“Uno sguardo a Minerva” – Cristoforetti e Watkins intervistate da CNN e CBS
Proseguiamo la serie articoli con i quali vi porteremo i video della missione Minerva di Samantha Cristoforetti con sottotitoli in italiano. Per ragioni di praticità alcune delle domande più lunghe sono state parafrasate. I sottotitoli e il transcript sono a cura di ISAA.
Nel video di oggi Samantha Cristoforetti e Jessica Watkins rispondono alle domande di due grandi reti televisive statunitensi, CNN e CBS. Tra i tanti temi interessanti dell’intervista sono stati discussi la convivenza a bordo con i cosmonauti russi e la loro esperienza nel costruirsi una carriera in ambiti prevalentemente dominati da uomini.
Transcript
CBS: Jessica, com’è stata la tua esperienza di lancio su un Falcon 9/Crew Dragon?
JW: È tosta da descrivere. È certamente un’esperienza sensoriale. Tutti i sensi “fisici” sono coinvolti, come ad esempio i suoni che si sentono. Noi facciamo molto addestramento in SpaceX, ad Hawthorne, per l’esperienza che ci attende a bordo della Dragon, ma poi si vivono tutte queste esperienze in una volta sola… E c’è anche il lato emotivo, quando realizzi che stai effettivamente intraprendendo questo viaggio che ti porterà alla ISS. Quindi vivere tutta questa ondata di emozioni è stato formidabile.
CBS: C’è stato un momento in cui ti sei sentita nervosa o preoccupata?
JW: C’è sempre la consapevolezza di ciò che stiamo facendo, e certamente il volo spaziale è rischioso. Lo sappiamo bene, ma lavoriamo con team meravigliosi a terra, sia il team di SpaceX che il team di NASA, che si assicurano che noi siamo al sicuro e che la nostra missione sia di successo. Quindi possiamo di certo stare tranquilli, sapendo che abbiamo delle persone fantastiche che badano a noi.
CBS: Però così non hai risposto alla domanda! Ti sei sentita nervosa?
JW: Sai, c’è sempre la consapevolezza della realtà della situazione e dei rischi che questa comporta, ma abbiamo il privilegio di poter parlare di questi rischi e capire come mitigarli. Questo ci aiuta a gestire le nostre paure.
SC: Se posso aggiungere una cosa, credo che per noi e specialmente per Watty che è al suo primo volo, ma anche per me che sono al secondo, la sensazione di gioia di essere arrivate qui dopo tutto il tempo passato ad allenarci e le aspettative per questa fantastica avventura che ti aspetta sulla ISS, penso che questo prevalga emozionalmente. Quindi sì, sei un po’ nervoso, ma non ti focalizzi così tanto su quello.
CBS: Samantha, ci puoi dire se ci sono differenze tra volare con una Sojuz o con una Dragon?
SC: Gli eventi che caratterizzano un lancio nello spazio, quando il razzo decolla… le sensazioni che provi da dentro il razzo… la durata dell’ascesa fino all’inserzione nell’orbita, le accelerazioni, lo staging, ossia quando uno stadio del razzo si spegne e improvvisamente perdi la spinta per qualche secondo e poi si accende lo stadio successivo, (è tutto abbastanza dinamico), così come il passaggio dal sentirsi schiacciato nel tuo sedile all’improvvisa sensazione di essere senza peso… tutto questo è abbastanza simile, e sono stata incredibilmente felice di aver avuto l’opportunità di provare tutto questo di nuovo, magari con più consapevolezza e meno sopraffatta dalle emozioni. E quindi ho avuto anche il tempo di godermi meglio tutte queste emozioni, più della prima volta. Ma certamente la capsula è un po’ diversa, coi sedili un po’ più comodi rispetto la Sojuz.
CBS: Hai portato un qualche costume di fantascienza anche in questa missione? Se sì, puoi darci un indizio?
SC: Vediamo… un indizio potrebbe essere il mio precedente lavoro come pilota da combattimento nell’Aeronautica Militare Italiana.
CBS: Jessica, tu sei una geologa. Com’è la Terra da 400 chilometri? E i tuoi colleghi ti fanno domande sull’argomento?
JW: Beh, in realtà la vista è persino meglio di quanto mi sarei mai aspettata! È incredibile vedere, come dici tu, la dimensione della Terra stessa, dell’intera sfera e anche delle caratteristiche del pianeta. Ho passato molto tempo a studiare geologia, in realtà dedicandomi anche al telerilevamento, che è una tecnica che consiste nell’analizzare fotografie e dati della superficie di un pianeta però rimanendo a una certa distanza dalla superficie stessa. Quindi ora c’è un’interessante analogia, ossia posso osservare le caratteristiche della Terra standomene in un punto privilegiato qual è la ISS. Fantastico! E, sì, i miei compagni mi stanno già dando la gioia e l’onore di poter parlare di geologia. È super divertente per me!
CBS: Come va l’adattamento alla microgravità?
JW: Probabilmente la cosa principale da imparare da quando siamo qui, che tra l’altro forse è l’aspetto più divertente per me, è stata abituarmi alla natura tridimensionale della ISS. Arrampicarmi alle pareti come Spider-man, e imparare a usare i piedi invece delle mani per muovermi qui in giro, è stato molto divertente! O rendermi conto di come si riorienta il mio cervello e come sia capace di elaborare informazioni spaziali in 3D. Questo adattamento progressivo è stato molto interessante da osservare.
CBS: Samantha, come sono le prospettive per una ragazza che eventualmente volesse diventare astronauta ESA?
SC: Penso che le prospettive siano molto buone. Abbiamo avuto oltre il 25% di richieste da parte di donne in occasione del recente bando di concorso, che è un aumento significativo rispetto alla precedente selezione, ossia quello dove sono stata selezionata io. Quindi sono praticamente certa che entro la fine di quest’anno avrò nuovi colleghi, e tra loro qualche collega donna. Penso che sia una cosa importante perché se si guarda all’attuale gruppo di astronauti europei c’è solo una donna, che sono io, e questo di certo non riflette la società d’oggi, quindi non vedo l’ora di avere più colleghe!
CBS: Jessica, una domanda simile anche a te. Cosa ne pensi della situazione delle astronaute in NASA, e in particolare quelle di colore?
JW: Credo sia importante considerare il fantastico futuro che si prospetta per tutti noi in NASA e continuare a focalizzarci sugli impatti positivi che la diversità apporta al grande team di NASA. Nel futuro immediato ci attendono le missioni Artemis che ci riporteranno sulla Luna e poi su Marte. Per questo avremo sempre più bisogno di persone con competenze diverse, diversi background, diverse esperienze, quindi penso che sia importante dare priorità e focalizzarci sull’inclusione.
CNN: Jessica, sei un modello per tante donne di colore. Stai sentendo l’importanza di questo ruolo?
JW: Onestamente non ci sto pensando. Questi primi giorni sono stati abbastanza concitati. Il nostro equipaggio ha cercato di raccogliere più informazioni possibili dai nostri predecessori di Crew-3, tra i quali le competenze, le conoscenze e le esperienze che li hanno condotti a una missione completamente riuscita. Quindi abbiamo cercato di imparare da loro il più possibile e nel contempo, in questi giorni, ho imparato a familiarizzare con questo ambiente, a muovermi a 0 g, e ad adattarmi il più possibile. Quindi più che altro sono mi concentrata su quello.
SC: È una ninja spaziale innata!
CNN: Quali sono i tuoi obiettivi futuri come astronauta?
JW: Di certo il mio obiettivo nel breve termine è di portare a termine con successo la missione Crew-4 e Expedition 67. Abbiamo molto lavoro da fare, molti esperimenti, la manutenzione… Puntiamo a concludere bene la missione lavorando insieme. Invece, dando uno sguardo al futuro, NASA sta lavorando per riportare l’uomo sulla Luna e poi su Marte col programma Artemis, quindi sono impaziente di vedere l’avanzamento di queste missioni, e magari di essere coinvolta in una di esse.
CNN: Essere ora nello spazio, ti fa pensare che potresti essere una candidata papabile come prima donna sulla Luna?
JW: Beh, in primis voglio passare più tempo possibile nello spazio, vivere l’esperienza qui e ora, e devi sapere che abbiamo un gruppo di astronauti molto variegato e competente. Ognuno di loro è assolutamente qualificato per partecipare a quelle missioni. Staremo a vedere cosa ci riserva il futuro, ma per ora mi godo il momento.
CNN: Samantha, le statistiche ci dicono che le donne sono sottorappresentate in campo spaziale. Cosa ne pensi?
SC: Penso che queste statistiche siano un po’ fuorvianti perché si prende in considerazione l’intera storia dell’esplorazione spaziale. Qualcosa come 50–60 anni, un periodo in cui subentrano fattori storico-sociali in cui le donne non potevano diventare astronauta (o erano poche). Ma direi che ora specialmente il gruppo NASA è molto diversificato e le selezioni degli ultimi 10 anni hanno visto un nutrito gruppo di aspiranti astronauti in cui le donne erano il 50%, o quasi. Per quanto riguarda il corpo astronauti europeo abbiamo ancora del lavoro da fare in quella direzione, ma la nostra ultima selezione è stata nel 2009 e la prossima sarà a breve. Sono sicura che saranno selezionate diverse donne. Penso che le cose stiano andando meglio.
CNN: Jessica, come donna di colore hai avuto molte difficoltà a raggiungere i tuoi obiettivi? Come li hai superati?
JW: In questo luogo privilegiato ho modo di ripensare al mio percorso e a come sono arrivata dove sono ora. Sono molto grata a tutti i mentori che ho incontrato durante la mia carriera che mi hanno sempre incoraggiata e aiutata a prendere le decisioni più giuste per raggiungere i miei scopi, così come mi hanno incoraggiata a trovare le mie passioni, ad alimentarle e a trovare le opportunità che mi hanno permesso di arrivare qui. Sono quindi grata a queste persone che ho incontrato nella mia vita e alle opportunità che ho avuto grazie a loro che mi hanno condotto dove sono ora.
CNN: Samantha, questa guerra [la guerra in Ucraina, ndt] come sta influenzando i rapporti con i vostri colleghi cosmonauti? C’è un’atmosfera diversa a bordo?
SC: La risposta all’ultima domanda è no. L’atmosfera è la stessa. Siamo qui come equipaggio internazionale e penso che tutti noi capiamo che ciò che facciamo qui è prezioso. La ISS è preziosa, e persino in tempi di conflitti devi preservare dei ponti; devi preservare delle oasi di cooperazione. La miglior candidata è senza dubbio la Stazione Spaziale, che ha una lunga tradizione di cooperazioni lavorative pacifiche ed efficienti a livello internazionale. Essere capaci di gestire giornalmente un avamposto nello spazio con una comunità internazionale di supporto, questo è prezioso, e tutti capiamo quanto sia importante. In questa situazione vogliamo focalizzarci anche più di prima sulle attività in comune, per preservare questo avamposto e dedicarci alla scienza e a tutte le attività che stiamo svolgendo.
CNN: Siete preoccupate del fatto che il governo russo possa ordinare ai cosmonauti di intraprendere azioni aggressive verso di voi?
SC: No, non siamo preoccupati. Il motivo è che penso che abbiamo una capacità istintiva di capire la comunità di cui facciamo parte, e sappiamo che da tutte le parti in gioco, americani, europei, canadesi, giapponesi e russi, c’è il medesimo attaccamento, la medesima consapevolezza di quanto sia importante la Stazione Spaziale. So che a volte nei media o sui social si chiacchiera, ma noi siamo all’interno di questa comunità e abbiamo un riscontro diretto di quanto sia importante la ISS per tutti i partner internazionali.
CNN: Jessica, se potessi parlare con la giovane “te stessa”, cose le diresti?
JW: Probabilmente mi direi di sognare in grande, e che non si sa mai quando i tuoi sogni potrebbero realizzarsi! È difficile credere che certe cose possano accadere per davvero.
CNN: Cosa pensi si possa fare per avere più donne afroamericane nello spazio?
JW: Se guardiamo quello che ci raccontano i numeri, la storia che ci raccontano è che sia possibile ottenere risultati migliori se si interviene precocemente nel percorso educativo. Quindi penso che sia una buona idea investire in programmi scolastici. Attività educative mirate e stage come gli stage di NASA ai quali ho partecipato anche io, che credo siano stati fondamentale per arrivare dove sono oggi. Dunque penso sia la strada giusta per coinvolgere i bambini, già da giovanissimi, e farli appassionare alle materie STEM [Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica, ndt]. Alimentare questa passione e aprirgli una strada che potrebbe condurli a una carriera come la mia, sempre che lo desiderino ovviamente.
CNN: La ISS è probabilmente l’ultimo baluardo diplomatico tra USA e Russia. Questo vi mette sotto pressione?
JW: No, come diceva Samantha, noi siamo ben consci dell’importanza del nostro lavoro qui, ma c’è anche da dire che noi siamo una famiglia. Ceniamo con i nostri colleghi cosmonauti, siamo consapevoli degli obiettivi condivisi e lavoriamo tutti insieme per fare del nostro meglio
per raggiungerli in sicurezza e con efficienza.
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