Aggiornamenti dal sistema solare: dicembre 2022
Sempre la Luna protagonista, con la conclusione della missione Artemis I, il cinquantenario dell’ultimo uomo sulla superficie e un set di nuove missioni partite. Di rilevante segnaliamo che si è conclusa la missione InSight, mentre è iniziato lo sviluppo di NEO Surveyor.
Di seguito il dettaglio delle varie missioni attive e di quelle in fase di preparazione.
In preparazione per il lancio
Ci sarà un mese di pausa prima di vedere un nuovo lancio nello spazio profondo. A febbraio tornerà protagonista la Luna, con il lancio del lander lunare Peregrine a bordo di un debuttante Vulcan di ULA. Al momento la data di partenza è fissata per il 25 febbraio 2023. Si tratta della prima missione del programma commerciale lunare statunitense, CLPS. Il lander, infatti, è realizzato dall’azienda privata Astrobotic Technology e porta con sé 90 kg di carico scientifico. Sempre per fine febbraio, ma senza una data precisa, è prevista una nuova missione indiana di eliofisica, Aditya-L1, che, come dice il nome, andrà a posizione nel punto lagrangiano L₁ per studiare il Sole.
A marzo potrebbe esserci subito la seconda missione del programma CLPS, quella vinta da Intituive Machines, con il lander IM-1 che atterrerà in prossimità del polo sud lunare. Ma la missione più impegnativa sarà quella che partirà il 5 aprile, JUICE. Sarà diretta verso i satelliti medicei di Giove e il viaggio sarà lungo e pieno di incontri. Ripasserà per la Terra nell’estate del 2024, nell’autunno del 2026 e nell’inverno del 2029, dopo aver incontrato Venere nel 2025. L’arrivo nel sistema gioviano è previsto solo nel 2031. Potrebbe anche esserci un passaggio ravvicinato di qualche asteroide durante il cammino.
In prossimità della Terra
Con l’avvento delle missioni commerciali verso la Luna e dell’utilizzo dei CubeSat, le missioni nello spazio profondo vicino alla Terra, tra 150.000 e 1.500.000 km, il numero di sonde in questa zona di spazio è cresciuto in modo notevole.
A dicembre c’è stato il lancio della missione nippo-emiratina-statunitense, con il lander lunare commerciale giapponese Hakuto-R M1 che ha portato un robot sferico della stessa nazionalità e il rover Rashid (UAESA). In orbita è stato rilasciato anche l’orbiter Lunar Flashlight (NASA), inviato con lo stesso vettore. Il mese scorso erano arrivate altre cinque sonde con la missione Artemis I: Lunar IceCube, OMOTENASHI, EQUULEUS, LunaH-Map e LunIR. Di queste solo EQUULEUS sta rispondendo come da programma, le altre sono in discreta difficoltà ed è possibile che falliranno le rispettive missioni.
La capsula Orion, elemento principale della missione Artemis I (NASA), è tornata a Terra ed è stato un successo ingegneristico e mediatico.
Precedentemente quest’anno sono stati lanciati altri due CubeSat in orbita lunare, Danuri (KARI) e CAPSTONE (NASA). Continuano nella loro estensione di missione le sonde lunari dei programmi cinesi Chang’e 5 (CNSA), Chang’e 4 (CNSA) con il rover Yutu-2 e il ripetitore radio Queqiao e Chang’e 3. In orbita lunare troviamo ancora Chandrayaan-2 (ISRO), LRO (NASA) e THEMIS-ARTEMIS (NASA) con le sonde P1 e P2.
Più lontano ci sono gli osservatori solari DSCOVR (NASA/NOAA), SoHO (NASA/ESA), ACE (NASA) e WIND (NASA), nel primo punto lagrangiano del sistema Sole-Terra e i grandi telescopi JWST (NASA/ESA/CSA), Spektr-RG (Roskosmos/DLR) e Gaia (ESA) nel secondo punto lagrangiano.
Nel sistema solare interno
Cinque CubeSat appartenenti alla missione Artemis I hanno come destinazione l’orbita eliocentrica. Parte bene BioSentinel (NASA), che ha abbandonato il sistema Terra-Luna direttamente dopo il primo sorvolo del nostro satellite naturale. A bordo sono presenti degli esseri viventi, dei lieviti che verranno analizzati nello spazio profondo. Un altro successo mediatico è arrivato da ArgoMoon (ASI), che effettuerà varie orbite attorno alla Terra prima di lasciare casa definitivamente. Il CubeSat italiano ha rilasciato parecchie foto della Terra e della Luna.
Non hanno avuto la stessa fortuna NEA Scout (NASA), Team Miles e CuSP. La prima non è riuscita a comunicare con la Terra in nessun momento e se ne sono ormai perse le tracce. Le ultime due sono missioni private di cui non si ha avuto ancora nessun riscontro.
C’è infine un altro CubeSat nel sistema solare, attivo da più di un anno: LICIACube (ASI). Ha abbandonato la nave madre DART dopo lo scontro con un asteroide e al momento sta viaggiando da solo verso un nuovo possibile obiettivo scientifico da visitare.
Hayabusa-2# (JAXA) pure prosegue verso un nuovo asteroide, dopo aver riportato a Terra qualche anno fa campioni di suolo da Ryugu. Dallo studio dettagliato di quell’asteroide si è riusciti a risalire alla sua vita evolutiva, un percorso che potrebbe essere comune a molti altri asteroidi.
Anche OSIRIS-REx (NASA) è stato a caccia di asteroidi e sta per rientrare a Terra con il suo bottino, un frammento di superficie di Bennu. L’arrivo nello Utah è previsto per settembre 2023, dove scaricherà il carico proseguendo per una nuova missione secondaria, denominata OSIRIS-APEX.
Altre due sonde planetarie proseguono la propria missione. Akatsuki (JAXA), nella sua estensione, osserva Venere da sette anni, senza niente di rilevante da evidenziare, se non l’abbandono del capo progetto dopo 20 anni di dedizione. Mentre BepiColombo (ESA/JAXA) è ancora in viaggio verso Mercurio, portando con se due sonde, MPO (ESA) e MMO (JAXA).
Infine ci sono le sonde destinate puramente all’eliofisica. Parker Solar Probe (NASA) ha effettuato un altro passaggio ravvicinato del Sole, il quattordicesimo, sfiorando la superficie a pochi raggi solari di distanza e mezzo milione di chilometri all’ora di velocità relativa. Poco prima del passaggio era allineata con Solar Orbiter (SolO) (ESA) e STEREO A (NASA) e hanno osservato il Sole con strumentazione leggermente diversa l’uno dall’altro.
La flotta marziana
In orbita
Su Marte l’anno nuovo è arrivato in anticipo, il 26 dicembre, secondo la convenzione ormai diffusa di calcolare gli anni dall’equinozio della primavera dell’emisfero nord. Il cambio di stagione non è solo simbolico; grazie all’inclinazione dell’asse di rotazione simile a quella terrestre, c’è un comportamento analogo a quello che avviene sulla Terra. Le temperature più alte nell’emisfero nord comportano lo scioglimento parziale delle calotta polare con rilascio di anidride carbonica e conseguenti mutazioni dell’atmosfera e della superficie a causa dei venti. Questi cambiamenti vengono monitorati minuziosamente dalle sonde in orbita, che non fanno altro ormai che acquisire dati regolari e fornire supporto radio ai rover dalla superficie.
Hope (UAESA), Trace Gas Orbiter (ESA/Roskosmos) e MAVEN (NASA) si occupano principalmente dello studio dell’atmosfera, con strumenti scientifici e obiettivi diversi. Tianwen-1 (CNSA), Mars Odyssey (NASA), Mars Reconnaissance Orbiter (NASA) e Mars Express (ESA) osservano la superficie con varie risoluzioni per cercare cambiamenti degni nota.
Sulla superficie
È da poco arrivata la primavera su Marte, e i sei lunghi mesi invernali hanno decisamente lasciato il segno sulle missioni robotiche. Il rover Zhurong della missione Tianwen-1 ha passato l’inverno in ibernazione, e un suo risveglio potrebbe essere imminente. Non è andata così bene a InSight (NASA) invece, le cui comunicazioni sono interrotte da metà dicembre ed è stata sancita ufficialmente la fine di una missione molto più lunga del previsto.
Un po’ meglio ha reagito Ingenuity (NASA), che è riuscito a effettuare tre voli nel mese di dicembre. È un’attività notevole, infatti da luglio a novembre aveva azionato i motori solamente cinque volte e per meno di un minuto. Il drone accompagna la missione principale del rover Perseverance (NASA) che non teme i rigori dell’inverno, in quanto è alimentato da un nucleo di plutonio dalla temperatura di circa un migliaio di gradi centigradi. Il rover ha depositato il primo set di campioni destinati a essere riportati a Terra dalla missione di fine decennio Mars Sample Return.
Curiosity (NASA) prosegue come il suo rover gemello senza essere influenzato dalle stagioni. È attivo da 3.700 giorni marziani e ha percorso circa 30 km durante la sua missione decennale.
Nel sistema solare esterno
Continua la missione Lucy (NASA) nel suo lunghissimo percorso verso gli asteroidi Greci e Troiani. Dopo il lancio, un anno fa, c’era stato un problema a un pannello fotovoltaico che non si era completamente aperto. In questi mesi sono stati fatti svariati tentativi per risolvere il problema, che è decisamente migliorato e non comporta comunque un rischio per la missione. Tuttavia a dicembre si è deciso di interrompere queste manovre di riapertura del pannello e lasciare la sonda così com’è.
L’orbita di Juno (NASA) attorno a Giove cambia regolarmente e offre nuove possibilità scientifiche. A dicembre è stato possibile osservare nuovamente Io, da una distanza però non troppo ravvicinata. Ci saranno occasioni migliori tra un anno esatto. Da notare che all’ultimo passaggio al periapside dell’orbita attorno a Giove, uno dei computer di bordo ha avuto un problema temporaneo a causa delle intense radiazioni emesse dal pianeta.
Ancora qualche mese di riposo per New Horizons (NASA), che si trova al momento in ibernazione per risparmiare qualcosina sui costi di gestione della missione. Si risveglierà a marzo 2023 per riprendere il download dei dati relativi all’incontro con Arrokoth del 2019.
Concludono la flotta spaziale Voyager 1 e Voyager 2 oltre i confini del sistema solare, rispettivamente a 20 e 24 miliardi di chilometri dal Sole.
Riassunto missioni
Ci sono 50 missioni spaziali al di fuori dell’orbita terrestre, operate da 57 unità robotiche.
Gli aggiornamenti per questo mese sono giunti al termine, continuate a seguirci e ci risentiamo il prossimo mese con gli aggiornamenti dal sistema solare!
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