Dopo aver parlato dei programmi spaziali abitati della NASA (parte I) e degli operatori privati (parte II), concludiamo la rassegna degli avvenimenti astronautici del 2020 parlando degli altri programmi spaziali, a partire proprio dalla nostra Agenzia Spaziale Europea (ESA).
ESA e settore spaziale europeo
Nessun nuovo lancio di astronauti europei nel 2020, ma l’anno è cominciato con la conclusione della missione Beyond di Luca Parmitano sulla ISS, come abbiamo già visto nella prima parte della nostra trilogia. Durante l’anno è proseguito comunque l’addestramento di Thomas Pesquet, l’astronauta francese che farà parte dell’equipaggio di SpaceX-Crew-2, il prossimo volo della capsula Dragon sulla ISS. Con lui si è anche preparato Matthias Maurer come astronauta di riserva per la stessa missione. A fine anno è poi arrivata la conferma che anche Maurer arriverà sulla ISS nel 2021 con il volo di SpaceX Crew-3. L’anno si chiude anche con le prime conferme che la prossima selezione per astronauti europei si terrà nel 2021.
Oltre alla ISS, l’ESA si conferma interessata anche ai programmi spaziali verso la Luna e oltre. Della partecipazione europea al programma Artemis abbiamo già ampiamente parlato nella prima parte. L’altra grande collaborazione con NASA riguarda le missioni, per ora solo robotiche, verso Marte con la partecipazione al programma di sample return.
Per quel che riguarda i lanciatori europei, a dominare le notizie dell’anno passato è stato, in negativo purtroppo, il VEGA. Il più piccolo dei vettori di Arianespace era fermo sin dal fallimento del luglio 2019 e le successive indagini non avevano identificato definitivamente il problema, portando anche alla perdita di contratti già acquisiti. A settembre finalmente VEGA ritorna al volo con pieno successo. Neanche il tempo di festeggiare e a novembre il VEGA subisce un altro fallimento, stavolta al quarto stadio anziché al secondo, rimandando ulteriormente l’esordio della prima evoluzione del piccolo lanciatore, il VEGA-C.
Sono invece proseguiti senza incidenti i lanci degli altri vettori di Arianespace dallo spazioporto di Kourou, in Guyana francese: il lanciatore pesante Ariane 5 e il vettore di media capacità Sojuz-ST. Procede anche lo sviluppo del nuovo lanciatore Ariane 6, che andrà presto a sostituire entrambi. Nel 2020 infatti sono terminati i test di qualifica dei motori di Ariane 6 e dovrebbe avvicinarsi sempre di più il debutto, al momento previsto per il 2022. Il 2020 ha visto ESA lavorare anche su programmi più a lungo termine, come lo spazioplano Space Rider o il vettore riutilizzabile Themis, spinto dal propulsore Prometheus.
Ormai completata la costellazione Galileo per la navigazione satellitare, anche il 2020 non ha visto nuovi lanci, anche se si stanno ponendo le basi per mettere in orbita i satelliti di seconda generazione.
Non è una novità che la prima priorità dell’ESA sia la ricerca scientifica e anche il 2020 è stato un anno interessante per le sonde europee in missioni di esplorazione del sistema solare. La missione più attesa era quella di ExoMars 2020, composta dal lander russo Kazačok e dal rover europeo Rosalind Franklin. Dopo una lunga serie di problemi nei test ai paracadute, nonostante la collaborazione con la NASA, si è deciso di posticipare la missione alla prossima finestra di lancio marziana, diventando così ExoMars 2022.
Una nuova missione europea è stata comunque lanciata a febbraio. Si tratta di Solar Orbiter che, come evidente dal nome, si occupa di studiare la nostra stella. A giugno SolO, come viene chiamata la sonda, ha effettuato il primo passaggio al perielio, il punto più vicino al Sole della propria orbita. Proprio verso la fine dell’anno è poi passata molto vicino a Venere, sfruttandone la gravità per posizionarsi in un’orbita ancora più stretta intorno al Sole. Anno di flyby anche per BepiColombo, la missione europea-giapponese che ha come obiettivo finale l’esplorazione di Mercurio. Nel suo lungo e complesso viaggio, la sonda ha effettuato un gravity assist della Terra ad aprile e uno di Venere a ottobre.
Sono continuate senza particolari scossoni le missioni delle altre sonde europee come il telescopio spaziale Gaia, le sonde marziane Mars Express e Trace Gas Orbiter e la missione di osservazione solare (in collaborazione con NASA) SoHO. Procedono inoltre i preparativi per le prossime missioni spaziali, tra le quali spicca senz’altro JUICE, che verrà lanciata nel 2022 alla volta di Giove e dei suoi satelliti.
L’anno dell’agenzia spaziale europea si conlcude con la nomina del nuovo direttore generale, Josef Aschbacher, che va a sostituire Jan Wörner.
Il programma spaziale cinese
Come per il 2019, anche nell’anno passato gli avvenimenti relativi al programma spaziale cinese sono tutti relativi alle missioni robotiche; non ci sono stati infatti lanci con astronauti, ma alcune notizie sono decisamente storiche. Dopo che le due stazioni spaziali, Tiangong-1 e Tiangong-2, sono rientrate in atmosfera in maniera più o meno controllata negli anni scorsi, gli sforzi sono ora concentrati sul lancio e lo sviluppo della nuova stazione spaziale modulare che verrà costruita in orbita nei prossimi anni.
Quasi tutto il programma spaziale era in attesa del ritorno al volo del lanciatore pesante Lunga Marcia 5, dopo i problemi che ne avevano decretato lo stop nell’anno precedente. Per fortuna il lanciatore torna a volare con successo già a gennaio, aprendo le porte alle successive missioni che dipendevano da esso. L’agenzia spaziale cinese (CNSA) è potuta tornare a programmare i prossimi passi verso la costruzione della stazione spaziale, a partire dal primo modulo Tianhe, fino al completamento previsto nel 2022 con altri due moduli.
Gli astronauti cinesi useranno inizialmente la collaudata capsula Shenzhou per raggiungere la nuova stazione spaziale, ma in futuro è previsto l’esordio di una nuova capsula, più capiente, che è stata testata senza equipaggio a maggio. Ma le ambizioni cinesi non si fermano all’orbita bassa. Come per la NASA e il suo programma Artemis, anche la Cina punta all’esplorazione con astronauti della Luna, fino alla costruzione di una vera e propria base lunare.
Ma come dicevamo sono state le missioni robotiche a farla da padrone nel 2020. A partire dal lancio di Tianwen-1 a luglio, una missione che porterà un orbiter, un lander e un rover su Marte. A novembre è poi partita un’altra missione storica, Chang’e 5, che poche settimane dopo riesce ad atterrare sulla Luna, prelevarne dei piccoli campioni e riportarli a Terra con successo. L’ultima missione a compiere una cosa del genere era stata Luna 24, sonda sovietica del 1976.
Esplorazione robotica dello spazio
Oltre alle già citate missioni europee, il 2020 ha visto numerosi successi nell’esplorazione robotica dello spazio. Per una missione marziana (ExoMars) che veniva rinviata ce ne sono state tre partite con successo: la già menzionata Tianwen-1, l’altrettanto storica missione degli Emirati Arabi Uniti, Al-Amal, e il nuovo rover della NASA, Perseverance, che si porta dietro anche il piccolo elicottero dimostrativo Ingenuity. Le tre missioni troveranno ad aspettarle una flottiglia di esploratori robotici: Mars Odyssey (NASA), Mars Reconnaissance Orbiter (NASA), Mars Express (ESA), Mars Orbiter Mission (ISRO), MAVEN (NASA), Trace Gas Orbiter (ESA) e, sulla superficie del pianeta rosso, Curiosity e Insight. Proprio quest’ultima è stata protagonista di un anno piuttosto intenso, con i numerosi tentativi di scavare sotto la superficie del pianeta purtroppo abbandonati proprio alla fine dell’anno.
A tentare di competere con Marte per un posto sotto i riflettori nel 2020 ci sono stati anche i vicini asteroidi. In particolare la sonda della NASA OSIRIS-REx a ottobre è riuscita con successo a prelevare dei campioni di roccia dall’asteroide Bennu, dal quale ripartirà a maggio del 2021, mentre la giapponese Hayabusa-2 ha passato l’anno a viaggiare verso casa col suo prezioso carico prelevato dall’asteroide Ryugu. Proprio a dicembre la piccola capsula col prezioso contenuto è atterrata con successo in Australia, mentre la sonda è ripartita verso nuove avventure.
Tutto questo è stato solo la punta dell’iceberg di un campionario di missioni enorme e variegato che sta perlustrando, in alcuni casi da decenni, il nostro sistema solare. Se volete saperne di più sulle varie missioni, da Parker Solar Probe (NASA), che continua a stabilire un nuovo record di vicinanza al Sole e di velocità ogni volta che raggiunge il perielio, fino ad arrivare alle lontanissime New Horizons e Voyager 1 e 2, potete seguire i nostri puntualissimi aggiornamenti mensili.
Statistiche e curiosità
Nel 2020 ci sono stati quattro lanci orbitali con equipaggio, uno in più rispetto all’anno precedente, per un totale di 12 astronauti. Di questi, ben sette sono americani, quattro russi e un giapponese. Di questi tre di loro erano al primo lancio spaziale (Vagner, Kud’-Sverčkov, Glover), quattro erano al secondo lancio (Ryžikov, Rubins, Hopkins, Walker) e ben cinque al terzo (Cassidy, Hurley, Behnken, Ivanišin, Noguchi). L’anno appena passato ha visto otto attività extraveicolari, in diminuzione rispetto all’anno precedente (undici).
Nei grafici qui sopra, a cura di Paolo Baldo, sono visualizzate le statistiche relative ai voli spaziali abitati in generale, mentre qui sotto ci sono i dati relativi alla sola stazione spaziale internazionale.
Per quel che riguarda il totale dei lanci orbitali, il 2020 ha visto un lieve incremento rispetto al 2019, con 104 lanci coronati da successo contro i 96 dell’anno precedente. Dopo due anni di dominio cinese, tornano in cima alla classifica dei lanci orbitali di successo gli Stati Uniti (40), seguiti da Cina (35) e Russia (12). Per la Russia si tratta del minor numero di lanci dalla caduta dell’Unione Sovietica. Stabile rispetto agli ultimi anni il numero dei lanci europei (9), seguiti dal Giappone (4), India (2), Iran (1) e Israele (1).