Perseverance termina la semina dei campioni marziani

L'ultimo tubo depositato da Perseverance è il witness tube denominato Amalik WT. Credits: NASA/JPL-Caltech

Sono complessivamente dieci i tubi porta campione che il rover Perseverance ha depositato sul suolo marziano. Essi contengono campioni che verranno in futuro analizzati sulla Terra per stabilire la varietà geologica del pianeta rosso.

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Domenica scorsa 29 gennaio, ovvero al suo sol 690, Perseverance ha concluso le operazioni di deposito dei campioni iniziate 6 settimane prima, formando il primo deposito extraterrestre di campioni scientifici, seppur di backup. Per la precisione, il decimo e ultimo contenitore è stato rilasciato quando in Italia erano le 2 del mattino di lunedì 30 gennaio 2023, a conclusione di una attenta pianificazione della rotta del rover, per assicurare che i preziosi tubi possano venire eventualmente recuperati in sicurezza in futuro, dalla missione congiunta NASA-ESA Mars Sample Return che avrà appunto lo scopo di raccogliere i campioni e di riportarli sani e salvi sulla Terra per essere studiati approfonditamente.

Questa mappa illustra il percorso intrapreso da Perseverance per depositare i campioni di backup, i quali hanno tutti ricevuto un nome proprio dal team scientifico. Credits: NASA/JPL-Caltech

Lungo tutta la sua campagna scientifica, il rover della NASA ha continuato a raccogliere due campioni per ogni roccia ritenuta dal team di missione scientificamente interessante. Un campione di ciascun paio raccolto ora giace nel deposito situato nella regione denominata Three Forks, del cratere Jezero. Questo deposito di tubi portacampione servirà da eventuale riserva, mentre l’altra metà viene conservata all’interno di Perseverance, che continua a rimanere il mezzo di trasporto principale dei campioni verso il Sample Retrival Lander, il quale verrà lanciato nel 2028 e trasporterà un razzo fornito dalla NASA e dei piccoli elicotteri. Questo lander atterrerà nei pressi di Perseverance, nel cratere Jezero.

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Gli scienziati ritengono che le “carote” di rocce ignee (di origine magmatica) e di rocce sedimentarie (originatesi dalla stratificazione di sedimenti di varia natura derivanti dall’erosione di rocce preesistenti) ottenute dalla trivella di Perseverance offrano uno spaccato dei processi geologici avvenuti in Jezero, poco dopo la formazione del cratere 4 miliardi di anni fa. Il rover, inoltre, ha depositato uno dei cinque tubi witness (testimone) con un campione atmosferico. Le provette witness sono simili a quelle portacampione eccetto per il fatto di essere precaricate con alcuni materiali in grado di catturare eventuali contaminanti molecolari e particolati come per esempio i gas che possono essere rilasciati dai diversi materiali con cui è stato costruito il rover stesso come i residui chimici del sistema propulsivo attivo all’atterraggio, oppure eventuali contaminanti organici e inorganici terrestri, giunti su Marte con il rover. Ciascun tubo witness viene aperto sulla superficie marziana per documentare l’ambiente circostante i siti di raccolta dei campioni, in modo tale da poter confrontare il materiale da essi raccolto con i vari campioni geologici.

Perseverance si è fatto un selfie con alcuni dei tubi porta campione depositati a Three Forks. L’immagine è stata ripresa dalla fotocamera WATSON (Wide Angle Topographic Sensor for Operations and eNgineering) situata sulla sommità del braccio robotico del rover, il 20 gennaio 2023 al sol 684. Credits: NASA/JPL-Caltech

I tubi porta campione in titanio, lunghi 18,6 cm, sono stati depositati sulla superficie marziana nel corso di un intricato percorso a zig zag in cui ciascun campione è stato rilasciato a una distanza variabile fra i 5 e i 15 metri l’uno dall’altro, per permetterne un facile recupero in futuro. Il team delle operations della missione robotica ha attentamente registrato le coordinate di ciascun tubo, in modo tale da essere trovato anche se ricoperto dalla sabbia portata dal vento. Il deposito si trova su di un terreno piano, nei pressi della base del rialzo in cui si trova il delta di un antico fiume che sfociava nel lago presente in quella zona.

«Con il deposito di Three Forks alle nostre spalle, ora Perseverance può dirigersi verso il delta» ha dichiarato Rick Welch, vice project manager di Perseverance al Jet Propulsion Laboratory della NASA in California. «Saliremo seguendo il percorso Hawksbill Gap esplorato in precedenza. Una volta superata la struttura geologica denominata Rocky Top, entreremo in un nuovo territorio e inizieremo a esplorare l’area del Delta Top».

La nuova campagna scientifica

Il superamento dell’affioramento Rocky Top, corrisponde al termine della campagna scientifica denominata Delta Front Campaign e l’inizio della nuova Delta Top Campaign, appunto perché la transizione geologica avviene a quel livello.

Secondo Ken Farley del Caltech, uno dei responsabili scientifici di Perseverance, le rocce, a partire dalla base del delta fino al livello in cui è situato Rocky Top, sembrano essere state depositate in un ambiente lacustre, mentre quelle appena al di sopra di Rocky Top sembrano essere state create in, o alla fine di, un fiume marziano che sfociava nel lago. «Risalendo il delta del fiume, ci aspettiamo di incontrare rocce composte da grani più grandi, dalla sabbia a massi più grandi. Tutto questo materiale probabilmente proviene da rocce al di fuori di Jezero, erose e poi trascinate nel cratere».

Questa mappa mostra la rotta pianificata per Perseverance nel 2023, ovvero la Delta Top Campaign, al di sopra del Cratere Jezero. Il nuovo percorso è tracciato in nero, mentre la strada già fatta è segnata in bianco. Credits: NASA/JPL-Caltech

Una delle prime fermate che farà il rover nel corso della prossima campagna scientifica si trova in una zona chiamata dagli scienziati Curvilinear Unit, ovvero un banco di sabbia composto da sedimenti depositatisi eoni fa in uno dei canali del fiume immissario di Jezero. Il team scientifico ritiene che Curvilinear Unit possa essere un’eccellente zona per scovare interessanti affioramenti di arenaria e di rocce sedimentarie a grana fine formatesi da argille e fanghi. Se così dovesse essere, sarà possibile studiare i processi geologici alla base della formazione delle pareti del cratere Jezero.

Fonte: NASA

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Luca Frigerio

Impiegato nel campo delle materie plastiche e da sempre appassionato di spazio, basket e birra artigianale. E' iscritto a forumastronautico.it dal Novembre 2005 e da diversi anni sfoga parte della sua passione scrivendo per astronautinews.it. E' socio dell'Associazione Italiana per l'Astronautica e lo Spazio (ISAA)