Airbus Defence and Space ha deciso di unirsi al progetto guidato dalla multinazionale statunitense Voyager Space, per la costruzione della stazione spaziale privata Starlab.
Secondo le intenzioni delle due compagnie, Starlab dovrebbe facilitare lo sfruttamento delle condizioni di microgravità dell’orbita bassa terrestre da parte dei governi europei, dopo il ritiro della Stazione Spaziale Internazionale.
Lo scorso 4 gennaio Voyager Space, con base a Denver, ha annunciato la partnership con Airbus per il progetto della stazione spaziale commerciale. Airbus, dal canto suo, fornirà il proprio know-how e la propria esperienza per Starlab, anche se non sono stati resi noti altri dettagli su questo accordo, nemmeno i suoi aspetti finanziari.
Nell’ottobre 2021 l’azienda del Colorado aveva rivelato il progetto per Starlab, da realizzare in collaborazione con Lockheed Martin, composta da un modulo gonfiabile, con un nodo per l’attracco di altri veicoli spaziali, un modulo propulsivo, un grosso braccio robotico e tutti i relativi sistemi, in grado di ospitare fino a quattro astronauti alla volta.
Nel dicembre dello stesso anno Nanoracks, di cui Voyager Space è la maggiore azionista, aveva vinto uno dei tre appalti Commercial Low Earth Orbit Developement (CLD) della NASA. Lo Space Act Agreement, del valore di 160 milioni di dollari è volto a supportare il processo di progettazione di Starlab, in vista della transizione, da parte dell’ente spaziale statunitense, dalla Stazione Spaziale Internazionale alle stazioni spaziali commerciali, prevista entro la fine di questo decennio. Com’è ovvio, il processo di transizione dalla ISS, coinvolgerà anche i partner internazionali dello storico avamposto orbitale, quindi il progetto Starlab avrà in Airbus il perfetto alleato che, grazie alle proprie competenze e alle sue interazioni con gli altri attori aerospaziali che hanno costruito e gestiscono l’ISS, sarà in grado di realizzare il proprio laboratorio spaziale privato.
I partner della Stazione Spaziale hanno preso in considerazione e valutato le eventuali future possibilità di utilizzo delle stazioni spaziali commerciali statunitensi, visto che solitamente le varie agenzie spaziali erano solite barattare servizi e hardware in cambio di opportunità di volo per i propri astronauti e per i propri esperimenti scientifici e tecnologici, interagendo direttamente con NASA. Con l’entrata in servizio delle stazioni spaziali private, questo tipo di baratto non sarà più possibile, inoltre il pagamento diretto da parte dei governi europei alle compagnie USA per l’utilizzo delle stazioni commerciali potrebbe rivelarsi politicamente problematico; i contribuenti europei potrebbero essere contrari a versare denaro direttamente alle compagnie statunitensi, ma vedrebbero di buon occhio la cosa se anche le compagnie aerospaziali europee partecipassero alla costruzione e alla gestione delle stazioni spaziali private.
I dirigenti dell’agenzia spaziale europea sono ben consci di queste problematiche. «Pagheremo direttamente i nostri fornitori di servizi orbitali direttamente negli USA? Naturalmente possiamo farlo, ma sarebbero degli euro che andrebbero a supportare direttamente l’industria degli States. È una cosa che l’Europa intende fare, che i nostri stati membri intendono fare?» Ha dichiarato alla stampa Frank De Winne, capo dell’European Astronaut Center dell’ESA, durante il consiglio ministeriale tenutosi a Parigi nel novembre dello scorso anno. Per l’ESA sarà imperativo elaborare un modus operandi condiviso fra i suoi stati membri per potersi interfacciare con i gestori delle stazioni spaziali commerciali di oltre Atlantico, in vista del consiglio ministeriale del 2025. «Se oggi dovessimo parlare con i provider finanziati dalla NASA con gli appalti CLD, ci chiederebbero tutti la stessa cosa; sarebbero tutti interessati ai sistemi di trasporto.» Ha proseguito De Winne. «Per loro mantenere bassi i costi di trasporto significa poter scegliere fra sistemi di lancio in competizione fra loro».
Airbus non è la prima compagnia europea a impegnarsi nel progetto di una stazione spaziale commerciale, anche Thales Alenia Space sta costruendo i moduli per Axiom Space, i quali inizialmente verranno installati sulla ISS ma che in seguito verranno sganciati per andare a formare una stazione spaziale commerciale.
La stazione spaziale commerciale Starlab dovrebbe essere lanciata agli inizi del 2028 per assicurare la continuità della presenza umana in orbita bassa terrestre. Essa garantirà il 100% della capacità di payload dell’International Space Station, con oltre 400 fra esperimenti scientifici e dimostrazioni tecnologiche svolte all’anno.
Fonti: spacenews.com; airbus.com.