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Artemis I batte il record di Apollo 13 ed entra nell’orbita DRO

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La capsula Orion in manovra. Credits: NASA

I controllori di volo del Johnson Space Center della NASA a Houston hanno eseguito con successo l’accensione del motore principale del modulo di servizio europeo che ha inserito la capsula spaziale Orion della missione Artemis I in un’orbita retrograda distante (DRO) accendendo il motore del sistema di manovra orbitale per 1 minuto e 28 secondi quando in Italia erano le 22:52 di ieri, 25 novembre. Poco prima di eseguire l’accensione, Orion si trovava a una distanza di 91.732 km dalla superficie lunare, il massimo valore che la separerà dal nostro satellite durante la missione.

Sabato 26 novembre alle 13:44 circa italiane la navicella spaziale Orion ha battuto il record di distanza dalla Terra per veicoli spaziali progettati trasportare esseri umani nello spazio. Il record precedente era stato stabilito nel 1970 da Apollo 13, con una distanza di 400.171 km dalla Terra. Il giornalista Paolo Attivissimo sul suo blog ha approfondito questo argomento, facendo notare che il record è attribuibile ad Artemis I solo se consideriamo i veicoli spaziali per trasporto equipaggi che sono tornati sulla Terra.

Ecco il video della diretta streaming della NASA in occasione della manovra orbitale DRO Insertion.

L’orbita è definita “distante” nel senso che si trova a un’altitudine elevata rispetto alla superficie della Luna, e “retrograda” perché Orion viaggerà intorno alla Luna (ma tecnicamente in orbita terrestre) nel verso opposto a quello in cui la Luna si muove intorno alla Terra. Si tratta di un tipo di orbita particolarmente stabile, in cui il consumo di propellente è minimo e che consente di testare i sistemi di Orion in condizioni estreme, molto simili a quelle dello spazio interplanetario.

Orion trascorrerà circa quattro giorni in questa nuova e particolare orbita dalla quale uscirà il prossimo 1º dicembre per iniziare il viaggio di ritorno verso casa. Il 5 dicembre Orion si troverà nuovamente nelle vicinanze della Luna, di cui sfrutterà la forza gravitazionale combinata con un flyby programmato con precisione per rimettersi in rotta verso la Terra. La capsula rientrerà con uno splashdown nell’oceano Pacifico domenica 11 dicembre.  

La capsula Orion e la Terra. Credits: NASA

Orion sta compiendo questa serie di manovre per utilizzare orbite molto stabili, cioè mantenibili con quantità molto ridotte di propellente, e che allo stesso tempo la portino a una distanza sufficiente dal sistema Terra-Luna da incontrare le condizioni operative dello spazio profondo. Di fatto è proprio la distanza dal sistema Terra-Luna ad aggiungere l’aggettivo “profondo” ai viaggi di esplorazione nello spazio. Orion è stata progettata non tanto per scendere sulla superficie lunare, cosa di cui non è tecnicamente capace, ma per trasportare equipaggi verso varie destinazioni nel Sistema Solare, quali la Luna, Marte o le fasce degli asteroidi.

Artemis I è la sola missione tra quelle programmate fin qui nel contesto del programma Artemis a volare su un’orbita DRO. Gli ingegneri NASA trascorrono le giornate di missione testando i diversi sistemi della navicella Orion. Tra questi ci sono: il sistema propulsivo per mantenere la rotta con precisione e garantire che l’equipaggio possa tornare a casa; il sistema di telecomunicazione e navigazione, necessario per mantenere il contatto con la Terra e per orientare il veicolo spaziale; i sistemi per misurare i livelli di radiazioni; nonché uno scudo termico in grado di sopportare il rientro ad alta velocità dalla Luna nell’atmosfera terrestre. La combinazione di grandi distanze con la lunga durata delle missioni nello spazio profondo impongono che i veicoli spaziali dispongano di sistemi in grado di funzionare in modo affidabile, e che possano mantenere in vita gli astronauti in caso di emergenza. Inoltre la loro massa complessiva deve risultare abbastanza leggera da poter essere lanciata da un razzo.

Un’immagine della superficie lunare ripresa dalla Optical Navigation Camera di Orion. Credits: NASA

Qualche imprevisto

Lo scorso 23 novembre il Mission Control Center della NASA presso il Johnson Space Center di Houston ha perso inaspettatamente il collegamento radio con Orion quando in Italia erano da poco passate le 9 del mattino. L’interruzione, durata 47 minuti, è avvenuta durante la riconfigurazione del collegamento tra Orion e il Deep Space Network. Tale riconfigurazione era già stata condotta con successo varie volte negli ultimi giorni. Il problema è stato risolto con una riconfigurazione lato Terra.

Gli ingegneri NASA hanno iniziato un’indagine sulla causa della perdita di segnale e stanno esaminando i dati per determinare cosa sia successo. L’incidente, inatteso ma utilissimo nel contesto di una missione di test, non ha avuto alcun impatto su Orion e il veicolo spaziale rimane in una configurazione pienamente operativa.

Foto e video spettacolari

Dopo il termine delle missioni Apollo nel 1972 le foto e i video dalla Luna non sono mancati. Il nostro satellite è stato visitato da molte missioni robotiche, che hanno addirittura fotografato in modo dettagliato proprio i punti di atterraggio delle prime missioni di esplorazione umana del nostro satellite.

Con Artemis I stiamo dunque ricevendo foto e video dallo spazio e dalle vicinanze della Luna dal primo veicolo dopo il CSM di Apollo a essere progettato specificamente per il trasporto di equipaggi, e con ogni probabilità anche dal primo veicolo che porta con sé ben sedici telecamere 4K in grado di raccogliere immagini e video di nitidezza eccellente.

Con il passare dei giorni continua dunque la pubblicazione da parte di NASA di vari video ad alta definizione ripresi sia da bordo di Orion che dalle telecamere montate all’esterno del modulo di sevizio e del razzo vettore SLS. Eccone un saggio rilasciato un paio di giorni fa. Il materiale è reso disponibile quotidianamente sull’account Flickr di NASA e sulla libreria foto e video dell’agenzia.

È possibile seguire anche la straordinaria diretta streaming direttamente dalla capsula Orion, collegamento radio permettendo.

Fonti: NASA Blog di Artemis I

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