Dopo una spasmodica attesa e una lunga serie di test preliminari, poco fa si è concluso letteralmente con il botto il “salto” di prova del prototipo SN8 di Starship, il nuovo sistema di lancio di SpaceX. Frutto del gran lavoro degli ingegneri dell’azienda di Musk, la Starship è decollata alle 23:45 italiane dal centro sperimentale di Boca Chica, Texas. Il prototipo ha volato per circa sei minuti e quaranta secondi.
Anche se il “salto” si è concluso con un atterraggio durissimo che ne ha causato la distruzione, SN8 ha raggiunto senza dubbio molti degli obiettivi probabilmente attesi dai suoi costruttori (sebbene mai chiaramente annunciati in anticipo), tra i quali la raccolta di dati preziosi durante tutte le varie fasi del suo volo.
Prima di continuare con il nostro racconto, vale la pena gustarsi il video della diretta streaming di SpaceX, fino all’ultimo fatidico istante.
Da vari tweet pubblicati da Elon Musk negli scorsi giorni possiamo affermare che gli obiettivi di massima per il volo di SN8 erano:
- decollare con successo dalla rampa di Boca Chica spinto da 3 motori Raptor
- arrivare alla quota di 12,5 chilometri
- effettuare la manovra “backflip“, cioè perdere in modo controllato l’assetto verticale, spegnere i Raptor e disporsi in assetto planato con controllo aerodinamico di alette e sistema di razzetti ausiliari
- recuperare l’assetto verticale
- riaccendere il/i motori Raptor e compensare fino ad annullare il movimento orizzontale indotto dal volo planato
- ritornare verso la zona di atterraggio
- atterrare sulla piazzola predisposta
Di questi punti solo l’ultimo è stato mancato, probabilmente (visto anche il colore verdastro della fiamma) per un problema di alimentazione dei propellenti. Musk ha confermato tale ipotesi, rivelando via Twitter un problema di bassa pressione nel serbatoio del propellente (quello nel “naso” del prototipo).
Con riprese da altre angolazioni, che quasi sicuramente saranno diffuse nelle prossime ore anche dalle troupe di fan e youtuber presenti sul posto, sarà con ogni probabilità possibile analizzare meglio come sia stato gestito il momento apicale del volo, quando cioè è sembrato che lo spegnimento di due dei tre Raptor fosse stato programmato per gestire una fase librata, probabilmente utile a preparare al meglio la manovra di backflip.
SN8 è atterrato troppo duramente ed è esploso, ma il punto è che lo ha fatto esattamente sulla piazzola di atterraggio. Questo testimonia la già avanzata capacità di SpaceX di controllare il volo di un razzo completamente nuovo, che ha sì ereditato l’esperienza maturata con il software di controllo dal veterano Falcon 9, ma che ha una fase di volo orizzontale del tutto inedita e innovativa.
Non è chiaro, inoltre, se i tre Raptor abbiano funzionato come previsto nelle fasi finali della discesa, che è avvenuta con un solo Raptor in funzione ed è terminata con un RUD (Rapid unscheduled disassembly, “smontaggio” rapido non programmato 🙂 ).
In ogni caso, a dispetto della pirotecnica conclusione, quello raggiunto oggi da SpaceX rimane un primo, storico successo. Pochi si sarebbero aspettati che già al primo volo di un prototipo si sarebbero raggiunti tanti traguardi. Va chiarito subito infatti che quello cui abbiamo potuto assistere è una tecnica di atterraggio mai sperimentata prima da un razzo vettore, che peraltro ha visto in funzione una serie di sottosistemi fino ad oggi provati solo singolarmente o in forma statica.
SN8 è ormai distrutto, ma a Boca Chica i lavori sui prototipi continuano ininterrotti, e sono già arrivati alle fasi di produzione di SN15. Il prototipo SN9 appare ormai praticamente pronto, e siamo certi che nel giro di qualche settimana potremo assistere a un nuovo tentativo di “salto”, che speriamo sia coronato da pieno successo.
Come abbiamo spiegato in precedenza, il motivo stesso per il quale SpaceX sta assemblando tutti questi prototipi è proprio perché si aspettano di romperne tanti, in un processo iterativo dove migliorie e raffinamenti tecnici saranno apportati sulle Starship via via che la sperimentazione prosegue.