Il 2020 dell’esplorazione spaziale: parte II
Nella prima parte di questa serie di articoli abbiamo passato in rassegna i principali avvenimenti astronautici del 2020 che hanno riguardato i programmi con equipaggio della NASA. Le aziende private hanno contribuito non poco ai programmi NASA nell’anno passato, ma le novità dei programmi spaziali commerciali nel 2020 non si fermano alla sola Stazione Spaziale Internazionale o al programma Artemis. In questa seconda parte ci concentriamo proprio sulle realtà private e gli altri traguardi ottenuti nell’anno passato in questo settore in grande espansione.
Starship
Tra i programmi di sviluppo più seguiti c’è senz’altro l’enorme veicolo riutilizzabile Starship di SpaceX. La gigantesca navetta è il fulcro dei piani di colonizzazione marziana dell’azienda di Elon Musk e il 2020 è stato un anno pieno di test. Il 2019 si era concluso con il completamento dell’assemblaggio del primo prototipo di Starship, il cosiddetto Mk1, e la presentazione alla stampa di un piano ambiziosissimo di test e il successivo ritorno alla realtà con l’esplosione del prototipo durante una prova di riempimento dei serbatoi.
SpaceX ha deciso quindi di introdurre modifiche al metodo di assemblaggio della navetta e abbandonare i prototipi già in fase di costruzione in Florida, denominati Mk2 e Mk4 per concentrarsi sul sito di Boca Chica, in Texas, e sul prototipo Mk3, che nel frattempo è stato rinominato SN1. Il prototipo è stato sottoposto a diversi test di pressurizzazione fino alla distruzione, avvenuta a febbraio.
Poco prima della distruzione di SN1 era cominciato l’assemblaggio di SN2, che è servito nei mesi successivi per affinare le tecniche di saldatura. SN3 ed SN4 sono stati costruiti poco dopo e dovevano essere i primi prototipi a tentare il volo, ma entrambi hanno seguito il destino di SN1. Ad aprile è esploso SN3, mentre SN4 a maggio. Proprio durante questo mese si cominciano ad assemblare tre nuovi prototipi: SN5, SN6 e SN7. Quest’ultimo utilizza una nuova lega di acciaio e servirà principalmente a effettuare ulteriori test di pressurizzazione, che lo porteranno a rottura il mese successivo.
Tra agosto e settembre sono proprio SN5 ed SN6 a ricevere un po’ di gloria. Entrambi infatti riescono a effettuare un volo di prova fino a una quota di circa 150 metri e ad atterrare con successo. Giusto il tempo di effettuare alcuni test su un nuovo serbatoio, denominato SN7.1, e l’attenzione si è spostata su SN8. Questo prototipo, infatti, proprio verso la fine dell’anno ha compiuto un volo fino alla quota di circa 12,5 km. Il volo è andato come da programma almeno fino all’atterraggio, quando un problema al propulsore ne ha decretato la distruzione. Gli occhi sono ora puntati su SN9 che dovrà compiere un test simile.
A settembre è cominciata anche la costruzione di Super Heavy. Il lanciatore dovrà servire come primo stadio per le missioni oltre l’orbita terrestre di Starship e i primi test sono previsti per il 2021. Potete seguire tutti gli sviluppi su questo ambizioso programma di SpaceX nella nostra rubrica Cronache di Boca Chica.
Altre novità in casa SpaceX
L’azienda di Elon Musk ha passato un anno da protagonista, come abbiamo visto mentre parlavamo della ISS e di Starship. Ma le novità non si fermano a questi due programmi. Tra i principali traguardi raggiunti c’è senz’altro da segnalare l’avvio della costellazione di satelliti per telecomunicazioni Starlink. Dopo i primi timidi lanci avvenuti nel 2019, il 2020 ha visto ben 14 lanci di un Falcon 9 con a bordo circa 60 satelliti per ogni missione.
L’altissimo numero di satelliti in orbita bassa terrestre (alla fine del 2020 c’erano 891 satelliti operativi) ha destato alcune preoccupazioni tra gli astronomi, professionisti e non. SpaceX sta cercando di mitigare il problema delle scie luminose sperimentando satelliti a bassa riflettività, anche se ancora non sembra aver trovato la soluzione ottimale. I servizi internet erogati tramite Starlink sono in fase di test e presto il servizio sarà disponibile in alcune nazioni.
Nel 2020 la parola “riutilizzabilità” in casa SpaceX ha veramente assunto tutto un altro significato rispetto ai tentativi precedenti. A dicembre il primo stadio del Falcon 9 con numero seriale B1051 ha compiuto con successo la sua settima missione di lancio, atterrando sulla chiatta Just Read the Instructions. A gennaio lo stesso booster effettuerà anche l’ottavo volo. Ciliegina sulla torta, la NASA ha autorizzato l’azienda di Elon Musk a riutilizzare sia i Falcon 9, sia le capsule Dragon per le proprie missioni con equipaggio.
Nell’anno passato non è stato effettuato nessun lancio del Falcon Heavy, ma nel 2021 ne sono previsti, al momento, due e una nuova missione di prestigio è stata annunciata da NASA per il 2022.
La concorrenza
Per l’altra azienda americana che dovrà affiancare SpaceX nel trasportare astronauti sulla ISS, Boeing, è stato un anno di transizione. La capsula CST-100 Starliner non ha effettuato nuovi test ma nell’anno passato si è lavorato per risolvere i problemi riscontrati nel primo volo di prova, e nel 2021 si tenterà nuovamente. Boeing è anche capocommessa per lo sviluppo di SLS e, come avviamo visto nella prima parte di questo articolo, anche lì il 2020 ha visto alti e bassi.
Le altre due aziende coinvolte nel programma ISS come fornitori di servizi di rifornimento sono Sierra Nevada e Northrop Grumman. La prima non ha ancora effettuato voli dello spazioplano Dream Chaser, ma lo sviluppo prosegue e l’azienda ha annunciato il nome della prima navetta che esordirà, si prevede, nel 2021: Tenacity. La seconda continua a fornire i servizi di rifornimento con Cygnus, ma è stata anche coinvolta su altri fronti di cui abbiamo già parlato, cioè i test sul sistema di aborto di Orion e quelli sui booster laterali di SLS. Tra le altre cose, in casa Northrop Grumman, da segnalare la missione di un satellite che è riuscito ad agganciarsi con un altro per estenderne la missione.
Tra le piccole aziende ha continuato a far parlare di sé RocketLab. L’azienda americana-neozelandese ha continuato a effettuare lanci di piccoli payload con il vettore Electron. Nel 2020 ci sono stati sette lanci, tra i quali, purtroppo, anche il primo fallimento dai tempi del primo lancio nel 2017. RocketLab non si è comunque fatta scoraggiare e ad agosto ha ripreso i lanci a pieno ritmo lanciando anche il suo primo satellite prodotto in casa e continuando a fare progressi sulla riutilizzabiltà del piccolo lanciatore, con i primi tentativi di un rientro controllato.
Dopo i successi degli anni precedenti e il trasferimento di Virgin Galactic nel nuovo quartier generale in New Mexico, il 2020 non ha portato i progressi sperati. I primi due voli dallo Spaceport America dello spazioplano suborbitale VSS Unity sono avvenuti a maggio e giugno, ma a dicembre la missione che avrebbe dovuto portare il secondo prototipo di SpaceShipTwo nuovamente nello spazio ha avuto alcuni problemi e il test è terminato prematuramente. Anno negativo anche per l’altra azienda spaziale di Richard Branson, Virgin Orbit. La prima missione del razzo aviolanciato LauncherOne, infatti, fallisce pochi secondi dopo il rilascio dall’aereo madre Cosmic Girl. Per fortuna il 2021 ha già visto il pronto riscatto con la prima missione di successo per questo piccolo lanciatore.
Anche la diretta concorrente Blue Origin, comunque, ha visto un 2020 abbastanza a rilento. C’è stato un solo nuovo test del New Shepard, il tredicesimo in totale e probabilmente l’ultimo per il terzo prototipo del sistema di lancio suborbitale. Il quarto prototipo, NS-4, ha esordito poi a gennaio 2021 ed è quello che dovrebbe trasportare astronauti nello spazio. Anche l’altra azienda di Jeff Bezos, la ben più famosa Amazon, ha prodotto news in ambito spaziale nel 2020. È stato infatti annunciato l’ottenimento della licenza per il lancio di una grande costellazione di satelliti per telecomunicazioni, denominata Kuiper, che entrerà probabilmente in concorrenza con Starlink di SpaceX.
Cattive notizie, invece, per un’altra azienda concorrente nel mercato della fornitura di servizi internet globali: OneWeb. La società britannica aveva lanciato una prima infornata di satelliti a febbraio, ma subito dopo ha dichiarato bancarotta ed è stata successivamente rilevata da un consorzio tra il governo britannico e la società indiana Bharti Global. Anche Bigelow Aerospace, spesso protagonista delle news sui privati nello spazio in passato, non sta attraversando acque molto tranquille in questo periodo ed il suo futuro resta piuttosto incerto.
La rassegna degli avvenimenti spaziali del 2020 continua nella terza ed ultima parte dell’articolo.
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