SpaceX. Il primo stadio di un Falcon 9 vola due volte in 21 giorni

Credits: SpaceX

I razzi erano generalmente e storicamente veicoli spaziali multi-stadio usa e getta. Il lancio di un razzo era qualcosa di molto complesso ma anche estremamente costoso, visto che l’intero vettore andava perso nel corso di ciascun lancio. Elon Musk, ormai 20 anni fa, ha pensato che la tecnologia dei razzi non si fosse evoluta molto dai tempi delle missioni Apollo, oltre che rimanere qualcosa di estremamente oneroso. Nel 2002, partendo da queste considerazioni, Elon Musk ha posto le fondamenta per la nascita di SpaceX, ovvero l’idea di progettare e costruire razzi vettori riutilizzabili per rendere più abbordabile il costo di lancio. Gli studi e i progetti portano allo sviluppo di un vettore multi-stadio riutilizzabile, il Falcon 9; un vettore il cui primo stadio è in grado di tornare integro a Terra per essere riutilizzato nei voli successivi. Il concetto di vettore riutilizzabile non è stato un traguardo facile da raggiungere, ma oggi a stupire sono i numeri che descrivono cosa è in grado di fare SpaceX con questo razzo.

La missione, lanciata lo scorso 29 aprile e designata con il nome di Starlink 4-16, è stata il 151º lancio di un razzo Falcon 9 dal suo debutto, avvenuto il 4 giugno 2010, e il 43º volo di un Falcon 9 dedicato alla immissione in orbita di satelliti Starlink. Questa è stata anche la 17ª missione SpaceX del 2022 nonché il 6º lancio di un Falcon 9 nel solo mese di aprile, un risultato che a oggi rappresenta il maggior numero di lanci effettuati in un mese.

SpaceX ha incrementato quest’anno la cadenza dei lanci. Elon Musk ha dichiarato che l’azienda mira a effettuare 60 voli nel 2022, cioè quasi il doppio rispetto alle 31 missioni compiute lo scorso anno. L’impressionante cadenza di lancio è sostenuta dalla capacità di riutilizzo dei booster e delle carenature del carico utile. Solo uno dei 17 voli Falcon 9 effettuati fino ad aprile 2022 ha utilizzato un razzo al suo primo volo.

Il booster, numero di serie B1062, che ha volato per la missione del 29 aprile e che era atterrato sulla nave drone di SpaceX A Shortfall of Gravitas nell’Oceano Atlantico, è lo stesso che aveva lanciato lo scorso 8 aprile la missione Ax-1 di Axiom. La nave drone ha riportato il razzo alla base per essere ispezionato e, dopo piccoli interventi di manutenzione, ha potuto essere integrato con un nuovo secondo stadio per l’ultima missione di aprile, nel corso della quale ha trasportato un carico utile di 53 satelliti Starlink. L’intervallo di 21 giorni che ha separato i due voli effettuati dallo stesso booster ha migliorato il precedente record di 27 giorni.

Normalmente un lancio di un Falcon 9 vede il primo stadio tornare a Terra circa 8 minuti e mezzo dopo il decollo. Nel caso delle missioni Starlink, il rilascio dei satelliti avviene circa un’ora dopo il decollo in un’orbita quasi circolare a un’altitudine media di 310 km. L’ultima missione di aprile ha rilasciato i satelliti in un’orbita con un’inclinazione di 53,2 gradi rispetto all’equatore, una delle cinque “direzioni” orbitali utilizzate dalla rete Internet globale di SpaceX. Dopo il rilascio, i satelliti Starlink estendono i pannelli solari e, tramite i loro propulsori ionici, raggiungono l’orbita operativa posta a un’altitudine di circa 540 km.

Nel frattempo siamo giunti a maggio e il giorno 6 abbiamo registrato un nuovo lancio, ovvero il 152º lancio di un razzo Falcon 9 dal suo debutto, il 44º volo dedicato all’immissione in orbita dei satelliti Starlink, l’11º del booster B1058, e la 18ª missione SpaceX del 2022.

Ad oggi, SpaceX ha lanciato circa 2.500 satelliti Starlink. Di questo numero fanno parte anche i veicoli spaziali che sono stati dismessi o hanno subito guasti. Più di 2.150 di questi satelliti sono in orbita e funzionanti e ciò rende la flotta Starlink la più grande costellazione di satelliti al mondo, con un fattore di quasi cinque volte superiore rispetto a quella di proprietà della concorrente OneWeb.

SpaceX ritiene di poter lanciare fino a 42.000 satelliti Starlink, ma il numero totale dipenderà anche dalle richieste di servizi internet ad alta velocità e bassa latenza provenienti dal mercato. I servizi Starlink sono principalmente rivolti a clienti residenti in aree remote e difficili da raggiungere, come comunità rurali, case isolate, isole e navi. I clienti possono sottoscrivere via web il contratto per la fornitura dei servizi pagando una tassa di prenotazione e ulteriori 599 $ per l’acquisto di un’antenna e del modem. Il canone mensile per un utente consumer è pari a 110 $.

SpaceX ha collaborato con le forze armate statunitensi per verificare la fattibilità di estendere la connettività Starlink anche agli aerei. Secondo il Wall Street Journal, anche Delta Air Lines ha condotto test “esplorativi” del sistema Starlink per un possibile utilizzo futuro sui propri aerei passeggeri.
Il 21 aprile il vettore aereo JSX ha annunciato che abiliterà 100 dei suoi jet privati ​​all’utilizzo dei servizi Internet di SpaceX per rendere disponibile una connessione Wi-Fi internet durante il volo. Il primo aereo JSX equipaggiato con Starlink dovrebbe volare entro la fine dell’anno.
Hawaiian Airlines ha annunciato che il 25 aprile è diventata la prima grande compagnia aerea passeggeri a incorporare il servizio Starlink sui suoi aeromobili. La compagnia aerea ha dichiarato che offrirà l’accesso WiFi gratuito a tutti i suoi passeggeri sui voli a lungo raggio.

Grazie alle sue caratteristiche, il servizio offerto da questa costellazione è divenuto anche determinante per la popolazione e le forze armate dell’Ucraina coinvolte nella guerra con la Russia. Secondo quanto riportato da fonti giornalistiche americane, Starlink collega i cittadini ucraini a internet tramite 10.000 antenne inviate da stabilimenti europei e in parte dai fornitori americani. A fine marzo, il numero ufficiale diffuso dal governo di Kiev era di 5.000 antenne.

Fonte: SpaceX

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Marco Carrara

Da sempre appassionato di spazio, da piccolo sognavo ad occhi aperti guardando alla televisione le gesta degli astronauti impegnati nelle missioni Apollo, crescendo mi sono dovuto accontentare di una più normale professione come sistemista informatico in una banca radicata nel nord Italia. Scrivo su AstronautiNews dal 2010; è il mio modo per continuare a coltivare la mia passione per lo spazio.