La Sojuz MS-23 attracca alla ISS

La Sojuz MS-23 prossima all'attracco a Poisk. Credit: NASA TV

È giunta a destinazione la Sojuz MS-23, la navetta sostitutiva che riporterà sulla Terra i cosmonauti Sergej Prokop’ev e Dmitrij Petelin e l’astronauta Francisco Rubio. L’equipaggio era partito il 21 settembre scorso alla volta della Stazione Spaziale Internazionale con la Sojuz MS-22 e doveva concludere la sua spedizione in queste settimane, tuttavia il 15 dicembre 2022 l’impatto con un micrometeorite ha messo fuori servizio il sistema controllo termico della navicella impedendo un rientro nominale. Da qui la decisione di Roskosmos e NASA dell’11 gennaio, al termine di articolate e trasparenti discussioni, di lanciare come veicolo di rientro la Sojuz MS-23 senza nessuno a bordo (ma caricandola comunque di 429 kg di approvvigionamenti, acqua e strumenti scientifici).

Come di consueto la Sojuz è partita dal Cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan, più precisamente dal Sito 31/6, all’01:24 del 24 febbraio 2023 in Italia. Per la Russia è stata la seconda missione dell’anno verso la Stazione, preceduta il 9 febbraio dal veicolo di rifornimento Progress MS-22 che ha validato la nuova dotazione tecnologica del complesso di lancio. Dopo due giorni e 33 orbite intorno alla Terra, il viaggio della Sojuz MS-23 si è concluso al modulo Poisk. Non c’è stato nessun contrattempo né durante il viaggio né durante l’attracco, avvenuto con il pilota automatico. Il contatto con l’interfaccia di Poisk è avvenuto all’01:58 della notte italiana, una manciata di minuti in anticipo sul programma; poco dopo si sono svolte le consuete procedure di pressurizzazione del vestibolo e di apertura del boccaporto.

Il foro di 0,8 millimetri sul modulo di servizio della Sojuz MS-22. Credit: Roskosmos via Telegram

Le settimane di febbraio e marzo vedono l’alternarsi di navicelle cargo Progress e il passaggio di testimone tra gli equipaggi al lavoro nell’avamposto: un periodo intenso che ha visto il distacco delle Progress MS-20 e MS-21, quest’ultima interessata anch’essa da un inaspettato guasto analogo a quello della Sojuz MS-22. Alla luce di ciò la Sojuz MS-23 è stata oggetto di verifiche tecniche approfondite, al cui termine gli esperti russi hanno scongiurato difetti di fabbrica o congeniti tra i due veicoli. Il 2 marzo, con una Crew Dragon, decollerà dal Kennedy Space Center l’equipaggio Crew-6 che darà il cambio al quartetto di Crew-5 dopo cinque mesi trascorsi in orbita.

Le straordinarie circostanze riguardanti la Sojuz MS-22 hanno avuto ripercussioni sull’avvicendamento tra Expedition 68 ed Expedition 69, essendo l’equipaggio originale della Sojuz MS-23 riassegnato alla navetta successiva, in partenza a settembre. Pertanto la missione di Sergej Prokop’ev, Dmitrij Petelin, Francisco Rubio è stata provvisoriamente estesa di alcuni mesi per comporre insieme al quartetto di Crew-6 (Stephen Bowen, Warren Hoburg, Sultan AlNeyadi e Andrej Fedjaev) l’Expedition 69. Ma prima del distacco della Sojuz MS-22, fissato per fine marzo, il comandante Sergej Prokop’ev preleverà le sedute anatomiche dal modulo discesa e configurerà la Sojuz MS-23 per le procedure di rientro, trasferendo al suo interno tutti i beni essenziali.

Il modulo di discesa della Sojuz MS-22 verrà recuperato sia per riprendere i beni stivati dall’equipaggio sia per studiare in modo approfondito come la capsula avrà superato il malfunzionamento del sistema di controllo termico. Gli ingegneri apprenderanno importanti informazioni dalla telemetria e dalle condizioni dello scafo, nonostante il foro microscopico causa del problema si trovi nel vano di servizio che brucia in atmosfera.

Nel programma di volo della Sojuz MS-23, definito nei primi di aprile, si parla del riposizionamento – redocking – del veicolo dal modulo Poisk a Rassvet oppure al nodo Pričal, entrambi rivolti verso la Terra. La motivazione di tale manovra, che peraltro avverrebbe per la 21ª volta, è che Poisk serve come camera di compensazione per le attività extraveicolari. Fintanto che la Sojuz è ormeggiata lì queste sono sospese, poiché l’accesso al corridoio di collegamento al veicolo, che funge da luogo sicuro, è inibito: per questo il direttore generale di Roskosmos, Jurij Borisov, ha anticipato che le uscite all’esterno riprenderanno tra aprile e maggio. Con esse si sbloccheranno finalmente le piene potenzialità del laboratorio Nauka, con l’installazione di uno scambiatore di calore, di una piccola camera di equilibrio e di una struttura di supporto per le ricerche scientifiche.

Animazione dell’emblema della Sojuz MS-23. Credit: Roskosmos via Telegram

Nella storia sessantennale dell’astronautica esiste un precedente che rese necessaria la sostituzione della navetta in orbita e che presenta similitudini con le vicende che stiamo vivendo oggi. Successe 44 anni fa, nel 1979, ai tempi della stazione sovietica Saljut 6. La Sojuz 33, in visita ai cosmonauti Vladimir Ljachov e Valerij Rjumin, ebbe un problema al sistema propulsivo che causò l’annullamento della missione. L’agenzia spaziale sovietica di allora decise in forma precauzionale di fornire all’equipaggio una Sojuz nuova sia per sicurezza sia perché le affidabili navette avevano una vita utile più limitata rispetto ai giorni nostri. Ieri come oggi la Sojuz 34 decollò in modalità automatica assicurando a Vladimir Ljachov e Valerij Rjumin un mezzo sicuro per il rientro.

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.