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In orbita la Sojuz MS-18 nel segno di Jurij Gagarin

L'equipaggio poco prima di salire sull'autobus diretto al Cosmodromo. Credit: NASA/Bill Ingalls

E sono in 10! Lo scorso 9 aprile, quando in Italia erano le 13:05, un nuovo terzetto ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale, dove ad aspettarli c’era l’Expedition 64 formata dagli equipaggi di Sojuz MS-17 e di SpaceX Crew-1. In appena 3 ore e 23 minuti dal lancio dal Cosmodromo di Bajkonur la Sojuz MS-18, con a bordo i cosmonauti russi Oleg Novickij e Pëtr Dubrov e l’astronauta statunitense Mark Vande Hei, il quale ha recentemente preso il posto di Sergej Korsakov, ha attraccato regolarmente al modulo Rassvet.

Per la seconda volta, dunque, le navette Sojuz hanno adottato uno schema di avvicinamento veloce in 3 ore, dopo essere stato testato e affinato a lungo negli scorsi anni dai veicoli cargo Progress e utilizzato con successo dalla Sojuz MS-17, lanciata nell’ottobre 2020.

Visto il particolare periodo in cui cade il lancio, non si poteva non commemorare i 60 anni dallo storico volo di Jurij Gagarin avvenuto il 12 aprile 1961. Per l’occasione la Sojuz è stata ribattezzata come il primo cosmonauta e la carenatura adornata con il logo celebrativo. Inoltre nella navicella sono stati stivati altri oggetti commemorativi, tra cui una mappa raffigurante la proiezione sulla Terra delle orbite dei voli più significativi della cosmonautica.

La missione

I prossimi saranno mesi intensi per Oleg Novickij, Pëtr Dubrov e Mark Vande Hei che insieme all’equipaggio di SpaceX Crew-2, in partenza il 22 aprile dal Kennedy Space Center, formeranno la sessantacinquesima missione di lunga durata della Stazione Spaziale Internazionale: l’Expedition 65.

Per convenzione a stabilirne la durata, e di conseguenza l’evento d’inizio e di fine, è il distacco dalla Stazione di una Sojuz. Dopo una breve sovrapposizione di 7 giorni, necessari affinché il nuovo equipaggio si ambienti e prenda dimestichezza con il programma svolto dai colleghi, il 17 aprile la Sojuz MS-17 riporterà sulla Terra Sergej Ryžikov, Sergej Kud’-Sverčkov e Kate Rubins, portando a termine l’Expedition 64 e segnando l’avvio della Expedition 65.

Essa si estenderà fino al mese di ottobre, quando è atteso l’avvicendamento di 12 giorni con la Sojuz MS-19 che porterà sull’avamposto orbitante il cosmonauta Anton Škaplerov e due partecipanti al volo nell’ambito di un progetto cinematografico di Roskosmos, l’emittente televisiva Channel One Russia e la casa di produzione Yellow, Black and White. Lo scopo dell’iniziativa è quella di girare nello spazio alcune scene per un film dal titolo provvisorio Vyzov (Вызов in russo, in italiano La Sfida), con cui si spera di far avvicinare al grande pubblico le attività spaziali russe e dare risalto alla figura del cosmonauta.

Al fianco di Anton Škaplerov ci sarà il noto regista Klim Šipenko e un’attrice, la cui identità è ignota, ma potrebbe essere svelata nei prossimi giorni al termine del rigoroso processo di selezione da parte del Centro di Addestramento Cosmonauti Jurij Gagarin (GCTC). Come accennato in precedenza, il regista e l’attrice vivranno sulla Stazione per circa una settimana e faranno ritorno sulla Terra con Oleg Novickij, con la Sojuz MS-18, prendendo i posti di Pëtr Dubrov e Mark Vande Hei. Essi, dunque, resteranno in orbita più a lungo rispetto ai canonici 6 mesi, verosimilmente per quasi un anno, almeno fino a marzo/aprile 2022, complice anche la riduzione da 4 a 2 dei voli annuali delle Sojuz.

L’astronauta statunitense ha preso con filosofia questa opportunità, di cui peraltro è venuto a conoscenza solamente nelle ultime settimane, affermando che: «Non sono mai stato nello spazio per più di sei mesi, quindi se qualcuno mi dice che devo restare nello spazio per un anno, scoprirò come ci si sente. Ne sono davvero entusiasta».

Durante l’Expedition 65 la Stazione Spaziale Internazionale cambierà in un certo senso aspetto per via dei diversi aggiornamenti che ne amplieranno le capacità operative, con gli astronauti e i cosmonauti che saranno spesso impegnati in attività extraveicolari, sia dal segmento statunitense che da quello russo. L’8 aprile, in occasione della conferenza stampa il giorno prima del lancio da Bajkonur, Oleg Novickij e Pëtr Dubrov hanno detto che usciranno rispettivamente almeno 2 e 5 volte nello spazio. Nel corso dell’estate, infatti, è attesa la messa in servizio del modulo russo Nauka e loro si sono a lungo preparati per questo momento, svolgendo una moltitudine di esercitazioni sott’acqua presso l’idrolaboratorio a Città delle Stelle in Russia, dove vi è una replica fedele del segmento russo, ma anche ricevendo le competenze necessarie ad un eventuale attracco manuale con il sistema di controllo TORU.

Inoltre i cosmonauti hanno avuto modo di vedere più volte da vicino Nauka mentre viene allestito a Bajkonur. Avere avuto l’opportunità di visionare sulla Terra il nuovo modulo insieme ai tecnici, l’ultima volta il 26 marzo, è stato prezioso per acquisire familiarità con l’interno e l’esterno, un fattore che tornerà utile durante i complessi lavori di attivazione, specie nelle attività extraveicolari.

Oleg Novickij e Pëtr Dubrov sono pronti a qualsiasi evenienza, grazie ad una formazione più che completa, comprendente anche le operazioni del segmento statunitense. Infatti in una delle ultime visite a Houston al Johnson Space Center, prima della missione, Novickij ha ottenuto l’abilitazione per lo scafandro EMU e le passeggiate spaziali (EVA) dal modulo Quest, mentre Dubrov quella per il controllo del braccio robotico Canadarm2, per assistere gli astronauti durante le EVA e la cattura e il rilascio di veicoli cargo.

Parzialmente anticipato dal sintetico programma di volo della Sojuz MS-18 pubblicato da Roskosmos, una delle immagini trasmesse in diretta dal Centro di Controllo Missione di Mosca ha rilevato che il 28 settembre 2021 dovrà essere ricollocata dal modulo Rassvet a Nauka. La manovra è propedeutica per il successivo attracco della Sojuz MS-19, che è attualmente pianificato per il 5 ottobre, e sarà la ventesima della storia della Stazione Spaziale Internazionale.

L’abbiamo lasciato per ultimo, ma ciò non toglie che sia meno importante. La stazione spaziale sovietica Mir e quella Internazionale sono nate con l’ambizione della ricerca scientifica a beneficio dell’uomo sulla Terra e nello spazio e dell’esplorazione, pertanto i cosmonauti scienziati dedicano alla ricerca una parte rilevante della loro giornata. Per la sola Expedition 65 Roskosmos ha in programma di condurre quasi 50 studi, alcuni di questi inediti, riguardanti diverse discipline come la biologia e la fisiologia spaziale, l’osservazione della Terra dallo spazio, la fisica dei raggi cosmici e la tecnologia dei materiali.

A tal proposito si è espresso il direttore del GCTC, l’ex cosmonauta Pavel Vlasov, dicendo che: «tutti gli esperimenti sono degni di nota. Ad esempio, per la prima volta è previsto un esperimento congiunto con la NASA nell’ambito della scienza dei materiali spaziali. Sarà condotto nel modulo americano Destiny utilizzando il loro forno a gradiente. L’obiettivo è studiare la reologia (la deformazione della fluidità di una sostanza) dell’alluminio in condizioni di microgravità».

Fonti: Space.com, Roskosmos

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