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I frammenti del satellite russo e la ISS

La ISS vista dall'esterno. Credits: NASA.

Lunedì 15 novembre 2021 l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale è stato svegliato con due ore di anticipo rispetto all’orario stabilito a causa del possibile passaggio ravvicinato di detrito spaziale, in gergo MMOD (Micro Meteorid Orbital Debris).

La procedura, per la quale l’equipaggio si addestra a Terra e nota come safe haven, prevede l’interruzione immediata di tutte le attività scientifiche o ricreative e l’immediato rientro all’interno delle capsule di arrivo, in modo tale da poter effettuare un rapido distacco dalla ISS. Eventi del genere sono piuttosto rari, in quanto per la quasi totalità dei detriti sono noti i parametri orbitali, essendo tracciati costantemente da Terra, e vengono eseguite variazioni preventive della quota della Stazione. Come dimostrato in questa occasione, la rilevazione di una possibile congiunzione non è avvenuta in tempi utili per permettere un innalzamento o abbassamento dell’altezza dell’avamposto, costringendo quindi l’equipaggio a entrare nelle navicelle.

Moduli accessibili (celeste) e non (giallo) della ISS in safe haven. Credits: Raffaele Di Palma/ISAA

I possibili colpevoli

Le prime informazioni giunte non erano provenienti da siti o account ufficiali di nessun paese del programma ISS, pertanto si è mantenuta, per tutta la mattinata, una certa cautela circa le cause e i responsabili del safe haven. Nei giorni precedenti era stata comunicata una possibile congiunzione con i resti di un satellite cinese, distrutto volontariamente durante un test nel 2007 con l’utilizzo di un missile lanciato da Terra, per il quale si era resa necessaria una manovra di evasione, nota come collision avoidance maneuvre; le tempistiche, tuttavia, erano difficilmente compatibili, motivo per cui è stato escluso.

Solo con il passare delle ore si è avuta maggiore chiarezza circa il responsabile della nuvola di detriti rilevata coi radar da Terra: un test antisatellite russo, effettuato il 13 novembre, ha causato la distruzione di Kosmos-1408, lanciato il 16 settembre 1982 con un vettore Cyklon-3 dal cosmodromo di Pleseck. Le prime ipotesi sulla natura della missione sono state inizialmente avanzate dall’astronomo e appassionato di eventi spaziali Jonathan McDowell, incrociando l’orbita del satellite e le informazioni di un NOTAM (avviso di chiusura temporanea di uno spazio aereo).

La conferma è avvenuta solo a tarda serata italiana, durante una conferenza stampa del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che ha comunicato la presenza di oltre 1.500 resti catalogati.

Un incontro per discutere della situazione e delle motivazioni alla base del test è previsto tra dei rappresentanti di NASA e Roskosmos per il 16 novembre.

A bordo della ISS

Prima di entrare brevemente su quello che è successo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, va ricordato che le procedure vengono decise sulla base di calcoli probabilistici conservativi, sia per l’incertezza relativa alle misurazioni da Terra sia per la sicurezza degli astronauti. Esistono diversi indicatori riguardo la pericolosità di una congiunzione: si ha lo scenario giallo quando le probabilità sono comprese tra 1/10.000 e 1/100.000 e rosso quando sono tra 1/10.000 a 1/1.

Il centro di controllo missione ha informato della prosecuzione del protocollo di safe haven per tutto il giorno, a causa del passaggio dei detriti ogni 90 minuti, nonostante gli astronauti avessero ricevuto il permesso di uscire dalle capsule dopo la finestra temporale del possibile impatto. Matthias Maurer, in previsione di una lunga durata delle procedure di sicurezza e della possibilità di dormire all’interno della Crew Dragon, ha anche avuto il permesso di andare nel modulo Columbus per recuperare il proprio sacco a pelo e qualche oggetto personale.

Solo alle 14:25 CET del 15 novembre, dopo quasi sei ore dall’inizio dell’emergenza, l’equipaggio ha ricevuto la comunicazione ufficiale di “pericolo cessato”, permettendo così un graduale ritorno alle operazioni scientifiche e di manutenzione. Nonostante questo, per tutto il pomeriggio l’attenzione è stata elevata, proprio a causa della periodicità dei passaggi dei detriti, i quali non hanno comunque mai impattato la ISS. Nel prossimo futuro lo sciame sarà sempre più catalogato e anche se i frammenti più piccoli non saranno tracciati, si potranno avere maggiori informazioni riguardo alle conseguenze sulle attività dell’avamposto orbitante.

Dalle comunicazioni tra il centro di controllo e la Stazione Spaziale si è appreso che i portelloni dei moduli radiali della stazione spaziale rimarranno chiusi anche nella giornata del 16 novembre: si tratta, per il lato USOS, di quelli che portano a Columbus, Kibo, Node-3 (collegato a sua volta a BEAM/CUPOLA/PMM), Cygnus NG-16 e Quest, mentre per il lato russo di quelli per Nauka e Poisk, mentre Rassvet rimarrà aperto perché collegato alla Sojuz MS-19.

Fonti: Forumastronautico.

Si ringrazia Raffaele Di Palma per gli aggiornamenti sulla situazione a bordo della ISS.

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