Danuri osserva gli antri bui della Luna

Ispezione di Danuri prima della partenza. Credit Kari

Sono passati solo pochi giorni dall’inizio dell’attività scientifica della sonda sudcoreana Danuri, e subito arriva la prima scoperta importante: uno strumento a bordo è stato in grado di scrutare l’interno di un cratere permanentemente in ombra.

Danuri, denominata anche KPLO (Korea Pathfinder Lunar Orbiter), è partita dalla Terra ad agosto dello scorso anno ed è entrata in orbita lunare solamente a dicembre, percorrendo una traiettoria molto lunga, ma che prevedeva poco consumo di carburante. A bordo ci sono sei strumenti scientifici, cinque dei quali sviluppati internamente dalla Corea del Sud e uno, ShadowCam, fornito dalla NASA. È proprio quest’ultimo lo strumento protagonista di una nuova scoperta.

Lo strumento statunitense è stato progettato con una sensibilità di gran lunga maggiore degli strumenti ottici usati in precedenza per missioni lunari e viene puntato su zone buie della superficie per scorgerne i tratti geologici. Grazie alla limitata inclinazione orbitale della Luna, infatti, alcune zone polari, specialmente quelle interne a crateri con bordi alti, non vedono mai la luce del Sole, mantengono una temperatura bassa per migliaia di anni e consentono quindi di trattenere sostanze volatili come l’acqua sotto forma di ghiaccio. Queste zone sono identificate con l’acronimo inglese PSR (Permanently Shadowed Regions) e sono di particolare interesse anche perché si inseriscono nel quadro dei maggiori programmi di insediamento umano sulla superficie lunare attualmente in corso.

La prima immagine di una PSR di Danuri. Credit: NASA/KARI/Arizona State University

Sia all’interno del programma Artemis che del programma cinese ILRS sono stati portati avanti studi relativamente a un possibile luogo di atterraggio ed esplorazione nei pressi del cratere Shackleton, proprio quello dentro il quale ha concentrato le prime attività scientifiche Danuri.

La PSR interna a questo cratere era stata osservata finora solo con strumenti dedicati all’osservazione generale della superficie lunare, e quindi poco adatti allo studio di zone in ombra. ShadowCam ha una sensibilità 200 volte maggiore di LROC NAC, lo strumento a bordo di LRO, un orbiter lunare ancora attivo. Questo strumento sfrutta la luce riflessa dal bordo del cratere sul fondo, una fonte di illuminazione molto debole e insufficiente per strumenti non specializzati. In futuro si riuscirà a ottenere una mappatura della parte interna del cratere con una risoluzione di 1,7 metri per pixel, fondamentale per localizzare le risorse più preziose, come il ghiaccio.

Mappa del polo sud lunare ricostruita da immagini di LRO. Le zone in nero sono permanentemente in ombra. Il cerchio centrale in evidenza è il cratere Shackleton, di circa 19 km di diametro. Credit: NASA/GSFC/Arizona State University

Gli obiettivi principali di questo strumento sono:

  • mappare le zone di alto albedo, per scovare eventuali depositi di ghiaccio;
  • indagare su strane formazioni nel fondo del cratere scoperte tramite radar;
  • documentare cambiamenti di albedo all’interno di una PSR;
  • individuare ostacoli in prospettiva di un eventuale atterraggio con equipaggio;
  • studiare la morfologia del suolo per evidenziare eventuali fenomeni simili al permafrost.

La missione ha una durata prevista di un anno, ma potrebbe essere prolungata. ShadowCam è solo uno dei primi strumenti dedicati allo studio del polo sud lunare, le missioni per studiare quest’area della Luna in futuro aumenteranno. Già dal 2024 potrebbe partire VIPER, il primo rover destinato allo studio in loco di una PSR nel cratere Nobile. Nel 2025 è invece prevista la prima missione con equipaggio al polo sud lunare, Artemis III.

Fonti: prima immagine di ShadowCam, pagina ufficiale di ShadowCam, pagina ufficiale di KPLO.

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Gianmarco Vespia

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