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Un pool di agenzie spaziali, fra cui ASI, alla ricerca del ghiaccio marziano

La storica immagine della Chryse Planitia ripresa il 21 agosto 1976 dalla sonda Viking 1 della NASA, circa 15 minuti prima del tramonto © NASA

La NASA, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’agenzia spaziale canadese (CSA) e quella giapponese (JAXA), hanno firmato una dichiarazione di intenti per lo sviluppo di una possibile missione robotica per la mappatura del ghiaccio marziano.

Tale missione potrebbe essere d’aiuto per identificare la presenza di abbondanti quantità di ghiaccio accessibili e individuare candidati siti di atterraggio per future missioni sul Pianeta Rosso. Le agenzie si sono accordate per formare un team congiunto in grado di stabilire le potenzialità della missione oltre ad altre opportunità di partnership.

Nel documento, NASA, ASI, CSA e JAXA hanno annunciato l’intenzione di sviluppare un piano di missione e di definire i loro potenziali ruoli e le relative responsabilità. Se tutto andrà in porto, la missione potrebbe essere pronta al lancio per il 2026.

La missione internazionale Mars Ice Mapper dovrebbe essere in grado di rilevare la posizione, la profondità, l’estensione e l’abbondanza dei depositi di ghiaccio nei pressi della superficie marziana, i quali dovrebbero permettere alla comunità scientifica di comprendere meglio la storia della presenza dell’acqua su Marte. L’orbiter, che sarà dotato anche di un radar, identificherà le proprietà della polvere, della regolite e degli strati di rocce che saranno da tenere ben in considerazione al fine di poter accedere ai depositi di ghiaccio.

Inoltre, la missione potrebbe essere d’aiuto per l’identificazione di obiettivi scientifici per le prime missioni umane su Marte, le quali dovrebbero avere una durata di circa 30 giorni, durante i quali verrà svolta l’esplorazione del suolo marziano. Per esempio, localizzare il ghiaccio d’acqua accessibile potrebbe stimolare la ricerca scientifica svolta di persona, tramite l’esecuzione di carotaggi con l’intento di cercare tracce di vita. Oltre a ciò, Mars Ice Mapper potrebbe fornire una mappa dei siti ricchi di ghiaccio d’acqua, ad uso delle successive missioni esplorative di più lunga durata, oltre che per soddisfare i vincoli ingegneristici e logistici legati all’esplorazione vera e propria, come l’assenza di rocce e di pericoli nel terreno. Infine, la mappatura del ghiaccio superficiale potrebbe essere di vitale importanza per gli studi sulla climatologia e sulla geologia marziana.

«Questo innovativo modello di partnership combina la nostra esperienza globale e permette la suddivisione dei costi rendendo la missione più accessibile per le parti coinvolte» ha dichiarato Jim Watzin, consulente senior della NASA per l’allineamento delle architetture di missione. «L’esplorazione umana e quella robotica vanno di pari passo, con quest’ultima a spianare la strada alle missioni umane più intelligenti e più sicure in tutto il Sistema solare. Insieme, possiamo preparare l’umanità per il nostro prossimo grande passo: la prima missione umana su Marte».

Naturalmente, con l’evolversi del progetto della missione, potranno aprirsi delle ulteriori opportunità di partecipazione per altre agenzie spaziali e per altri partner commerciali.

Questa rappresentazione artistica illustra i quattro orbiter dell’ipotesi di missione International Mars Ice Mapper (I-MIM). In basso a sinistra, un satellite sorvola la superficie marziana rilevando ghiaccio d’acqua sepolto, tramite il radar di cui è dotato e la sua grande antenna. In orbita a una quota più elevata, ci sono tre satelliti per telecomunicazioni, di cui uno sta trasmettendo dei dati verso la Terra. ©NASA

Del resto, lo stesso approccio programmatico viene impostato dalla NASA anche nel programma lunare Artemis, inviando gli astronauti al Polo Sud selenico, dove il ghiaccio d’acqua è intrappolato nelle zone permanentemente in ombra.

La ricerca del ghiaccio marziano non è importante solo per motivi scientifici, ma anche perché potrebbe rappresentare una fondamentale risorsa naturale di materie prime come l’idrogeno e l’ossigeno, che potrebbero essere impiegate come carburante, nei sistemi di supporto vitale, nei sistemi ingegneristici, per le attività minerarie, per quelle produttive, e infine, anche per quelle agricole. Il trasporto di acqua direttamente dalla Terra sarebbe estremamente costoso, pertanto una risorsa locale è essenziale per le attività esplorative di superficie.

«Oltre a supportare i programmi per le future missioni umane su Marte, ottenere più informazioni riguardo al ghiaccio subsuperficiale rappresenta una ulteriore opportunità per altre scoperte scientifiche» ha spiegato Eric Ianson, vicedirettore della Planetary Science Division della NASA e direttore del Mars Exploration Program. «La mappatura del ghiaccio d’acqua presente nei pressi della superficie potrebbe rivelare una parte ancora nascosta dell’idrosfera marziana e le tipologie di stratificazione sopra di essa, e queste due caratteristiche potrebbero aiutarci a scoprire la storia del cambiamento ambientale sul Pianeta Rosso e a rispondere ai quesiti legati alla presenza passata e forse, attuale, di vita microbica».

Nei prossimi giorni l’esplorazione robotica di Marte avrà un protagonista in più; infatti il rover della NASA Perseverance atterrerà sul suolo marziano giovedì 18 febbraio, al termine del suo viaggio durato sette mesi. Oltre all’esplorazione della superficie, condotta dal rover, questa interessantissima missione è dotata anche di un mini elicottero chiamato Ingenuity che potrà fornire delle immagini dall’alto.

Invitiamo i nostri lettori a seguire la diretta di AstronautiCAST a partire dalle 21:00 di giovedì.

Fonte: NASA

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