missione denominata The Beat Goes On è avvenuto alle ore 22:15 locali dal Pad B del Launch Complex 1, situato in Nuova Zelanda e di proprietà della compagnia.
A 19 minuti dal decollo, Rocket Lab ha confermato che le sue squadre di recupero avevano individuato il primo stadio dell’Electron nell’oceano Pacifico, dopo che esso era ammarato appeso ai suoi paracadute. Successivamente al recupero e al suo trasporto presso gli stabilimenti della compagnia tramite nave, gli ingegneri ispezioneranno lo stadio in vista di un suo possibile riutilizzo.
Tempeste geomagnetiche
Secondo gli esperti di meteorologia spaziale (space weather), quella che ha ritardato il 35esimo lancio del razzo Electron, è stata la tempesta geomagnetica più potente degli ultimi sei anni, raggiungendo il livello G4 (su 5) della scala delle tempeste geomagnetiche. La gravità di questa tempesta è stata del tutto inaspettata, basti pensare che l’ente governativo statunitense NOAA, la più importante autorità mondiale in fatto di previsioni meteorologiche spaziali, aveva previsto un livello G2 il giorno precedente il lancio.
Il lancio di venerdì scorso, tuttavia, sembra essere riuscito a evitare la tempesta e i due satelliti sono stati rilasciati in orbita dallo stadio superiore del vettore, rispettivamente dopo 54 e 55 minuti dal lancio. I due satelliti BlackSky raggiungeranno gli altri 14 satelliti della costellazione della compagnia, in un’orbita circolare di 450 km. 9 delle 14 unità già in orbita sono state lanciate sempre da Rocket Lab.
Secondo lancio in una settimana
The Beat Goes On è stato il secondo lancio nell’arco di una settimana da parte di Rocket Lab, a seguito del lancio avvenuto il 16 marzo di un altro vettore Electron per la missione Stronger Together, dalla Wallops Flight Facility della NASA, in Virginia. Quest’ultimo è stato solamente il secondo lancio della compagnia di Long Beach dal suolo USA, infatti 33 dei suoi 35 lanci sono avvenuti dal Launch Complex 1 situato sulla penisola di Māhia dell’isola settentrionale della Nuova Zelanda.
Un futuro riutilizzabile
Fino a questo momento, tutte le missioni di Rocket Lab sono state compiute dal razzo Electron, nato come veicolo a perdere, ma che Rocket Lab intende rendere multiuso. In alcune sue precedenti missioni infatti, è stato recuperato il primo stadio, anche utilizzando un elicottero. I booster recuperati sono sopravvissuti al rientro sulla Terra rimanendo abbastanza integri, secondo quanto dichiarato dalla compagnia di Peter Beck, pertanto esiste la possibilità concreta che anche l’Elektron possa diventare un lanciatore riutilizzabile.
Il razzo Electron è alto 18 m, ha un diametro di 1,2 m, è composto da 2 stadi più un kick stage, ha una massa al lancio di 13 tonnellate, ed è costituito da una struttura in composito. I suoi propulsori utilizzano ossigeno liquido e cherosene e può collocare in orbita terrestre bassa fino a 300 kg di carico.
«Lanciare due missioni alla distanza di sette giorni l’una dall’altra, dai due emisferi opposti della Terra, è una reale dimostrazione di prontezza e di organizzazione, riuscire poi a recuperare il primo stadio nell’ambito del nostro programma di riutilizzo, è stato la ciliegina sulla torta…» ha commentato Peter Beck, fondatore e amministratore delegato di Rocket Lab.
Rocket Lab sta sviluppando inoltre un razzo più grande, chiamato Neutron, il cui primo stadio è progettato per atterrare verticalmente e volare di nuovo, proprio come i booster dei Falcon 9 e dei Falcon Heavy della SpaceX. Il volo di debutto del Neutron è previsto per il 2024. Il vettore Neutron è alto 43 m, ha un diametro alla base di 7 m mentre la carenatura ha un diametro di 5 m. Ha una massa al lancio di 480 tonnellate, impiega ossigeno liquido e metano come propellenti e può collocare in orbita bassa terrestre carichi fino a 13 tonnellate.
Con un manifesto di 15 lanci previsti per questo 2023, Rocket Lab intende battere il proprio record di 9 lanci in un anno, ottenuto nel 2022.
Fonti: Space.com; Rocket Lab