Solar Orbiter sfiora la Terra con un rischioso flyby

Rappresentazione artistica del flyby della Terra di SolO. Credit: ESA

La sonda europea per lo studio del Sole ha effettuato ieri un passaggio molto ravvicinato della Terra per perdere parte della sua energia ed effettuare la frenata decisiva verso l’orbita operativa, passando però attraverso le due fasce orbitali più congestionate da satelliti e detriti.

Approssimandosi al nostro pianeta in senso opposto alla sua rotazione, quindi da est verso ovest, Solar Orbiter (SolO) è passato attraverso la fascia geostazionaria, 36.000 km dalla Terra dove orbitano i satelliti per le telecomunicazioni e meteorologici, alle 04:40 ora italiana di ieri 27 novembre.
50 minuti dopo, alle 05:30 quando si trovava sopra le isole Canarie, la sonda ha raggiunto il punto di minima distanza a 460 km di altitudine, registrando anche la velocità massima (15,1 km/s) rispetto alla Terra. I 12 minuti passati in orbita bassa sono stati quelli più critici di tutto il flyby, infatti a quella quota si trova la stragrande maggioranza dei satelliti operativi, quelli ormai inattivi che ancora non sono rientrati distruttivamente in atmosfera, milioni di detriti di varie dimensioni e naturalmente la Stazione Spaziale Internazionale e quella cinese.

La conferma della riuscita manovra orbitale è avvenuta alle 08:45, quando la stazione europea di New Norcia in Australia ha riacquisito il segnale della sonda.

La timeline del flyby di Solar Orbiter. Credit: ESA

Contromano nel traffico

Per sfruttare la velocità di rotazione della Terra e quindi risparmiare carburante, quasi tutto quello che si trova in orbita è stato lanciato verso est, quindi SolO ha effettivamente viaggiato contromano con una ipotetica massima velocità relativa di circa 22 km/s (79.000 km/h) rispetto a un eventuale oggetto orbitante con la stessa inclinazione sull’equatore (circa 28°).
Le probabilità di collisione erano state comunque giudicate molto basse, seppur non nulle e il controllo missione, in collaborazione con lo Space Debris Office, ha monitorato tutte le fasi del passaggio, pronto ad attuare una o più correzioni di rotta.

La scia luminosa di SolO, ripresa dalla California

Quello di ieri non è stato il flyby più ravvicinato della Terra mai effettuato da una sonda, il primato infatti appartiene alla sonda europea Galileo che passò a 301 km nel 1990 e 305 km nel 1992, ma sicuramente quello compiuto da SolO è stato il più rischioso, in quanto il numero di detriti spaziali catalogati è più che raddoppiato negli ultimi 30 anni.
La questione dei detriti spaziali sta diventando sicuramente una priorità ma se da un lato alcune agenzie spaziali stanno sviluppando sistemi di rimozione, altre invece perseverano nell’aggravare la situazione. L’ultimo caso eclatante riguarda la Russia, che poche settimane fa ha effettuato un test antisatellite distruggendo con un razzo Nudol il vecchio satellite Kosmos-1408 lanciato il 16 settembre 1982, creando però una pericolosa nuvola di migliaia di detriti che ha causato qualche preoccupazione alla ISS.

Secondo un report pubblicato da ESA la scorsa settimana, nel 2021 si sono aggiunti 2.467 oggetti al catalogo mondiale degli oggetti orbitanti, di cui 1.493 sono nuovi satelliti e il resto detriti. Sempre secondo ESA in orbita ci sarebbero 36.500 oggetti con dimensioni maggiori di 10 cm, un milione con dimensioni comprese tra 1 e 10 cm e 330 milioni con dimensioni comprese tra 1 mm e 1 cm.

Rappresentazione artistica della sonda SolO subito dopo il lancio avvenuto il 10 febbraio 2020. Credit: ESA

L’inizio della fase scientifica

Lanciato nel febbraio 2020, Solar Orbiter ha effettuato un primo passaggio del Sole nel giugno successivo regalandoci subito una nuova scoperta, dopodiché ha effettuato due flyby di Venere, il primo nel dicembre 2020 e il secondo lo scorso agosto.
Il flyby di ieri ha offerto agli scienziati un’opportunità unica per studiare il campo magnetico terrestre, lo scudo che salvaguarda la vita sul pianeta proteggendoci dal costante bombardamento delle radiazioni cosmiche, tra cui il vento solare.
I dati raccolti da Solar Orbiter verranno comparati con quelli delle due missioni europee attualmente in corso per lo studio della magnetosfera, i 4 satelliti Cluster II che orbitano a 60.000 km dal 2000 e i 3 Swarm che orbitano a 400 km dal 2013.

Rappresentazione artistica dei satelliti ESA Swarm (a sinistra) e Cluster II (a destra). Credit: ESA

Grazie al campo gravitazionale terrestre SolO ha ridotto la propria velocità di circa 5 km/s, risparmiando una notevole quantità di carburante e mettendosi nuovamente in rotta verso l’interno del Sistema Solare. Nel prossimo mese di marzo avverrà il secondo passaggio ravvicinato del Sole a 50 milioni di chilometri, dopodiché nei prossimi anni SolO sfrutterà ripetutamente il pianeta Venere per inclinare la propria orbita rispetto al piano equatoriale del Sole per poterne studiare da vicino i poli.

Fonte: ESA

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.